Concetti Chiave
- Il concetto di "demone" nelle fonti greco-classiche e romane è visto come un angelo protettore, con un significato in evoluzione da divinità a spirito tormentatore.
- Socrate considerava il suo demone come una guida divina e personale, non una metafora della ragione, ma un'entità reale che influenzava la sua vita.
- L'accusa a Socrate di "fabbricatore di dei" derivava dalla sua fede nel demone, vista come una minaccia alle credenze tradizionali della polis.
- Il demone di Socrate, descritto come una voce interiore che distoglie dall'azione, rappresenta una forza divina e soprannaturale nella sua vita.
- La relazione di Socrate con il demone anticipa il concetto di un angelo custode, manifestazione di una missione divina nell'azione umana.
Indice
Relazione tra uomo e doppio invisibile
La relazione vitale e affinità dell’uomo con il suo doppio invisibile non è patrimonio esclusivo della concezione monoteistica testamentaria. Vi è singolare anticipazione nelle fonti greco-classiche, che parlano dell’esistenza di un demone, in accezione positiva, inteso anche come angelo protettore. La dialettica polare trova qui altro campo di applicazione.
Evoluzione del concetto di daimon
Anche nel mondo romano è proposta tale concezione, sempre nel termine greco di daimon, con significato che viene progressivamente diversificato. Prima è semplicemente sinonimo di Dio, divino, per connotare la dimensione misteriosa e inesprimibile. Poi è l’appellativo delle anime dei morti, subendo un primo slittamento semantico in chiave angelologica: le anime che vivono beate e possono così determinare protezione a chi le invoca. La terza accezione è quella simile all’attuale di spirito che tormenta e si impossessa degli individui. Infine, l’accezione posiziona che emerge in Socrate, Platone e nella tradizione filosofica classica.
La differenziazione del daimon è ciò che più lo avvicina alla complessità della figura dell’angelo, in senso derivativo ma di influenza.
Il demone di Socrate
L’aspetto notevole della figura del demone di Socrate è il suo esprimere non solo un generico rapporto angelo-uomo, ma particolare e esclusivo con ogni singolo individuo, il demone di Socrate è il suo demone. Non a caso un elemento decisivo nell’accusa a Socrate fu di essere “fabbricatore di dei”, non riconoscendosi più in quelli della polis, per quel demone che dice di aver sempre con sé come segno divino e guida. Il demone è una presenza costante nella vita di Socrate, realizza con lui permanente e interiore comunicazione divina.
Interpretazioni del demone socratico
Si hanno tantissime interpretazioni al riguardo, ma sostanzialmente le linee fondamentali sono due: i) razionalista, il demone è un elemento di coscienza; 2) religiosa. La prima può essere anacronistica, una strana voce della coscienza che è sempre e solo interdittiva nei suoi interventi; ma l’interpretazione religiosa lo pone come monito che viene dall’alto, dal carattere divino. Proprio per questo le parole di Socrate sul daimon possono essere fraintese nel senso di una nuova predicazione religiosa, anti-tradizionale. Difficile è invece considerare razionalista un Socrate dalla così profonda coscienza religiosa.
Identità del demone socratico
In ogni caso, il demone socratico non è mai metafora, appartiene seriamente alla sua particolare esistenza religiosa. Ma quale è allora la sua identità effettiva? Socrate sembra accettare (nell’Apologia) la tesi dei demoni come “figli spuri di dei con altre creature”, anche se lo fa in chiara polemica con gli avversari che lo ritenevano ateo, sposando polemicamente la loro concezione (se i demoni sono figli di dei, come potete considerarmi ateo?). Non era però di tal fatta il suo daimon, che egli riteneva potenza misteriosa, famigliare all’intimo della propria esistenza. Tale approccio sconvolge i contemporanei, in quanto è post-mitico, il suo demone protettore è una forza divina che esplica l’azione spirituale e fa emergere nuovi caratteri di religiosità. Per questo è un pericolo, una figura che attenta al profondo delle credente rassicuranti la polis.
Esperienza religiosa di Socrate
Socrate descrive questa singolare esperienza come l’avvertire in sé un qualcosa di divino e soprannaturale in forma di voce, da sempre in lui, che lo distoglie dall’agire ma mai lo invita all’azione.
Natura del demone socratico
Si può dunque affermare che il demone non è un travestimento mitologico della ragione, ma ha piuttosto l’aspetto di un qualcosa di oggettivo, una realtà che si presenta, e non la mera soggettività di un ammonimento della coscienza. È una specificità entro un’esperienza completamente religiosa, non un fenomeno occulto o parapsichico. Il suo intervento è inatteso e improvviso, una forza misteriosa che riesce a imporsi sull’uomo e lo rende pieno di energia e vita. Un singolare evento religioso che dà coscienza di missione divina nell’azione dell’uomo, vita come manifestazione del volere divino. L’intera vicenda di Socrate è segnata dall’obbedienza al demone, anche quanto esso sembra abbandonarlo tacendo al momento della condanna a morte. In un silenzio comunque gravido di significato, spingendo ad un ambito da cui non può che provenire il bene. È una dimensione che anticipa in modo evidente un aspetto dell’Angelo biblico, nel senso dell’angelo custode e protettore.
Domande da interrogazione
- Qual è la concezione del demone nella tradizione greco-classica e romana?
- Come viene interpretato il demone di Socrate?
- Qual è l'accusa mossa contro Socrate riguardo al suo demone?
- In che modo il demone di Socrate differisce da una semplice metafora della ragione?
- Qual è il significato del silenzio del demone di Socrate al momento della sua condanna a morte?
Nella tradizione greco-classica e romana, il demone è visto come un angelo protettore o una forza divina, con significati che variano da sinonimo di Dio a spirito tormentatore, fino a una guida personale come nel caso di Socrate.
Il demone di Socrate è interpretato in due modi principali: come una voce della coscienza (razionalista) o come un monito divino (religiosa), con Socrate che lo considera una presenza divina e guida personale.
Socrate fu accusato di essere un "fabbricatore di dei" perché il suo demone, considerato una guida divina personale, non si riconosceva negli dei della polis, suggerendo una nuova forma di religiosità.
Il demone di Socrate non è una metafora della ragione, ma una realtà oggettiva e divina che si manifesta come una voce interiore, influenzando le sue azioni e rappresentando una forza spirituale.
Il silenzio del demone di Socrate al momento della condanna a morte è carico di significato, suggerendo una dimensione divina da cui proviene il bene, e riflette un aspetto dell'angelo custode biblico.