Concetti Chiave
- Hans-Georg Gadamer, allievo di Heidegger, è una figura centrale nell'ermeneutica filosofica, noto per il suo contributo con "Verità e Metodo".
- L'ermeneutica, secondo Gadamer, va oltre un semplice metodo interpretativo, rappresentando un approccio ontologico che evidenzia il fenomeno della comprensione.
- Gadamer critica gli approcci scientifici tradizionali e l'ermeneutica romantica, proponendo l'importanza del concetto di precomprensione.
- I pregiudizi e preconcetti non devono essere eliminati, ma riconosciuti come parte integrante della comprensione della realtà.
- Nel contesto dei Presocratici, Gadamer esplora il concetto di "principio" come un elemento dinamico e intrinsecamente legato alla fine, sollevando questioni sul pregiudizio.

Indice
Hans-Georg Gadamer: cenni sulla vita e sul pensiero
Hans-Georg Gadamerè stato un filosofo tedesco contemporaneo, nato nel 1900 e morto nel 2002, ed è considerato uno dei massimi esponenti dell’ermeneutica filosofica, fondata da Heidegger, di cui fu allievo.
Gadamer iniziò il suo percorso di studi accademici all’Università di Breslavia, per poi trasferirsi all’università di Marburgo, dove iniziò il dottorato di ricerca, seguito da Paul Natorp. A Marburgo, nel 1922 concluse il dottorato con una dissertazione circa “L’essenza del piacere nei dialoghi di Platone”; conseguito il titolo di dottore di ricerca continuò gli studi in ambito accademico avviandosi all’insegnamento, fino a divenire dal 1946 al 1947 rettore presso l’Università di Lipsia. Oltre a Lipsia e Marburgo egli insegnò anche presso le università di Francoforte e di Heidelberg, insegnando fino al 1970, all’età di settanta anni. In questo suo ultimo periodo come docente universitario scrisse e ultimò quella che è definita la sua opera, ovvero lo scritto “Verità e Metodo”.
Hans-Georg Gadamer e l’ermeneutica
In filosofia il termine ermeneutica rappresenta il metodo attraverso cui andare ad interpretare i testi scritti; tuttavia, in questo tipo di interpretazione si pone un problema di fondo, ovvero quello di riuscire a dare una interpretazione oggettiva dei testi che si interpretano. In tal senso Gadamer ha affermato che l’ermeneutica è classificabile come metodo filosofico, ma solo in piccola parte, in quanto guardando all’ermenutica in prospettiva globale emerge che più che un metodo questa sia un approccio di tipo ontologico derivata dalla teologia cristiana, in quanto, in un primo tempo l’ermeneutica veniva intesa come tecnica e metodologia per interpretare i testi biblici. Nella sua maggiore opera, Vita e Metodo, che risale al 1960, Gadamer pone in ordine tutti i suoi pensieri circa la riflessione ermeneutica, affermando che il suo scopo fosse quello di rivelare a tutti il fenomeno della comprensione. Nell’affermare ciò Gadamer si pone sulla stessa scia di pensiero del suo maestro Heidegger, in alternativa alla posizione francese rappresentata da Paul Ricoeur. In vita e metodo Heidegger si era proposto di indagare i fenomeni della comprensione umana; perseguendo questo scopo egli critica sia gli approcci relativi alle scienze umanistiche, che erano fondati sul metodo mutuato dalle scienze naturali, sia l’approccio dell’ermeneutica romantica, la quale sosteneva che interpretare i testi significasse immergersi in essi al fine di comprendere il punto di vista del suo autore immedesimandovi. Nell’opera, Gadamer pone enfasi sul concetto di precomprensione, affermando che nel momento in cui si va a conoscere qualcosa, le si attribuisce inconsciamente un preconcetto, che rappresenta un riflesso rispetto al proprio sistema di valori. Allo stesso modo, quando il soggetto emette un giudizio, questi non ha valore assoluto, ma è influenzato dal modo in cui il soggetto vede e concepisce il mondo. Partendo da questi presupposti Gadamer afferma che pregiudizi e preconcetti non vanno eliminati, ma piuttosto utilizzanti con coscienza, in quando è impossibile scrivere qualcosa che non sia influenzata dalle proprie convinzioni. Queste affermazioni contribuiscono alla definizione del Circolo ermeneutico, secondo il quale ogni singola interpretazione è frutto dell’influenza dei preconcetti e dei pregiudizi, che rivestono una funzione fondamentale nel consentire all’individuo di comprendere la realtà circostante.
Hans-Georg Gadamer e i Presocratici
Nella tesi di dottorato Gadamer propone una tesi circa i presocratici, ovvero i filosofi vissuti prima di Socrate. Così come Husserl, anch'egli ritiene che una ricerca sui Presocratici è di interesse attuale per la comprensione del nostro destino, in quanto le origini della cultura hanno avuto inizio proprio in quel periodo culturale.
Egli conduce una riflessione che si concentra su due punti cardine: il Principiare e il Fondamento teoretico del principio.
Rispetto al principiare egli afferma che il principio, che egli identifica con l’inizio della storia della filosofia, è un costante tentativo di ritornare sul problema originario della filosofia: di qui il tentativo di articolare il termine archè (principio) archèin (principiare). L’essere principio non ancora determinato in un senso o nell'altro è l’oggetto della filosofia: non è un oggetto unico e stabile, ma un soggetto a mutamento. È una parola, non un oggetto di riflessione, ma si pone come un gesto concreto, un gesto che conduce gradualmente l’uomo ad interrogarsi circa il mondo come oggetto da scoprire in maniera sempre nuova. È possibile sempre in contatto con il mondo (relazione): il nostro domandarci è un costante interrogarci a partire dal Thàuma, ogni contatto con il mondo ci restituisce un modo diverso di argomentare suo mondo stesso.
Riguardo invece al fondamento teoretico del principio, il filosofo afferma che il principio è tale solo se pensato in riferimento alla sua fine, è il principio di qualcosa, postulando l’idea di un inizio e di una fine: tra l’uno e l’altro c’è un legame indissolubile; ma se il principio già contiene la sua fine, allora il principio della storia della filosofia non diviene altro che una “filastrocca di opinioni” (racconto già dato) e pone il problema del pregiudizio, che il filosofo affronta nell’opera “verità e metodo”.
Per ulteriori approfondimenti su Hans-Georg Gadamer vedi anche qui
Domande da interrogazione
- Chi era Hans-Georg Gadamer e quale fu il suo contributo alla filosofia?
- Che cos'è l'ermeneutica secondo Gadamer?
- Qual è il concetto di precomprensione in Gadamer?
- Come Gadamer interpreta il principio nella filosofia dei Presocratici?
- Qual è il legame tra principio e fine secondo Gadamer?
Hans-Georg Gadamer era un filosofo tedesco, nato nel 1900 e morto nel 2002, noto per essere uno dei principali esponenti dell'ermeneutica filosofica. Fu allievo di Heidegger e contribuì significativamente alla riflessione ermeneutica, culminando nella sua opera "Verità e Metodo".
L'ermeneutica, secondo Gadamer, è più di un metodo filosofico; è un approccio ontologico che si occupa dell'interpretazione dei testi. Gadamer sottolinea l'importanza della precomprensione e dei pregiudizi nel processo interpretativo, che non devono essere eliminati ma utilizzati consapevolmente.
La precomprensione, secondo Gadamer, è l'idea che quando si conosce qualcosa, si attribuisce inconsciamente un preconcetto basato sul proprio sistema di valori. Questo influenza il giudizio e la comprensione, rendendo ogni interpretazione frutto di pregiudizi e preconcetti.
Gadamer vede il principio come un costante tentativo di ritornare al problema originario della filosofia. Il principio non è un oggetto stabile ma un soggetto a mutamento, un gesto concreto che spinge l'uomo a interrogarsi sul mondo in modo sempre nuovo.
Gadamer afferma che il principio è tale solo se pensato in riferimento alla sua fine, creando un legame indissolubile tra inizio e fine. Questo concetto è esplorato nel contesto del pregiudizio nella sua opera "Verità e Metodo".