Concetti Chiave
- La conoscenza è vista come un processo continuo e progressivo di chiarimento dei pregiudizi, non una tabula rasa.
- I pregiudizi, intesi come interessi culturali e personali, influenzano inevitabilmente il processo conoscitivo.
- Heidegger considera l'impossibilità di una conoscenza neutrale un valore aggiunto, non un limite.
- Gadamer sostiene che non si può accedere all'interpretandum in modo completamente neutrale.
- L'interpretazione è un processo dialettico che richiede la revisione critica delle pre-comprensioni iniziali.
Indice
La centralità della pre-comprensione
La presenza ineluttabile del passato viene vista, a livello conoscitivo, come centralità della «pre-comprensione»; lungi dall'essere una tabula rasa, la mente dell’interprete è abitata da pregiudizi che determinano l’impossibilità di una conoscenza pura. L’idea di conoscenza assume pertanto i caratteri di una continuo, faticoso, progressivo e mai definitivo processo di chiarimento e di decodificazione dei nostri pregiudizi.
Il circolo della conoscenza
Laddove per pregiudizio s’intende quel vasto panorama di interessi (culturali, pratici, morali, religiosi) che non possiamo mai completamente trascendere nel nostro processo di conoscenza: la conoscenza è un circolo in quanto conosciamo girando in questo circolo, pur cambiando livello al suo interno (alcuni pregiudizi vengono chiariti), ma non ci è consentito di trascenderlo completamente, cioè uscire da questo circolo (per avere un approccio all'oggetto completamente disinteressato).
Heidegger e il valore della conoscenza
Nel paragrafo 32 di Essere e tempo, lo stesso Heidegger indicava l’idea di quest’impossibilità di una conoscenza priva delle “condizioni ordinarie degli uomini”, nel mondo in cui vivono; per Heidegger questo non è un limite, ma un valore aggiunto alla conoscenza, questo inserirsi delle nostre convinzioni nella vita concreta: è la “condizione euristica” essenziale del nostro processo d’interpretazione, che è sempre un interpretare il mondo. A suo avviso, questo non è un circolo vitiotus, al pari di quello cartesiano, ma virtuosus: il problema non è quello di uscire da esso, ma di «starci dentro nella maniera giusta»; Gadamer accetta chiaramente quest’idea heideggeriana: quali interpreti, abbiamo di fronte a noi l'interpretandum, cui non possiamo mai accedere in maniera del tutto neutrale, vuota. Tanto più che i primi «urti» del soggetto interpretante con l’oggetto interpretato (conoscere=urtare oggetti, andargli incontro in modo critico) rivelano, di solito, inadeguatezza delle pre-comprensioni iniziali, obbligando l'interpretans a ritornare su di esse, a rivederle e a correggerle, tramite un confronto dialettico con l'interpretandum; l'interpretandum è sempre un testo da decifrare, distinto dal libro sacro (sebbene la prima ermeneutica, specialmente quella galileiana, abbia operato anche l’interpretazione della Sacra Scrittura), meglio individuabile come il «libro della natura», del «mondo» (Carlo Sini).
Domande da interrogazione
- Qual è il ruolo dei pregiudizi nel processo di conoscenza secondo il testo?
- Come viene interpretato il concetto di circolo ermeneutico nel testo?
- Qual è la posizione di Heidegger e Gadamer riguardo alla neutralità nell'interpretazione?
I pregiudizi sono visti come parte integrante e inevitabile del processo di conoscenza, influenzando la nostra comprensione e rendendo impossibile una conoscenza pura. La conoscenza è un processo continuo di chiarimento e decodificazione di questi pregiudizi.
Il circolo ermeneutico non è visto come un limite, ma come un valore aggiunto alla conoscenza. È un processo virtuoso in cui l'interprete deve rimanere, migliorando la comprensione attraverso il confronto critico con l'interpretandum.
Heidegger e Gadamer sostengono che non possiamo mai accedere all'interpretandum in modo completamente neutrale. L'interpretazione è sempre influenzata dalle nostre pre-comprensioni, che devono essere riviste e corrette attraverso un confronto dialettico con l'oggetto interpretato.