Concetti Chiave
- La fenomenologia di Husserl mira a chiarire razionalmente il "mondo della vita" studiandone le essenze oggettive, non i fatti individuali.
- Il metodo fenomenologico richiede l'epoché, ossia sospendere il giudizio sulla realtà per osservarla come spettatori distaccati.
- La coscienza è il "residuo fenomenologico" sempre presente, fondamentale per effettuare la messa-tra-parentesi della realtà.
- L'intenzionalità della coscienza si manifesta attraverso noesi e noema, distinguendo tra l'atto di percepire e ciò che è percepito.
- Per evitare il solipsismo, l'io trascendentale necessita l'intersoggettività, relazionandosi con altri per rendere il "mondo della vita" oggettivo.
La fenomenologia vuole essere una chiarificazione razionale del "mondo della vita" nelle sue molteplici manifestazioni.
Metodo fenomenologico e coscienza
Husserl, definendo la psicologia una scienza dei fatti e la fenomenologia una scienza di essenze, abbandona l'analisi del vissuto individuale per approfondire il vissuto "in sé", cioè la sua forma oggettiva. Per studiare in maniera fenomenologica la realtà, bisogna non "riconoscere" la realtà, ma essere osservatore della realtà: è l'epoché fenomenologica, ovvero il mettersi tra parentesi allontanandosi sia dalla realtà sia dalla propria coscienza; il metodo fenomenologico, dunque, richiede di essere soltanto spettatori.
[L'attenzione dell'osservatore si sposta dal mondo ai fenomeni attraverso i quali quel mondo si presenta alla coscienza;]
la coscienza è, quindi, per Husserl, il "residuo fenomonelogico", cioè ciò che rimane dopo la messa-tra-parentesi: la coscienza non può mai essere messa tra parentesi, perché è proprio lei a mettere le parentesi.
La fenomenologia, attraverso la riduzione eidetica (essenziale, perché la realtà non viene considerata nello specifico, ma al suo livello essenziale) e l'epoché (dell'esistenza del mondo reale), permette di indagare i presupposti di tutto ciò che è dato per scontato.Intenzionalità e riduzione fenomenologica
In più, i modi in cui gli oggetti si danno alla coscienza costituiscono l'intenzionalità della coscienza; bisogna distinguere, in questo processo, la noesi, cioè la direzione verso l'oggetto (il percepire, il ricordare...), dal noema, cioè l'oggetto considerato nei vari modi in cui si dà (il percepito, il ricordato...). Vi è però una radicale differenza tra il modo di essere della coscienza e il modo di essere delle cose: la coscienza si dà a se stessa direttamente, le cose si danno alla coscienza attraverso le esperienze vissute. Se si applica il metodo della riduzione fenomenologica anche alla coscienza, l'io si spacca in trascendentale ed empirico: l'io trascendentale è tutta la realtà perché in lui è racchiusa la possibilità di tutto quello che esiste. Per evitare il solipsismo, Husserl pone come condizione all'io trascendentale l'intersoggettività: si può indagare il mondo, ma non l'interiorità di un altro io, che appare come un oggetto, ma che svela una parte di mondo nel quale non si può accedere. Affinché il "mondo della vita" appaia oggettivo, l'io trascendentale ha bisogno di relazionarsi con gli altri.
Domande da interrogazione
- Qual è l'obiettivo principale della fenomenologia secondo Husserl?
- Cosa implica l'epoché fenomenologica nel metodo di Husserl?
- Come si differenzia la coscienza dalle cose nel pensiero di Husserl?
La fenomenologia mira a chiarire razionalmente il "mondo della vita" nelle sue molteplici manifestazioni, concentrandosi sulle essenze piuttosto che sui fatti individuali.
L'epoché fenomenologica implica mettere tra parentesi la realtà e la propria coscienza, diventando osservatori distaccati per studiare la realtà in modo fenomenologico.
La coscienza si dà a se stessa direttamente, mentre le cose si danno alla coscienza attraverso esperienze vissute, e l'io trascendentale necessita di intersoggettività per evitare il solipsismo.