Concetti Chiave
- Wilhelm Dilthey, fondatore dello storicismo tedesco, propone una "critica storica della ragione" che esplora la storicità della ragione umana attraverso i vissuti soggettivi.
- Le scienze dello spirito, secondo Dilthey, si concentrano sulla comprensione e individuazione degli oggetti culturali, considerati come costruzioni umane piuttosto che mere astrazioni spirituali.
- Dilthey distingue tra conoscenza scientifica come "rappresentativa" e conoscenza culturale come "comprensiva", legata alle oggettivazioni pubbliche della cultura.
- La soggettività conoscente, per Dilthey, è volente e senziente, e si contrappone alla visione di Husserl che considera la dimensione psicologica come qualcosa da mettere "tra parentesi".
- Dilthey critica la tradizione filosofica che va da Locke a Kant per la sua astrazione, promuovendo un approccio che integra storicità e psicologia nella conoscenza.
Indice
Dilthey e la storicità della ragione
Fondatore dello storicismo tedesco, Dilthey inaugura il progetto di una critica della ragione storia (incompiuto da Kant), che sarebbe meglio definire “critica storica della ragione”, proprio perché ci porta a scoprire la storicità della ragione, la ragione nella storia, senza progetti salvifici, razionali o assoluti, a fondare l’indagine sulla finitezza umana, incapace di raggiungere una perfetta oggettività storica; dobbiamo porci in un atteggiamento di comprensione volto ad indagare l’erlebnisse, cioè la vita, i vissuti immediati e soggettivi.
Scienza dello spirito e comprensione
Le esperienze vissute si connotano, entro tale riflessione, come «sostanza spirituale», oggetto della comprensione e dell’individuazione. Questo tipo di scienza viene paradossalmente chiamata, dagli storicisti, “scienza dello spirito”, senza alcuna parentela con la scienza dello spirito assoluto di Hegel, né con un qualche senso spirituale della storia; spirituale è quella capacità dell’uomo di cogliere l’universale nel particolare, secondo un’accezione tradizionale di spirito, inteso nel suo significato di “astratto” o “ideale”.
Conoscenza scientifica e culturale
Rispetto a Windelband, le scienze dello spirito non si fermano ad un atteggiamento metodico, ma si occupano della capacità umana di cogliere fatti vissuti, l’essenziale del nostro vissuto; Dilthey definisce, kantianamente, la conoscenza scientifica come conoscenza «della rappresentazione», cioè della ragione rappresentativa, mentre quella culturale è definita come conoscenza «dello spirito», cioè della comprensione, dell’individuazione degli oggetti della cultura. Quest’ultima fa sempre riferimento alle costruzioni umane, dapprima culturali e poi tradotte in istituzioni: non circoscritte in un ambito esclusivamente spiritualistico e interioristico, bensì riguardanti il complesso depositarsi della cultura nelle sue oggettivazioni pubbliche (istituzioni, le relazioni umane, gli stati e le società, le accademie e le arti, le religioni, comunque intese nella loro dimensione storica, quali costruzioni umane: quest’ultimo punto sembra collegarsi al materialismo marxista, secondo cui ogni religione è sovrastruttura, oppure alla genealogia nietzscheana, quale costruzione umana e “troppo umana”).
Soggettività e critica di Husserl
Al centro dell’indagine di Dilthey c’è un tipo di soggettività che prende le mosse da un precisa tradizione filosofica, riportata nell’Introduzione alle scienze dello spirito: «Nel soggetto conoscente che va da Locke, Hume a Kant non scorre sangue vero», perché in esso scorre la «linfa rarefatta» di una ragione intesa come pura attività di pensiero; il compito della filosofia è quello di recuperare un altro tipo di soggettività, il filosofo deve vestire i panni di storico e psicologo, che vada oltre la storia ed oltre le attualità (perciò tale riflessione risulta nietzscheanamente “inattuale”) in quanto è riflessione storica sulla storia, che intende rintracciare un’oggettività nella conoscenza storica. A questo tipo d’indagine si contrappone fortemente Husserl, secondo cui il compito della filosofia è di riuscire a mettere “tra parentesi” la dimensione psicologica, immediata; il soggetto di Dilthey è anzitutto volente e senziente, proprio perché la sua conoscenza è estesa ad una pluralità forme, in cui rientrano la volizione ed i sentimenti. Ne La filosofia come scienza rigorosa (1911) Husserl critica lo storicismo definendolo come «un’elaborazione conseguentemente invasa da un soggettivismo estremo».
Domande da interrogazione
- Chi è Wilhelm Dilthey e quale progetto filosofico ha inaugurato?
- Qual è la differenza tra le scienze della natura e le scienze dello spirito secondo Dilthey?
- Come Dilthey definisce la soggettività conoscente?
- Qual è la critica di Husserl allo storicismo di Dilthey?
Wilhelm Dilthey è il fondatore dello storicismo tedesco e ha inaugurato il progetto di una "critica storica della ragione", che esplora la storicità della ragione e la sua finitezza, ponendo l'accento sulla comprensione dei vissuti immediati e soggettivi.
Le scienze della natura si concentrano sulla conoscenza rappresentativa, mentre le scienze dello spirito si occupano della comprensione e individuazione degli oggetti culturali, riflettendo sulle costruzioni umane e le loro oggettivazioni pubbliche.
Dilthey definisce la soggettività conoscente come un soggetto volente e senziente, che va oltre la pura attività di pensiero, includendo volizione e sentimenti, in contrasto con la visione di Husserl che critica lo storicismo per il suo soggettivismo estremo.
Husserl critica lo storicismo di Dilthey definendolo come un'elaborazione invasa da un soggettivismo estremo, sostenendo che la filosofia dovrebbe mettere "tra parentesi" la dimensione psicologica immediata.