Concetti Chiave
- Il marxismo è un'ideologia che critica il capitalismo, proponendo la solidarietà e l'uguaglianza economica attraverso l'abolizione della proprietà privata.
- Marx distingue tra fase socialista e comunista: la prima con dittatura del proletariato e statalizzazione, la seconda caratterizzata dall'assenza di Stato e classi sociali.
- La Prima Internazionale, fondata da Marx, mirava a coordinare il movimento operaio europeo, mentre la Seconda Internazionale introdusse un dibattito tra socialismo riformista e rivoluzionario.
- Lenin sviluppa il concetto di partito come avanguardia del proletariato, sostenendo la necessità di una guida per la rivoluzione e l'uso della violenza per abbattere la borghesia.
- Il materialismo storico di Marx afferma che la struttura economica determina la sovrastruttura politica e culturale, con la dialettica come forza motrice della storia.
IL PENSIERO DETERMINA L’AZIONE
Indice
- Il pensiero di Marx e Lenin
- Origini e sviluppo del marxismo
- Manifesto del Partito Comunista
- Concezione materialistica della storia
- Rivoluzione e dittatura del proletariato
- Fase socialista e comunista
- Prima Internazionale e anarchismo
- Seconda Internazionale e leninismo
- Socialismo e comunismo nel XX secolo
- Simboli marxisti-leninisti
- Critica alla religione
- Manoscritti economico-filosofici di Marx
- Alienazione del lavoro
- Teoria del materialismo storico
- Materialismo dialettico e dialettica hegeliana
Il pensiero di Marx e Lenin
Karl Marx e Vladimir Ilic Uljanov, passato alla storia con il nome di Lenin, sono accomunati da una stessa ideologia: quella socialista rivoluzionaria.
La differenza tra i due sta nel fatto che il primo presenta le sue idee quasi esclusivamente su un piano teorico, mentre il secondo applica proprio queste idee a livello pratico. Ma del resto la cosa non deve stupire più di tanto perché, come affermava il filosofo tedesco Hegel, il pensiero determina l’azione.
MARXISMO
Origini e sviluppo del marxismo
Il marxismo è un’ideologia politica, sociale ed economica, nonchè una feroce critica al sistema capitalistico sviluppatosi con l’avvento della Seconda Rivoluzione industriale, che prende il nome dal filosofo socialista tedesco Karl Marx. Per comprendere meglio il pensiero marxista è necessario analizzare la nascita dell’ideologia socialista. In seguito alla diffusione del processo d'industrializzazione e alla crescita del proletariato di fabbrica inizia a svilupparsi sensibilità verso la questione sociale, ossia la questione dei lavoratori e del loro sfruttamento, al fine di migliorare le condizioni operaie. Il pensiero socialista si basa sul fatto che, per superare i mali del capitalismo industriale, causa del malessere degli operai, è necessario colpire i principi caratterizzanti la società borghese-capitalista come l’individualismo, la concorrenza e il profitto e sostituirli con i valori della solidarietà e dell’uguaglianza economica e sociale costruendo una nuova società con nuove Istituzioni politiche e nuove strutture economiche attraverso l’abolizione della proprietà privata.
Manifesto del Partito Comunista
Dopo il 1848, anno di pubblicazione del Manifesto del Partito Comunista ad opera di Karl Marx e Friedrich Engels, il socialismo inizia a distinguersi in socialismo utopistico e socialismo scientifico. Da una parte vi sono i sostenitori di un socialismo volto a migliorare le condizioni dei lavoratori attraverso modelli ideali ed astratti di nuove organizzazioni sociali, da realizzarsi con mezzi pacifici, e caratterizzate dalla comunione dei beni e dall’armonica convivenza fra gli uomini; dall’altra vi sono coloro che appoggiano le teorie socialiste di Marx ed Engels caratterizzate da un’ideologia ben organica e da una strategia politica precisa, inoltre questo nuovo tipo di socialismo unisce carica rivoluzionaria a un solido fondamento economico e filosofico.
Concezione materialistica della storia
Il Manifesto del Partito Comunista sostiene la concezione materialistica della storia secondo la quale la storia è determinata da fattori materiali e dunque le vere forze motrici non sono di natura spirituale ma di natura socio-economica, sono le condizioni di vita a determinare i processi storici e non gli ideali degli uomini; inoltre nel Manifesto si sostiene anche la concezione dialettica della storia secondo la quale sono le classi sociali le protagoniste delle vicende storiche, la storia di ogni società è storia di lotte di classe e ogni epoca ha visto classi dominanti e sfruttatrici e classi subalterne sfruttate. Secondo Marx lo scontro tra le classi sociali fa progredire la storia.
Rivoluzione e dittatura del proletariato
Per quanto riguarda lo Stato Marx ed Engels affermano che questo è espressione di una classe dominante e che ogni Stato ha conosciuto lotte di classe. Alla classe dominante appartengono coloro che possiedono i mezzi di produzione (miniere, banche, industrie, grandi proprietà terriere), coloro che non possiedono questi beni appartengono alle classi subalterne e sfruttate.
Per Marx è essenziale che gli appartenenti a una classe sociale acquistino la consapevolezza individuale e collettiva di avere la stessa condizione sociale e gli stessi ideali, solo in questo modo una classe sociale può diventare soggetto attivo. Marx ed Engels ricordano che anche la borghesia ha vissuto una fase rivoluzionaria: con la Rivoluzione francese ha conquistato il potere politico e socio-economico, ha introdotto l’uguaglianza giuridica e ha abbattuto le frontiere economiche fra gli Stati creando un unico mercato delle merci e del lavoro. La borghesia, creando la società borghese-capitalista, ha però dato vita al suo antagonista, il proletariato. Il sistema industriale fa crescere il proletariato a tal punto da ridurlo a una massa misera. Ribellandosi al sistema capitalistico il proletariato non ha nulla da perdere se non le proprie catene, è una classe rivoluzionaria poiché rappresenta la maggioranza della popolazione. Il proletariato, per avere la meglio sulla borghesia, deve però organizzarsi non solo all’interno dei singoli stati ma anche su scala sovranazionale. Una volta conquistato il potere con la rivoluzione sarà necessario abolire la proprietà privata dei mezzi di produzione e porre fine allo sfruttamento di classe, inoltre il proletariato dovrà instaurare una dittatura per contrastare i tentativi di reazione da parte della borghesia; gli strumenti di produzione saranno così nelle mani dello Stato, espressione della nuova classe dominante, ossia del proletariato. Nel Manifesto Marx ed Engels muovono una critica nei confronti del socialismo utopistico poiché i suoi assertori si illudevano che le condizioni di vita del proletariato sarebbero potute cambiare senza la lotta di classe e senza la conquista dello Stato. Nessuna classe dominante però cede volontariamente anche solo una parte del proprio potere e gli sfruttati devono ottenere il potere con la lotta di classe e con la rivoluzione.
FASE SOCIALISTA E FASE COMUNISTA
Fase socialista e comunista
Marx, all’interno del suo pensiero, fa una distinzione tra una fase socialista e una fase comunista. La fase socialista inizia dopo la rivoluzione del proletariato. In questa fase esiste lo Stato, quello socialista, espressione della classe dominante, il proletariato, mentre la borghesia ricopre adesso un ruolo subalterno. Questa fase è caratterizzata dalla dittatura del proletariato che durerà fin quando la borghesia non sarà più in grado di reagire; inoltre vi sarà la statalizzazione dei mezzi di produzione e l’abolizione della proprietà privata. Con l’abolizione della proprietà privata sarà realizzata l’uguaglianza economica in modo che non vi saranno più differenze economico-sociali fra cittadini. Tutti gli individui sono resi uguali economicamente. Durante la fase socialista non esisteranno le libertà civili e politiche poiché quello che conta è solo l’uguaglianza economica. La fase comunista ha inizio quando la borghesia sarà resa completamente innocua; in questa fase non esisterà più lo Stato e non ci saranno più le classi sociali; tutti gli uomini vivranno in armonia e in fratellanza e ogni individuo vivrà in fraterna collaborazione con gli altri individui.
PRIMA INTERNAZIONALE E ANARCHISMO
Prima Internazionale e anarchismo
Nel 1864 a Londra, per iniziativa di Marx, nasce l’Associazione Internazionale dei lavoratori conosciuta anche con il nome di Prima Internazionale. L’obiettivo è quello di coordinare l’azione dei lavoratori di tutta Europa e di definire una comune linea politica. Durante gli anni della Prima Internazionale (1864-1876) sorgono però dissensi tra Marx e l’anarchico russo Michail Bakunin. Per Bakunin è lo Stato a impedire la piena libertà e non i rapporti economici fondati sulla proprietà privata. Stato e religione sono lo strumento delle classi dominanti per mantenere il popolo in condizioni di inferiorità economica e intellettuale. L’obiettivo degli anarchici è quello di liberare le masse dall’influenza della religione e condurle all’assalto del potere statale per far crollare lo sfruttamento economico basato sulla proprietà privata e instaurare una società collettivista. Per Marx invece Stato e religione,ancor prima di essere strumenti delle classi dominanti, sono un prodotto della struttura economica.
Altra differenza tra Marx e Bakunin sta nell’individuare i protagonisti della rivoluzione: per il primo il vero protagonista va ricercato esclusivamente nel proletariato industriale, mentre Bakunin parla di masse diseredate senza distinzione tra contadini, operai e sottoproletari. Motivo di dissenso tra Marx e Bakunin è anche la questione delle elezioni: Marx infatti, pur non credendo in un cambiamento tramite elezioni, ritiene comunque utile creare partiti e partecipare alla vita politica mentre per Bakunin è utile solo l’insurrezione poiché gli anarchici vedono lo Stato e le sue istituzioni come strumento repressivo. I maggiori contrasti tra i due vanno ricercati però nelle questioni organizzative e non in quelle ideologiche. Marx crede che spetti agli organi dirigenti il compito di formulare obiettivi e strategia. Bakunin vede invece l’Internazionale come una federazione di organizzazioni locali, ciascuna con propri indirizzi politici. Nel 1872 gli anarchici vengono espulsi dall’Internazionale che si scioglie nel 1876.
SECONDA INTERNAZIONALE E LENINISMO
Seconda Internazionale e leninismo
Nel 1889 nasce la Seconda Internazionale con sede a Bruxelles per coordinare e dirigere i movimenti operai nazionali. Il programma rimane quello marxista ma numerosi sono i sostenitori della via delle riforme a favore dei lavoratori. Iniziano dunque a convivere due differenti tipi di socialismo: quello riformista e quello rivoluzionario. Tra le due prevale la linea riformista: gli obiettivi rivoluzionari vengono proiettati in un futuro lontano e passa in primo piano una serie di mete da raggiungere in breve: giornata lavorativa di otto ore; leggi di tutela per il lavoro nelle fabbriche; assicurazioni sociali per l’invalidità, per la vecchiaia e per gli infortuni sul lavoro; assistenza medica gratuita e suffragio universale maschile. La Seconda Internazionale si scioglie con l’avvento della Prima Guerra Mondiale contro la quale si esprimono i socialisti poiché i proletari non devono battersi tra di loro ma unirsi contro il vero nemico: la borghesia.
All’interno della Seconda Internazionale emerge la figura di Lenin che contesta i teorici della spontaneità rivoluzionaria secondo cui la rivoluzione sarebbe stato un atto spontaneo. Per Lenin il proletario da solo giunge solo a rivendicazioni e non alla rivoluzione. Per abbattere la borghesia il proletariato necessita di una guida che deve essere affidata ad un reparto scelto di uomini la cui professione è l’azione rivoluzionaria. Questo reparto di rivoluzionari è il partito, avanguardia del proletariato. La dottrina ufficiale del partito è l’ideologia marxista che non va mai criticata in quanto ogni allontanamento da essa implica un rafforzamento di quella borghese. Anche per Lenin, come per Marx, la borghesia ha, per mezzo dello Stato, il totale controllo economico e culturale sul proletariato che non ha né mezzi economici, né cultura, né organizzazione politica e ha dunque bisogno del partito.
Per Lenin il proletariato deve necessariamente fare uso della violenza; la borghesia infatti non cederebbe mai il suo potere pacificamente. Una volta instaurata la dittatura del proletariato anche questa dovrà fare uso della forza contro la borghesia. La differenza con il passato è evidente poiché ogni Stato precedente ha esercitato violenza a favore di una minoranza di ricchi; lo Stato proletario agirà invece per tutelare i lavoratori, cioè la maggioranza della popolazione. Per questo motivo Lenin afferma che la dittatura del proletariato è in realtà una “democrazia”, poiché il governo agisce a favore della maggioranza della popolazione, i lavoratori.
Anche Lenin, come Marx ed Engels, è convinto che, abbattuta definitivamente ogni capacità di reazione da parte della borghesia, lo Stato si sarebbe estinto così come le classi sociali. In una delle sue opere dal titolo Che fare? Lenin avverte i militanti che l’ideologia socialista non morirà mai perché è molto più di una semplice dottrina politica in quanto è un’ideologia che coinvolge pienamente e positivamente l’animo umano: è un’ideologia che rivoluziona la persona e la persona è portata a rivoluzionare la società. Sempre nella stessa opera Lenin afferma che la lotta politica deve essere prioritaria rispetto alle rivendicazioni salariali in quanto le conquiste sindacali, care ai socialisti riformisti, illudono le masse popolari perché migliorano le condizioni di vita degli operai ma non trasformano la società perché non aboliscono la proprietà privata e non eliminano le cause dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo; è necessaria dunque una rivoluzione per abolire la proprietà privata, vero obiettivo dei socialisti rivoluzionari.
SOCIALISMO E COMUNISMO
Socialismo e comunismo nel XX secolo
I termini “socialismo” e “comunismo” si riferiscono oggi a due tendenze politiche differenti, ma nell’Ottocento erano usati indifferentemente per indicare movimenti volti a un radicale mutamento della società da raggiungere con l’abolizione della proprietà privata e la statalizzazione dei mezzi di produzione. Dopo la Rivoluzione russa del 1917, si inizia a distinguere il socialismo dal comunismo: continuano a chiamarsi socialisti i partiti che, accettando la democrazia, le elezioni e di fatto la proprietà privata e la società borghese, abbandonano le strategie rivoluzionarie che puntano esclusivamente sulla Rivoluzione; mentre i partiti che si ispirano all’esperienza della Rivoluzione d’ottobre e all’ideologia di Lenin prendono il nome di comunisti.
SIMBOLI MARXISTI-LENINISTI
Simboli marxisti-leninisti
Il colore che rappresenta l’ideologia marxista-leninista è il rosso. Il motivo della sua adozione risale al periodo della Rivoluzione francese durante la quale un soldato innalzava una bandiera rossa per segnalare agli altri soldati l’ordine di stare attenti e di prepararsi a intervenire sulla folla in occasione dei tumulti popolari. Il popolo si appropria poi di questo colore che inizia a comparire durante alcune manifestazioni popolari degli operai francesi. Nella seconda metà dell’Ottocento il colore rosso iniziò ad indicare l’ideologia socialista. I simboli di falce e martello, rappresentanti del mondo dei contadini, degli operai e dei lavoratori in generale, sono comparsi all’interno della bandiera rossa durante la Rivoluzione d’ottobre del 1917 per volere di Lenin. Il successo di questa Rivoluzione contribuì alla fama di questi simboli. Il termine utilizzato da socialisti e comunisti per chiamarsi tra di loro è “compagno”. Tale termine ha il significato etimologico di “mangiare insieme”, “dividere lo stesso pane” secondo l’origine latina, risalendo al greco antico il termine assume invece il significato di “colui che marcia insieme ad altri”.
CRITICA ALLA RELIGIONE
Critica alla religione
All’interno dell’ideologia marxista, come già accennato in precedenza, è presente una critica alla religione. Per Marx la religione è il prodotto di un’umanità sofferente a causa delle ingiustizie socio-economiche frutto dell’esistenza della proprietà privata. L’uomo si illude dunque di trovare nell’aldilà ciò che sulla terra gli viene negato, si illude dell’esistenza di una vera giustizia in cui tutti gli uomini potranno vivere beati e saranno tutti uguali davanti a Dio. La religione è dunque espressione di un malessere sociale, è critica, anche se inefficace, nei confronti di una realtà ingiusta. L’origine della religione è di natura socio-economica; le classi dirigenti si sono appropriate di essa per tenere in condizione di subalternità culturale le masse popolari. Tramite la rivoluzione del proletariato bisogna distruggere l’ingiusta realtà economica fondata sulla proprietà privata e sulla disuguaglianza sociale per sradicare la religione dalle coscienze degli uomini. Con lo Stato socialista e l’uguaglianza economica scomparirà la religione poiché il mondo ingiusto è stato distrutto.
MANOSCRITTI ECONOMICO-FILOSOFICI
Manoscritti economico-filosofici di Marx
Manoscritti economico-filosofici è il titolo con il quale viene pubblicata una parte degli appunti di Marx che contengono riflessioni sull’economia capitalista, sull’alienazione del lavoro salariato degli operai e sul ruolo del socialismo per porre termine a tale alienazione. Marx sostiene che, per effetto del nuovo sistema industriale, la società tende a scindersi in due sole classi fondamentali: capitalisti e lavoratori; la classe dei capitalisti si arricchisce sempre di più, l’altra si immiserisce. Inoltre Marx afferma che il salario retribuito al proletario non corrisponde al valore effettivamente prodotto dall’operaio con il lavoro ma è determinato da rapporti di forza tra il capitalista e il lavoratore e tende al minimo necessario per la sussistenza di quest’ultimo.
ALIENAZIONE DEL LAVORO
Alienazione del lavoro
Per Marx il lavoro dovrebbe permettere all’uomo di realizzarsi; attraverso il lavoro l’uomo si realizza come essere razionale capace di pensare, progettare e di godere di ciò che produce. Tuttavia Marx nell’attuale società capitalista vede solo uomini alienati, privi di dignità a causa dell’alienazione del lavoro che non viene compiuto per il bisogno di realizzare la propria umanità, le proprie idee o progetti, ma per sopravvivere. Il lavoro è reso costrittivo dalla proprietà privata. All’operaio vengono sottratte le materie prime, gli strumenti di lavoro e il prodotto del proprio lavoro e viene perciò privato della sua creatività ed umanità; il lavoro è esterno all’operaio, non gli appartiene ed è per questo alienante. L’operaio è solo una merce nelle mani dell’industriale che acquista la forza-lavoro del lavoratore.Tale forza-lavoro è pagata dal capitalista con una cifra tale da garantire il necessario per la sussistenza dell’operaio e della sua famiglia.
Da questo rapporto di lavoro deriva la teoria del plus-valore dimostrata nell’opera Il Capitale. Per Marx anche la forza-lavoro del proletario è una merce. L’imprenditore però retribuisce all’operaio solo una parte della sua forza-lavoro e dunque il proletario “regala” al capitalista alcune ore in più del suo operato che costituiscono il plus-lavoro. Il plus-valore deriva perciò dal plus-lavoro e dal plus-valore deriva gran parte del profitto dell’imprenditore. Da questo rapporto lavorativo deriva l’alienazione del lavoro che è causa dell’alienazione politica e religiosa. L’alienazione dell’uomo è solo una fase dello sviluppo storico, fase che terminerà con la rivoluzione volta all’abolizione della proprietà privata che condiziona i rapporti dell’uomo con l’uomo. La lotta contro il capitalismo e la sua disumanizzazione ha lo scopo di liberare l’uomo dalla degradazione e dall’asservimento.
MATERIALISMO STORICO
Teoria del materialismo storico
Il materialismo storico è la teoria secondo la quale la struttura economica determina la sovrastruttura politica, giuridica e culturale. I rapporti economici costituiscono la struttura economica della società su cui si eleva la sovrastruttura politica (Stato, governo, parlamento), giuridica (polizia,magistratura) e culturale (scuole, università, accademie, concezioni religiose…). Nella società capitalista la struttura economica è caratterizzata dall’esistenza della proprietà privata, del libero commercio e del libero mercato. Nella società socialista la struttura economica è caratterizzata dall’abolizione della proprietà privata e dalla statalizzazione dei mezzi di produzione.
MATERIALISMO DIALETTICO
Materialismo dialettico e dialettica hegeliana
Il materialismo dialettico ha le sue radici nel sistema hegeliano. La dialettica hegeliana permette a Marx di comprendere il movimento reale della storia. Ogni realtà storica genera al suo interno delle contraddizioni che portano al suo superamento: la borghesia(antitesi) nasce all’interno della società feudale dell’Antico Regime dove la classe dirigente è la nobiltà(tesi); proprio la borghesia ha eliminato la nobiltà come classe dirigente con la rivoluzione francese e ha dato inizio al moderno capitalismo industriale; la borghesia non può prosperare senza il proletariato(sintesi) che con la rivoluzione abbatterà la borghesia e diventerà classe dirigente. La dialettica è la legge di sviluppo della realtà storica ed esprime l’inevitabilità del passaggio dalla società nobiliare a quella borghese-capitalista e infine a quella proletario-socialista.
Domande da interrogazione
- Qual è la differenza principale tra il pensiero di Marx e quello di Lenin?
- Come si distingue il socialismo scientifico dal socialismo utopistico secondo Marx ed Engels?
- Qual è il ruolo del proletariato nella teoria marxista?
- Quali sono le fasi del processo rivoluzionario secondo Marx?
- Come si differenziano le visioni di Marx e Bakunin riguardo allo Stato e alla rivoluzione?
La differenza principale è che Marx si concentra principalmente su un piano teorico, mentre Lenin applica queste idee a livello pratico, seguendo il principio che il pensiero determina l'azione.
Il socialismo scientifico, sostenuto da Marx ed Engels, è caratterizzato da un'ideologia organica e una strategia politica precisa, mentre il socialismo utopistico si basa su modelli ideali e astratti di nuove organizzazioni sociali da realizzare con mezzi pacifici.
Nella teoria marxista, il proletariato è visto come una classe rivoluzionaria che rappresenta la maggioranza della popolazione e deve organizzarsi per abbattere la borghesia e instaurare una dittatura del proletariato per porre fine allo sfruttamento di classe.
Secondo Marx, ci sono due fasi: la fase socialista, caratterizzata dalla dittatura del proletariato e dall'abolizione della proprietà privata, e la fase comunista, in cui lo Stato e le classi sociali scompaiono, portando a una società di armonia e fratellanza.
Marx vede lo Stato come un prodotto della struttura economica e ritiene che il proletariato debba organizzarsi politicamente, mentre Bakunin considera lo Stato e la religione strumenti delle classi dominanti e sostiene l'insurrezione come unico mezzo per liberare le masse.