Concetti Chiave
- Feuerbach sees religion as a human creation stemming from human misery, leading to alienation, while Marx views it as an opiate that hinders social justice.
- Marx's concept of alienation differs from Feuerbach's; it arises from socio-economic conditions, depriving workers of humanity and their labor's fruits.
- The Communist Manifesto by Marx and Engels outlines the historical role of the bourgeoisie and advocates for proletariat-led societal change.
- Marxism, rooted in materialist dialectics, lacks practical directives for future societies, focusing instead on critical analysis of existing structures.
- Marx interprets history as a material process driven by socio-economic forces, contrasting with Hegel's spiritual movement theory.
Indice
- L'essere religioso per Feuerbach e Marx
- Elementi di riflessione di Feuerbach in Marx e differenze
- Il Manifesto del Partito Comunista: scopo e temi
- Dottrina del marxismo
- Differenze Stato per Marx ed Hegel
- La storia come processo materiale
- Rapporto struttura/sovrastruttura
- Il Capitale
- Feticismo delle merci
- Caduta tendenziale del saggio di profitto
- Rivoluzione del proletariato
- Sviluppi del Novecento
- Marxismo in Russia
- Maestri del sospetto
- Intellettuale organico per Gramsci
- Carl Schmitt
- Hannah Arendt
- Opere
- The human condition(1958)
- La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme (1963)
L'essere religioso per Feuerbach e Marx
L’essere umano a cui pensa Feuerbach è la sua materialità naturale. L’uomo è ciò che mangia. La religione è una creatura umana che nasce dalla miseria della condizione umana e che appare come un modo per superare con la fantasia i limiti dell’individuo nella realtà. Ma secondo Feuerbach il superamento dei limiti individuali si compie non in Dio ma nel genere umano. L’uomo ha proiettato in modo illusorio le propria essenza, qualità e perfezioni oggettivandole, in un’entità fantastica, Dio, a cui si sottomette anche i modi umilianti. Tanto più l’uomo pone in Dio, tanto più toglie a se stesso. La religione risulta essere una forma di alienazione, una patologia. La cura a questo è l’ateismo che riporta l’uomo alla sua dimensione originaria senza mortificarlo. Marx riprende l’analisi di Feuerbach sulla religione, che definisce come oppio dei popoli, ovvero il mezzo fuorviante che disinnesca il giusto spirito di rivalsa e giustizia che gli oppressi hanno nei confronti degli oppressori tramite promesse illusorie di un’aldilà paradisiaco a costo di un inferno presente. La religione fornisce spiegazioni di ciò che accade giustificandole senza possibilità di rivalsa.
Elementi di riflessione di Feuerbach in Marx e differenze
Nella “Tesi su Feuerbach” Marx evidenzia l’importanza di operare concretamente (praxis). L’uomo concreto di cui parla Feuerbach era un uomo astorico e in quanto tale era astratto. Per Marx l’uomo vive in una dimensione concreta, ovvero in un rapporto sociale con gli altri, è così infatti che vengono messe alla luce le problematiche da risolvere. Per Marx l’uomo vive in una condizione alienata non perché proietta le sue facoltà in Dio, ma in quanto inserito in un contesto socio-economico che lo priva della sua umanità e del frutto del suo lavoro. Per alienazione Marx fa riferimento alla condizione in cui vive il proletariato nella società capitalistica borghese. Il lavoratore è alienato rispetto al prodotto (produce un oggetto che non gli appartiene), rispetto alla sua stessa attività (il suo lavoro è strumento per fini estranei a se, il profitto del capitalista), rispetto alla sua stessa essenza (wesen: essere libero, il suo lavoro è invece ripetitivo e limitante) e rispetto al prossimo (il rapporto con l’umanità è conflittuale, perché “l’altro” assume i caratteri del capitalista, che è un nemico perché lo sfrutta). La disalienazione si ottiene dunque non attraverso l’ateismo (Feuerbach) ma attraverso il superamento del regime della proprietà privata e attraverso l’adesione al comunismo.
Il Manifesto del Partito Comunista: scopo e temi
Marx e Engels scrivono il Manifesto del partito comunista tra il 1847-48 su richiesta della lega comunista di Londra con il proposito di fornire un programma politico alla lega stessa. Nella prima parte del manifesto viene analizzata la funzione storica della borghesia mettendone alla luce limiti e meriti. La borghesia ha avuto una funzione rivoluzionaria (ha modificato il modo di produzione di un’epoca), ma ha costituzionalmente una natura dinamica, non può esistere senza rivoluzionare continuamente i mezzi di produzione e i rapporti sociali, dunque è l’origine della sua stessa fine. Le moderne forze produttive sono sempre più sociali, si creano così le condizioni affinché si realizzi una lotta di classe messa in campo dal proletariato contro i capitalisti. Questa lotta di classe ha un’accezione/valenza internazionale, infatti i proletari vivono le stesse condizioni di sfruttamento in tutto il mondo. Secondo Marx è giunto il momento che la borghesia lasci il posto al proletariato che diventerà così la nuova classe dominante. Compie in seguito una disamina delle idee socialiste che erano state delineate prima di lui, sostenendo che fossero molto lontane dalla verità a differenza del suo socialismo scientifico che si fonda su un’analisi spregiudicata della realtà analizzata dal punto di vista materiale.
Dottrina del marxismo
Per marxismo si intende la corrente di pensiero che si è sviluppata a partire dalla riflessione di Engels e Marx, e che ha avuto un impatto a livello storico-politico su una realtà in rapida evoluzione e uno a livello filosofico portando allo sviluppo di diverse correnti di pensiero. Engels ha riconosciuto a Marx il maggior merito della dottrina, ma il suo contributo è stato decisivo dal punto di vista pratico, nell’impegno per organizzare il movimento operaio, e teorico, nell’elaborazione del materialismo dialettico (teoria fondata sul metodo dialettico di Hegel e applicata in chiave materialista sulla storia). Negli scritti di Marx sono praticamente assenti indicazioni pratiche e direttive politiche su come edificare la società del futuro. Per questo motivo, eccetto le previsioni sul crollo del capitalismo, il suo pensiero si enuncia come una capacità critica. La quasi totale assenza di una riflessione pragmatica ha permesso che si realizzassero i programmi politici più disparati.↪ il corso degli eventi ha smentito la maggior parte delle previsioni di Marx. Il capitalismo ha mostrato infatti di aver arginato il pericolo della crisi economica dovuta alla sovrapproduzione ricercando nuovi mercati attraverso il colonialismo
Differenze Stato per Marx ed Hegel
Marx è sicuramente influenzato dall’impianto dialettico di Hegel, ma si distacca da questo rilanciando la figura dell’uomo nella sua concretezza, l’uomo è sempre immerso in un contesto sociale. Secondo Marx lo stato è lo strumento attraverso il quale la classe economicamente dominante esercita il potere difendendo i propri interessi (è determinato dalle dinamiche economiche). Secondo Hegel invece è il contrario, è lo stato che determina il tipo di società civile, luogo dell’economia. La storia per Hegel inizia con il sorgere dello stato.Marx rifiuta la giustificazione della realtà secondo un’analisi di necessità razionale (procedimento definito misticismo logico). Secondo questa analisi le istituzioni anziché comparire per quello che sono appaiono come personificazioni di una realtà spirituale nascosta dentro di loro. L’esito è quello del capovolgimento dell’idealismo tra concreto e astratto, tra soggetto e predicato.
La storia come processo materiale
Tra il 1845-46 insieme a Engels, Marx scrive L’ideologia tedesca che contiene la prima formulazione del materialismo storico. Marx sostiene che la storia non sia, come sosteneva Hegel, il movimento dello spirito, ma un processo materiale fondato sulla dialettica bisogno-soddisfacimento, che risponde alle leggi della natura in modo quasi meccanicistico. La storia è determinata dall’uomo, è un processo dialettico mosso dallo sviluppo delle forze produttive (le forze motrici della storia sono socio-economiche). Gli uomini, i quali vivono e producono in una data società, si trovano a muoversi entro rapporti sociali. Questa dinamica determina i vari tipi di economia. Ci sono molte forme di economia che si susseguono nel tempo e ogni singola modalità economica viene definita modo di produzione di un’epoca ed è l’insieme delle forze produttive (forza lavoro, mezzi di produzione, conoscenze tecniche scientifiche) e rapporti di produzione. Fin tanto che i rapporti di produzione agevolano e non ostacolano le forze produttive non ci sono mutamenti, ma nel momento in cui i rapporti di produzione costituiscono un ostacolo per le forze produttive si avvierà una trasformazione in modo dialettico.
Rapporto struttura/sovrastruttura
Marx è convinto che la struttura portante di un’epoca, e quindi di ogni epoca sia caratterizzata dall’economia, cioè dai rapporti di produzione di quell’epoca (scheletro economico della società). Su questa struttura si erge una sovrastruttura, ovvero i rapporti giuridici e politici, le dottrine etiche, artistiche, religiose, filosofiche... La sovrastruttura è l’espressione più o meno diretta dei rapporti che definiscono una certa socialità storica.
Il Capitale
All’interno dell’opera Marx analizza le problematiche economiche della società moderna e cerca di proporre delle possibili soluzioni, cercando di dimostrare che l’economia capitalista non sia un dogma. Mette in luce i meccanismi dell’economia della società borghese per svelare la legge economica del movimento della società moderna. Gli economisti classici che avevano già delineato questi elementi ritenevano di trattare un'economia universale, secondo Marx invece era solamente quella capitalista. Analizza così i grandi teorici dell’economia classica, da Smith a Ricardo, nella convinzione che non esistano leggi universali dell’economia (in quanto ogni formazione sociale ha le proprie caratteristiche e leggi storiche). Ritiene che debba essere applicato il metodo dialettico di Hegel sull’economia. La società borghese ha in sé delle contraddizioni strutturali che minano alla sua solidità. La caratteristica specifica del modo di produzione borghese che si contraddistingue da quello precedente è la produzione generalizzata delle merci, ovvero per il capitalista non è importante la tipologia del prodotto purché esso porti ad un profitto. La merce è caratterizzata da un valore d’uso e da un valore di scambio, che si identifica con la quantità di lavoro socialmente necessario a produrla. Il lavoro risulta dunque essere sempre più sociale.
Feticismo delle merci
E' il fenomeno tipico dell’economia monetaria, e di quella capitalistica in partic., che considera le merci come il mezzo che permette ad un capitale finito di ottenere il plusvalore, senza considerare che questi sono il frutto dell’attività umana. Il plusvalore deriva dal pluslavoro dell’operaio, perché nasce in relazione ai salari, che Marx definisce il capitale variabile. Il saggio di profitto scaturisce dal rapporto tra il plusvalore e la somma del capitale variabile e costante.
Caduta tendenziale del saggio di profitto
Nelle prime fasi della produzione industriale il capitalista cerca di aumentare la produttività. La svolta avviene con l’industria meccanizzata (perché le macchine non hanno bisogno di tempi morti) che aumenta la produttività fino a generare cicli di sovrapproduzione. Vi è infatti una quantità di merce superiore a quella richiesta. Questo causa grande concorrenza sul mercato e i capitalisti investono sui macchinari per abbassare i costi di produzione e quindi porre i beni sul mercato ad un minor prezzo. Aumenta il capitale costante e si assiste alla caduta tendenziale del saggio di profitto ( il rapporto tra il plusvalore e il capitale anticipato, ovvero salari e costi dei macchinari, delle materie prime ecc.), da cui si salveranno solo i capitalisti più ricchi.
Rivoluzione del proletariato
Con la caduta tendenziale del saggio di profitto si assisterà ad una progressiva proletarizzazione. La società si riassume in 2 classi antagoniste, quella dei grandi capitalisti (numericamente sempre più ridotti) e la classe dei proletari (numericamente sempre più ampia). Si realizzerà così un contrasto tra forze sempre più sociali e rapporti di produzione e proprietà di carattere privatistico, che saranno alla base della rivoluzione proletaria. La rivoluzione comunista abbatterà ogni forma di proprietà privata e di divisione del lavoro e quindi del dominio di una classe sull’altra. Il mezzo per giungere a questo è la socializzazione dei mezzi di produzione, che mette fine al fenomeno del plusvalore e dello sfruttamento di classe.↪ Quando il proletariato si renderà conto di essere economicamente dominante, raggiungendo dunque la coscienza di classe, si impadronirà del potere politico per imporre i propri interessi legittimamente (in quanto della maggioranza) giungendo così alla dittatura del proletariato.
↪Una volta apportato il cambiamento sociale non ci sarà più la distinzione in classi sociali, si verrà a formare una società di uguali che si autogoverna (lo stato non sarà più necessario perchè non ci sarà una classe economicamente dominante)
Sviluppi del Novecento
Marx ha avuto un grande seguito diffondendosi all’interno di nuove formazioni sociali quali i partiti e i sindacati socialisti.↪ i partiti socialisti in Europa si svilupparono a partire dalla SPD fondata nel 1875 a Gotha, Germania, per poi diffondersi in Italia, Francia e Inghilterra tra gli anni ‘80 e ‘90. Questi erano caratterizzati da una componente di matrice marxista + socialismo utopistico.
Dal punto di vista politico il marxismo esprime la sua azione attraverso il movimento dell’internazionale dei lavoratori (1864), caratterizzato da due anime, una più rivoluzionaria e una riformista. Durante la Seconda Internazionale (1889), guidata dalla SPD, vennero espulsi gli anarchici e i revisionisti non considerati marxisti.
Gli anarchici negavano la legittimità dello stato rifiutando qualsiasi autorità, mentre secondo Marx solo impossessandosi dello stato era possibile cambiare la società capitalista
i revisionisti rappresentati da Bernstein propongono di abbandonare l’idea della rivoluzione in favore di una politica di riforme. Adottano la linea di Kautsky il quale riteneva che il potere politico dovesse essere acquisito attraverso un metodo democratico. Questo implica che il partito è ampio, caratterizzato da svariati schieramenti e quindi luogo di dibattito. Per ottenere questo seguito propongono di attuare riforme volte a mostrare ciò che il partito sarebbe in grado di mettere in atto una volta al potere. Secondo i massimalisti invece, accontentando i proletari senza una rivoluzione, si sarebbe smorzata la forza in loro dirompente, necessaria per portare al potere il partito.
↪ secondo Marx il marxismo troverà una sua prima realizzazione politica nella comune di Parigi del 1871 (secondo Bakunin era più vicina a esperienze anarchiche). Troverà uno sviluppo concreto nel socialismo reale, a partire dal 1917 in Russia e poi con il modello sovietico anche in altre realtà.
↪ Nel 1903 si riunì in clandestino il partito socialista nato in Russia (qui a causa delle imposizioni dello zar era illegale). In questo contesto si interrogarono su come organizzarsi per ribellarsi al potere zarista e emersero due anime, una più moderata che proponeva di attuare delle trasformazioni attraverso riforme (partito di massa), guidata da Martov, e una più violenta guidata da Lenin (Vladimir Ilyich Ulyanov), il quale riteneva fosse necessario attuare il piano di Marx rispetto al colpo di stato. Sosteneva che per fare ciò un partito di massa sarebbe risultato dannoso, dal mondo contadino non si sarebbe mai sviluppato un movimento unitario perché i contadini erano sparsi nel vasto territorio russo. Era invece necessario un partito ristretto e compatto, costituito da un’avanguardia rivoluzionaria di tecnici che avrebbe avuto il compito di individuare i tempi e i modi della rivoluzione, rappresentando gli interessi del proletariato (portavoce della maggioranza che non sa che cosa vuole). Per velocizzare questo processo bisogna aiutare lo sviluppo della coscienza di classe. Introduce così un elemento volontaristico (concretezza della teoria politica e del partito d’azione) e aderisce al materialismo dialettico.
↪ La posizione di Lenin emerse dalle votazioni come maggioritaria, che in russo si dice bolscevico, mentre quella di Mirtov come minoritaria, in russo menscevico. Il socialismo marxista si sviluppò in Russia in seguito alle rivoluzioni. I bolscevichi potevano arrendersi e posticipare i loro piani ma decisero di invalidare i risultati dell’elezione per continuare la rivoluzione.
Il marxismo si distingue in sovietico e occidentale. Il marxismo sovietico attraverso la dottrina Diamat riprende il concetto di materialismo dialettico come legge di sviluppo universale tanto della natura quanto della storia (processi storici predeterminati dai rapporti economici)
Il marxismo occidentale si sviluppa a partire dalla scoperta dei “Manoscritti economico-filosofici del 1844” e “L’ideologia tedesca” da cui emerge il pensiero umanista di Marx che stride con il marxismo sovietico. Viene inteso come coscienza, filosofia e critica della realtà
↪ il marxismo occidentale si differenzia
nel riconoscimento della portata filosofica del marxismo (di maggiore rilievo in quello occidentale),
nella concezione del materialismo dialettico in quanto il m.occidentale tende a limitarne la validità. Ritiene infatti che le leggi meccanicistiche non siano applicabili alla storia e alla società perché quest’ultime sono fatte dagli uomini che seguono una linea di tendenza ma sono imprevedibili.
nella concezione del rapporto tra struttura e sovrastruttura, inteso non più come dipendenza e subordinazione dell’elemento ideale a quello materiale, ma come reciproca interazione
Marxismo in Russia
Tra coloro che contribuirono maggiormente alla diffusione del marxismo in Russia vi sonoPlechanov fu uno dei fondatori del partito operaio socialdemocratico russo. Inizialmente aderì al movimento populista, promotore di una politica che sosteneva fosse necessaria una rivoluzione contadina contro il sistema feudale per abbattere il potere zarista e affermare il socialismo. In seguito ad una riflessione più approfondita del materialismo storico, sostenne invece che era impossibile instaurare la società socialista senza che prima si avverasse la fase capitalistica borghese, vede dunque nella borghesia una forza rivoluzionaria che precede il comunismo
Lenin (guarda sopra)
Maestri del sospetto
Marcuse, all’interno della scuola di Francoforte, aveva analizzato la società e le dinamiche del capitalismo servendosi dei principi di Marx supportati dalle riflessioni di Freud. Secondo Marcuse, entrambi avevano distrutto le certezze di una certa visione ideologica come aveva fatto Nietzsche nella cosiddetta demistificazione dell’ideologia (tutt’ora valida).↪ da Marcuse in poi si fa riferimento a questi tre filosofi come i maestri del sospetto
Marx ha gettato il sospetto sulla preminenza (superiorità indiscussa) della realtà spirituale nelle dinamiche umane e sociali, sostenendo che la struttura fosse di matrice materiale, economica
Nietzsche ha insinuato il sospetto sull’assolutezza dei valori individuandone una matrice umana, troppo umana. Ritiene infatti che ciò che consideriamo un valore divino ha in realtà una matrice umana. Elabora con la geneologia della morale le implicazioni dell’assenza di qualsiasi dio e le conseguenze sulla moralità. Sostiene che la religione attraverso i sacerdoti, per spirito di vendetta, ha affermato dei disvalori che si oppongono alle virtù dell’uomo pre-classico.
Freud ha insinuato il sospetto nell’interpretazione dell’uomo (psicoanalisi). Intende infatti l’inconscio non come una coscienza nascosta, ma come un “luogo” i cui contenuti e meccanismi ci sono ignoti ma hanno una forza tale da condizionare la vita conscia. L’uomo si trova in una condizione di normalità, in cui è in grado di fare e godere, finché c’è un equilibrio tra conscio e inconscio (di per sé precario). A causa di un eccesso di energie negative si giunge alla Nevrosi in cui non è più possibile mantenere l’equilibrio. Vi è una lotta costante tra principio di realtà (che porta l’uomo a essere moderato e paziente) e il principio del piacere (che vorrebbe tutto subito). A causa di questi siamo tutti potenziali nevrotici.
Intellettuale organico per Gramsci
Ogni classe produce gli intellettuali organici, che si configurano come la guida morale che elabora il sistema di valori e credenze in cui una determinata classe si riconosce (svolgono una funzione conservatrice). La loro funzione è essenziale secondo Gramsci nella costruzione dell'egemonia culturale, che deve essere raggiunta per acquisire il potere politico. L’egemonia culturale si realizza diffondendo i nuovi valori attraverso la scuola, la Chiesa, le organizzazioni e la comunicazione, nella speranza che diventino universali. Vi è un altro gruppo di intellettuali, quelli per eccellenza definiti “più propriamente organici”, che sono legati al partito comunista perché rappresentano la totalità delle aspirazioni della classe lavorativa.
Carl Schmitt
Fu coinvolto nel regime nazista fino a quando non fu estromesso a metà degli anni ‘30.È il teorico del decisionismo e della fondazione politica sul conflitto.
↪ La sua visione politica si contrappone a quella di Kelsen, il più noto teorico liberale della democrazia parlamentare che riconosce la sovranità ad una norma universale. Al contrario Schmitt (Teologia politica) ritiene che la sovranità risiede nella decisione che la pone in essere, non risiede nella legge ma in chi la istituisce. È sovrano chi decide sullo stato di eccezione. Infatti, se fosse come riteneva Kelsen, in una situazione di eccezione in cui non c’è una norma adatta, la sovranità sparirebbe, ma questo non è possibile.
Nell’opera Il concetto di politico cerca di definire l’essenza della politica procedendo per analogia alla morale (distinzione tra buono e cattivo), all’estetica (distinzione tra bello e brutto) e all’economia (distinzione tra redditizio e non). La politica risulta definita come la distinzione tra amico e nemico (freund-feind). Secondo Schmitt chi si riconosce in valori, principi e esigenze comuni è amico in senso pubblico e sente il bisogno di unirsi per la difesa di quegli interessi (freund), mentre chi non si riconosce è nemico (feind). Dato che ogni raggruppamento politico nasce in antitesi con un altro, la guerra è connaturata alla politica. Secondo Schmitt non ci può essere divisione all’interno di uno stato, dunque ci vuole un fuhrer che incarni l’unità di un popolo. Il fuhrerprinzip è il principio in base al quale è necessario che ci sia un fuhrer, il custode della costituzione (la costituzione indica la struttura identificativa di un popolo). Il custode deve essere eletto dal popolo con un plebiscito.
↪ Schmitt rivela essere contrario al parlamentarismo in quanto il parlamento è causa di conflitti interni allo stato. Il parlamento infatti non è in grado di rappresentare la volontà del popolo, è la negazione dell’unità politica perché si è ridotto ad un luogo in cui si scontrano dei partiti che difendono posizioni di parte. Questo principio giustifica il motivo per cui uno stato totalitario rifiuta il dissidio e lo respinge. Lo stato totale invece assorbe l’energia che va dispersa nei vari orientamenti. Il legame diretto tra il popolo e il suo presidente conferisce legittimità, unità e potere decisionale. Le leggi vengono poi sostituite con decretazioni d'urgenza cosicché il mandato del custode diventi totale. Il parlamentarismo fa scaturire ragionamenti liberali a cui Schmitt si oppone in quanto il focus deve essere sullo stato e non sull’individuo.
Hannah Arendt
Nacque nel 1906 a Hannover, Germania. Intraprese gli studi di filosofia e in questo percorso ebbe come maestri Heidegger, Husserl e Jaspers. Fu costretta ad abbandonare la Germania per motivi politici, in quanto di origine ebrea, quando salì al potere Hitler. Nel 1933 si trasferì nel Sud della Francia per poi fuggire nel 1941 negli Usa in seguito all’occupazione della Francia.
Opere
Le origini del totalitarismo (1951).
All’interno della prefazione vengono posti 3 quesiti fondamentali: che cosa succedeva? perchè succedeva? com’era potuto succedere?
↪ La prima parte dell’opera è dedicata allo studio del fenomeno dell’antisemitismo con un analisi approfondita su Dreyfus (ufficiale considerato traditore senza prove a sostegno, ma colpevole in quanto ebreo). Nella seconda parte dell’opera tratta il concetto di imperialismo, dal quale emerge una borghesia che aspira al dominio politico. Nella terza parte i totalitarismi vengono invece spiegati all’interno di una società di massa. L’individuo infatti, inserito in un contesto di massa, si omologa perdendo la propria individualità e politeia. La chiave di lettura della società di massa è costituita dallo strettissimo connubio tra ideologia e terrore, che sono proprio all’origine del totalitarismo. Per mettere in evidenza questo connubio analizza il periodo storico degli ultimi 20 anni dell’ottocento fino alla II guerra mondiale in ciò che risulta essere un importante contributo storico-politico, nonché filosofico-politico. Elabora infatti un idealtipo, ovvero uno schema generale del regime totalitario nella società di massa, con riferimento esclusivo allo stalinismo e al nazismo, in quanto eliminano qualsiasi valore alternativo a quello delineato dal vertice dello stato. Secondo Hannah Arendt altre forme di dittatura non rientrano invece nei canoni del totalitarismo. Il fascismo è un totalitarismo imperfetto in quanto il potere e il controllo dello stato non si accentrano nelle mani di un unica figura, vi sono altre due influenze, quella della monarchia, blanda, e quella della Chiesa, forte (gioventù cattolica vs. Sabato fascista). Il termine totalitarismo prende però accezioni diverse. Nell’opera Dittatura totalitaria e autocrazia di J.Friedrich e Zbigniew K.Brzezinski vengono stabiliti i limiti entro cui i regimi possono essere definiti totalitari, comprendendo così anche il fascismo, la Cina maoista, e gli stati dell’Est Europa sotto l’influenza sovietica. Questi elementi sono:
- l’ideologia ufficiale;
- il partito unico di massa con a capo un leader carismatico;
- il monopolio dei mezzi di comunicazione e della propaganda;
- il monopolio della repressione e della violenza;
- la presenza della polizia segreta;
- la direzione centralizzata dell’economia.
Stalinismo e nazismo erano entrambi caratterizzati da violenza e ideologia, ma si erano posti obiettivi diversi. Stalin infatti mirava ad un nobile scopo riproponendo l’equità sociale, Hitler invece un vero e proprio delirio, salvaguardare la razza pura tedesca opprimendo gli altri popoli. Il totalitarismo afferma il potere attraverso il binomio ideologia-terrore. Il terrore viene esercitato attraverso la polizia segreta, i sistemi di spionaggio e i campi di concentramento, volti a annientare gli oppositori politici. La vita in questi campi risulta essere totalmente destabilizzante in quanto sono privi della struttura di conseguenze e responsabilità senza la quale la realtà rimane “una massa di dati incomprensibili”. L’ideologia totalitaria è pericolosa perchè vuole trasformare la natura umana, capovolgerene le leggi della logica, uccidendo l’uomo nello spirito e ha la pretesa di spiegare in modo totale la storia e di conoscerne i segreti (di matrice hegeliana). L’ideologia viene instillata attraverso la propaganda e l’istruzione, diventando parte del modo di pensare di ogni cittadino. Finchè è solo un’opinione è fine a sé stessa, ma quando diventa il nucleo di sistemi logici in cui ogni cosa deriva comprensibilmente e necessariamente viene accettata in modo assiomatico e diventa pericolosa.
The human condition(1958)
Il titolo che desiderava era “vita activa”, come sarà nell’edizione italiana del 1964.↪ All’interno dell’opera Hannah Arendt sostiene che a partire dalla fine della polis greco-romana, l’agire (azione del discorso) è stato messo in secondo piano, ed è stato sostituito prima dal fare e poi dal lavorare. Con il medioevo la vita contemplativa ebbe priorità su quella attiva, mentre a partire dal rinascimento la vita activa cominciò a delineare la completezza della condizione umana. L’uomo non è predeterminato come un animale, ma è condizionato dalla vita, dalla natalità e mortalità, dalla pluralità, dalla terra e dalla mondanità. L’uomo però non si riduce alle sole condizioni, perché non lo determinano in modo assoluto. La vita activa si articola in tre forme fondamentali
l’attività lavorativa= animal laborans
operare= homo faber (produzione artistica e creatività)
agire = zoon politikon che appartiene all’animale politico. Il discorso mette gli uomini in comunicazione come accadeva nella polis greco-romana. Questa azione rimane estranea alla sfera della violenza. Per i greci essere politici significava abbandonare la violenza per riporre fiducia nella forza persuasiva del discorso. Nella società di massa è andata perduta la capacità di difendere una propria posizione in modo razionale confrontandosi con gli altri perché il pensiero si è omologato ad un messaggio comune strumentalizzato.
La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme (1963)
Questa fu l’opera che le rese maggiore notorietà. La scrisse in seguito al processo a Gerusalemme (1962) che seguì lei stessa come inviata speciale del New Yorker. All’interno dell’opera dice di essersi convinta che le ragioni profonde dei crimini nazisti non debbano essere cercate nel “carnefice mostro”, ma nell’assenza di pensiero critico di uomini del tutto normali (banali) a livello familiare, che inseriti nell’organizzazione nazista diventano capaci delle azioni più efferate.Domande da interrogazione
- Qual è la concezione di Feuerbach sull'essere umano e sulla religione?
- Secondo Feuerbach, in cosa consiste il superamento dei limiti individuali dell'essere umano?
- Qual è la critica di Marx alla religione?
- Come si ottiene la disalienazione secondo Marx?
- Qual è la differenza tra il marxismo sovietico e il marxismo occidentale?
Feuerbach considera l'essere umano come la sua materialità naturale e la religione come una creatura umana che nasce dalla miseria umana.
Secondo Feuerbach, il superamento dei limiti individuali si compie non in Dio, ma nel genere umano.
Marx critica la religione definendola come l'oppio dei popoli, un mezzo fuorviante che disinnesca il giusto spirito di rivalsa e giustizia degli oppressi.
Secondo Marx, la disalienazione si ottiene attraverso il superamento del regime della proprietà privata e l'adesione al comunismo.
Il marxismo sovietico si basa sul materialismo dialettico e considera le leggi meccanicistiche applicabili alla storia e alla società, mentre il marxismo occidentale limita la validità del materialismo dialettico e ritiene che le leggi meccanicistiche non siano applicabili alla storia e alla società.