Concetti Chiave
- Lo stoicismo, fondato da Zenone di Cipro, si suddivide in logica, fisica e antropologia, etica, ed è noto per la scuola situata in un portico dipinto, la "stoà".
- La logica stoica include retorica e dialettica, e introduce il concetto di rappresentazione "catalettica" come criterio di verità, distinguendo tra concetti naturali e artificiali.
- Gli stoici vedono l'universo come un ordine perfetto governato da Dio, con cicli cosmici di "palingenesi" che portano a una rigenerazione universale eterna.
- L'etica stoica enfatizza l'armonia con il mondo e il vivere secondo natura e dovere, giustificando il suicidio quando l'adempimento del dovere diventa impossibile.
- Epicureismo e Neo-Platonismo sono altre filosofie post-aristoteliche che influenzano il pensiero successivo, con focus su felicità, atarassia e il concetto di "Uno" assoluto.
Indice
Filosofie post-aristoteliche
Tra il 3 e il 1 secolo di formano una serie di filosofie dette post-aristoteliche che segnano l'inizio da una parte della continuità con la filosofia aristotelica, dall'altra il rinnovamento della medesima.
Queste due filosofie precedono e anticipano quella cristiana, e sono: lo stoicismo, l'epicureismo, lo scetticismo e il neo-platonismo.Logica e significato nello stoicismo
Il fondatore dello stoicismo è Zenone di Cipro e si suddivide in: logica, fisica e antropologia, etica. Il nome deriva dal termine stoà, che significa portico dipinto, in quanto la scuola era appunto all'interno di un portico.
La logica si divide in retorica (scienza del discorsi continui) e dialettica (scienza dei discorsi divisi in domande e risposte). Nella logica gli stoici si preoccupano di trovare il criterio della veritò; individuano tale criterio nella rappresentazione “catalettica”, attraverso cui l'oggetto si esprime sull'intelletto. Dall'accumularsi di ese si determina la “prolessi”, il concetto. I concetti possono essere naturali o artificiali. Quelli naturali esprimono l'accumularsi di rappresentazioni; quelli artificiali sono in virtù di ragionamento o istruzione. Il concetto più esteso è l'essere, che abbraccia ogni cosa.
La logica stoica prende in considerazione la dottrina del significato, che rappresenta il significato di ogni concetto. Si distingue in tre elementi: la cosa significante (la parola), il significato (rappresentazione naturale di quanto noi pronunciamo) e la cosa significata (l'oggetto reale).
Un'altra sezione importante è quella dei ragionamenti anapodittici, cioè i ragionamenti che prendono in considerazione il sillogismo linguistico, un tipo di sillogismo non dimostrativo nel quale sono subito evidenti premessa e conclusione. Gli stoici inoltre sono stati abili nel determinare i “discorsi insolubili”, che non hanno soluzione; i paradossi, le antinomie, i dilemmi, i sofismo e le aporie.
L'universo e la Fisica, l'anima
Fisica e cosmologia stoica
L'universo secondo gli stoici è un'ordine perfetto, necessario e immutabile, governato da Dio stesso. Concordano con le quattro cause aristoteliche e le determinano attraverso due principi fondamentali, il “principio attivo” e il “principio passivo”. Quello attivo è la ragione, cioè Dio; quello passivo è la sostanza priva di quaità, la materia pura e semplice.
All'interno della Fisica annettono 4 specie di elementi incorporei: il significato, il vuoto, il luogo, il tempo. La vita dell'universo è determinata da cicli cosmici che si ripetono in eterno, attraverso cui l'universo si rigenera mediante un processo detto “palingenesi”. Questo ciclo cosmico si determina attraverso una “conflagrazione”, combustione che comporta la distruzione di tutti gli esseri; inoltre è retto dal destino, quella legge necessaria che regge tutte le cose. Destino, provvidenza e ragione si identificano tra di loro con Dio e tutto ciò è necessario per l'esistenza del bene, anche se gli stoici non negano l'esistenza del male. Su tale convinzione essi basano il loro finalismo che ha funzione antropocentrica, ossia che tutto è prodotto per il bene dell'uomo.
L'anima è vista come una parte del mondo e di Dio che sopravvive al di là della morte. Si divide in quattro parti: la ragione, i cinque sensi, il seme e il linguaggio.
Etica stoica e dovere
Secondo la visione etica degli stoici ogni essere è in armonia con il mondo. L'etica stoica di divide in due forze infallibili: l'istinto, la forza primordiale che guida l'individuo alla sopravvivenza e la ragione, che garantisce l'accordo tra essa e l'individuo.
La massima aspirazione degli stoici è vivere seconso natura, cioè attraverso il dovere. L'etica del dovere infatti è l'elemento fondamentale attraverso cui si fonda l'azione umana. All'interno di questa prospettiva gli stoici giustificano il suicidio, nel senso che quando vengono meno le condizioni contrarie all'adempimento del dovere, il sapiente deve morire, anche se è felice.
Epicureismo e quadrifarmaco
Tra le filosofie post-aristoteliche troviamo quella di Epicuro. Secondo Epicuro l'intento della filosofia è quello di fornire all'uomo uno strumento atto alla vita e alla quotidianità. E' nella “canonica” (regola, logica) che l'Epicureismo trova il suo fondamento. La filosofia ha come scopo il raggiungimento della felicità attraverso un passaggio che libera l'animo umano delle passioni. Il ruolo della filosofia è quindi quello di fornire una cura ai mali del mondo e dell'anima dell'uomo. Per questo motivo è paragonata ad un “quadrifarmaco”:
• Serve a liberare l'uomo dal timore degli Dei. Essi infatti hanno determinato l'origine dell'uomo e dell'universo, ma di fatto non se ne curano.
• Allontana il male e il dolore. L'uomo deve sfuggire infatti a tutto ciò che provoca perturbamento.
• Deve dimostrare l'assoluta accessibilità al piacere, che per gli epicurei è fonte di felicità
• Deve dimostrare che l'uomo non deve temere la morte, perché essa non riguarda i viventi.
L'Epicureismo ha un fine pratico e in funzione di tale finalità struttura la sua filosofia in tre ambiti: La Canonica, la Fisica e l'Etica.
Conoscenza e fisica epicurea
La canonica è la legge della conoscenza e spiega come l'uomo conosce. Epicuro riprende una vecchia teoria basata sugli “effluvi”, singole particelle che mediante sensazione e percezione vengono riconosciute dal nostro intelletto e qui determinate come rappresentazioni. Le rappresentazioni conservate danno vita alle anticipazioni, che gli Epicurei chiamano fenomeni, e determinano la nostra conoscenza. Questo meccanismo è materialistico e meccanicistico, gli Epicurei infatti sono i primi ad indicare un rapporto materiale e meccanicistico con la conoscenza.
Fisica
Ogni corpo secondo gli Epicurei è formato da atomi, corpuscoli che si muovono vorticosamente. Da ciò si determina una combinazione aggregativa che dà origine all'intero universo. Questa teoria è chiamata del “clinamen”. La stessa anima e gli elementi incorporei come bene e male sono fatti di atomi. A differenza di Democrito gli atomi per gli epicurei non sono solo forme determinate ma anche elementi indeterminati (wattafaca?). Rispetto a Democrito la deoria del “clinamen” non ha soltanto presupposti fisici ma anche ragioni etiche. Sotto questo profilo anche gli Dei presuppongono un'esistenza materiale, abitando i cosiddetti “intermundia”, spazi vuoti tra mondo e mondo, però di fatto non influiscono nei confronti degli uomini.
Etica epicurea e atarassia
Per gli epicurei l'etica è la ricerca della felicità, che ci permette di valutare bene e male attraverso l'associazione di elementi che indicano che ciò che è bene per l'uomo produce felicità, ciò che è male per l'uomo produce infelicità. L'etica epicurea si muove in dei principi fondamentali attraverso cui l'uomo deve evitare qualsiasi turbamento, bisogna evitare tutto ciò che può provocare dolore per l'anima.
Gli epicurei perlano di “atarassia”, assenza di perturbamento dell'anima e “aponia”, assenza di dolore fisico.
Per gli epicurei ogni nostra azione dev'essere accompagnata da una riflessione e bisogna evitare di dedicarsi alla vita politica, perché è la condizione massima di turbamento mentale. Per questo motivo gli epicurei elaborano una regola per vivere secondo felicità: VIVI NASCOSTO. Molti hanno interpretato questa frase pensando che ci si dovesse rifugiare in una caverna e dedicarsi all'ascetismo. In realtà significa non farsi influenzare dalle cose esterne, ma mantenere solidi corpo e anima. Ecco perché più che una filosofia ascetica può essere una filosofia del giardino, in cui l'individuo si trova immerso nella vita quotidiana ma nascosto rispetto al resto del mondo.
Neo-platonismo e l'uno
L'ultima grande filosofia ellenica è costituita dal neo Platonismo, che costituisce una linea di passaggio verso la filosofia romana ma soprattutto verso quella cristiana. Infatti tra il 30 e il 50 d.C prende avvio una serie di speculazioni sul tentativo di conciliare le dottrine greche con le credenze orientali; è proprio in tale contesto che si sviluppa nel I secolo d.C una elaborazione interpretativa del vecchio testamento secondo i concetti greci, ed è proprio in tale contesto che vengono ad elaborarsi concetti cristiani come preesistenza e immortalità dell'anima, la visione intermedia tra Dio e il mondo, concetti questi che troveranno la loro teorizzazione all'interno dei "manoscritti del Mar Morto", scoperti nel 1947 e che hanno una grande attinenza con la dottrina cristiana.
In contemporanea allo sviluppo della filosofia cristiana l'ultima manifestazione di quella ellenica si concretizza nella dottrina neo Platonica che si sviluppa tra il 100 e il 200 d.C e trova il suo massimo rappresentante in Plotino, che elabora la dottrina platonica sulla scorta del pensiero pitagorico, aristotelico e stoico.
L'uno - Il neo Platonismo è un esame di quella dottrina che pone l'esistenza dell'uno assoluto da cui tutto deriva. L'uno è fondamento del mondo, sia di natura sensibile che intellegibile, ed è al di fuori di ogni determinazione quantitativa e spazio-temporale. Plotino accosta il termine di uno a quello di Bene evidenziandone la relazione con il mondo di cui è causa. Tale causa però non va sottolineata come principio creatore, in quanto l'uno non ha bisogno di dimostrare la propria infinità con un atto creativo. L'uno crea il mondo per sovrabbondanza, secondo uno schema che può essere definito di tipo "emanativo", cioè attraverso un processo definito di "processione", l'uno irradia la materia. La teoria della sovrabbondanza o emanativa si differenzia dal processo cristiano, in quanto non esiste una volontà per porre in essere l'universo.
Le ipostasi - La teoria dell'emanazione è quindi un processo che pone l'uno nella condizione di porre il mondo in maniera incondizionata. Per questo motivo il mondo esiste solo come effetto; il processo di emanazione si concretizza attraverso delle ipostasi, cioè delle realtà sussistenti di per sè, non hanno bisogno di altro per esistere: la prima ipostasi è l'uno stesso in quanto potenza di ogni cosa; la seconda è l'intelletto, cioè atto contemplativo dell'uno, in quanto pensa tutti gli infiniti pensieri pensabili. La terza è l'anima che guarda all'intelletto e ne riceve gli archetipi, cioè quelle idee molto simili a quelle platoniche secondo cui vi è un'azione plasmatrice dell'universo. L'anima inoltre concerne la temporalità, in quanto stabilisce un rapporto tra ciò che è eterno e ciò che è finito. Se tutto l'universo inizia dall'uno, il tutto vuole ritornare all'uno, in quanto l'uno è la sede della perfezione eterna ma anche sede di luce infinita, all'interno di tale visione vi è una specifica azione propedeutica al cristianesimo secondo la teoria dell'ascesa verso Dio.
Le vie - Le vie che portano all'uno sono: l'arte, l'amore e la filosofia.
L'arte esiste come azione speculare con ciò che è bello, dal comento che questo è perfetto, l'arte costituisce il modello ideale per il ritorno all'uno.
Attraverso l'amore l'uomo contempla il bello metafisico, incorporeo, che è riflesso dell'uno.
Attraverso la filosofia vi è un processo dialettico-platonico che pone l'ascesa verso l'uno.
Estasi - Plotino ammette inoltre il concetto di "Estasi", che è un'uscita dai limiti del finito verso l'infinito. Con l'estasi si pone la conoscenza stessa dell'uno, che trascende il mondo nella sua visione immanente.
Pur con dei naturali contatti con la filosofia cristiana il neo Platonismo ne è ancora distante, ponendosi quindi come una forma di misticismo e di contemplazione verso l'uno. Rispetto al cristianesimo manca del modello della Rivelazione e dell'Incarnazione, dogmi fondamentali per la dottrina cristiana.
Cristianesimo e filosofia greca
Con l'avvento del Cristianesimo la tradizione filosofica muta nettamente i propri presupposti. Innanzitutto il Cristianesimo determina un'alternativa alla filosofia greca come accettazione del mistero e del dogma e soprattutto come accettazione della testimoniaza dall'alto. Nasce l'esigenza di rivedere le testimonianze insite all'interno del mondo ecclesiastico al fine di porre in essere una struttura dottrinale. La filosofia cristiana a differenza di quella greca nasce come preciso ordine di esplicitarsi all'interno di una connotazione dottrinale, proprio per questo motivo vi è l'esigenza di strutturare elementi comuni all'interno delle sacre scritture. Tale compito viene assunto per primo dalla corrente filosofico-teologica che è la patristica (nome che deriva dai padri fondatori della chiesa) dal I secolo d.C al 4 secolo d.C, il cui rappresentante maggiore è Sant'Agostino.
Le novità - Le novità del messaggio cristiano sono molteplici:
• riunisce in sè le parole di Cristo attraverso le sacre scritture (Vecchio testamento, nuovo testamento, vangelo, lettere paoline (da San Paolo di Tarso);
• così come l'Ebraismo e l'Islamismo si pone come religione rivelata, così chiamata per la sua natura dogmatica;
• la natura predicativa, a differenza della filosofia greca che ha una sua strutturazione dottrinaria nelle scuole (ad esempio Platone e l'Accademia e Aristotele e il liceo), il Cristianesimo ha impostazione predicativa e dottrinale, poiché i suoi argomenti sono legati a dogmi)
• esiste un Dio padre che attraverso la creazione detta genesi ha creato l'intero universo, che nasce dal nulla. Si distacca dalla teoria generativa e emanazionista. Il dio cristiano è un dio creatore che crea dal nulla l'universo.
• l'insegnamento della dottrina cristiana si fonda sull'idea che il passaggio terreno non è altro che una preparazione alla vita eterna, da qui l'esigenza di rendersi partecipe al progetto divino.
Le Lettere Paoline - Tra gli scritti fondamentali della chiesa hanno un ruolo importante le Lettere Paoline, riconosciute dalla patristica come fondamento dottrinale della chiesa, capisaldi concettuali. Tali capisaldi vengono esplicitati in diversi punti:
1. La conoscibilità naturale di dio secondo cui dio si rivela agli uomini attraverso le proprie opere;
2. La dottrina del peccato originale secondo cui l'uomo è marchiato a fuoco da tale peccato e se ne può riscattare mediante la fede in cristo;
3. Il concetto della grazia come azione salvifica di Dio, secondo cui solo Dio nel suo disegno imperscrutabile può salvare l'uomo;
4. Seguire la vita secondo lo Spirito, abbandonando i beni e i piaceri carnali.
5. L'identificazione di dio con la chiesa, essendo quest'ultima una comunità dove si realizza il corpo di Cristo e dove i cristiani sono le sue membra.
I Vangeli - I vangeli conosciuti (ovvero Matteo, Marco, Luca e Giovanni), anche se tra di loro hanno delle contraddizoni tendono tutti a rispondere filosoficamente e teologicamente alla figura di Cristo e vedere Cristo come mediatore tra dio e il mondo e tra dio e l'uomo. Durante la prima fase dell'era cristiana molti vangeli furono riconosciuti agnostici, avevano contenuti eretici e non furono ritenuti adatti alla predicazione cristiana. Questi hanno contribuito ad alimentare una serie di eresie che la Chiesa ha dovuto combattere nel corso dei secoli. Nel 1947 nella penisola del Sinai sono stati trovati dei manoscritti risalenti alla Comunità degli Esseni, ai quali vengono attribuiti i manoscritti del mar Morto che hanno dato conferma a numerose tesi dottrinali.
La patristica - Con la patristica si pone un punto fermo nei confronti del Cristianesimo costituendone unità, ma allo stesso tempo rivelando una serie di contatti con la filosofia greca, in particolare quella aristotelica. Con la patristica si opera un'elaborazione dottrinale del cristianesimo: all'interno di essa si individuano tre periodi: il primo, che va fino al 200 d.C e si pone come obiettivo la difesa del cristianesimo nei confronti di tutti i suoi avversari. Il secondo periodo, dal 200 al 400 d.C, è dedicato alla formulazione dottrinale delle credenze cristiane. Il terzo, dal 450 al 700 d.C, è caratterizzato dalla rielaborazione e sistemazione di quelle dottrine già formulate.
Sant'Agostino parte dal presupposto che ogni elemento della vita umana sia in realtà una determinazione di Dio in quanto sin dalla nascita Dio ha istillato una scintilla che rappresenta l'intelligenza attraverso l'anima. Per Sant'Agostino quindi l'anima che è eterna e immortale rappresenta la valorizzazione di ciò che è Dio nell'uomo.
Il Logos - Sant'Agostino che viene avviato al cristianesimo dalla madre ed è fortemente influenzato dagli studi platonici e neo platonici. Pone come unica essenza della trascendenza il Logos che viene definito da Sant'Agostino come verbo divino. Secondo Sant'Agostino tutti gli uomini sono degli eterni peccatori e solo Dio con la sua infinita grazia può redimere l'uomo o dannarlo eternamente. Attraverso il battesimo l'uomo si è redento dal peccato originale ma questo non significa che l'uomo abbia evitato l'inferno.
S. Agostino e il Manicheismo - Al tempo di Sant'Agostino vi erano alcune eresie nel mondo clericale. Tra queste eresie vi era quella del Manicheismo, che poneva in essere l'idea che esistono due forze fondamentali il bene e il male, che dominano l'universo e anche l'animo dell'uomo e sono in eterna lotta tra di loro. Sant'Agostino sconfessa questa tesi dicendo che il male non può essere divino in quanto Dio non può produrre nell'uomo il peccato. Dal momento che il peccato è una forma di debolezza umana in quanto il peccato risulta essere una defezione rispetto al progetto divino ed essendo l'uomo dotato di libero arbitrio il male è soltanto nell'uomo. Così Sant'Agostino ritiene che il male è un prodotto prettamente umano e come tale l'uomo ne è responsabile. L'unica verità è quindi quella cristiana, cioè quella fondata sui testi sacri, sui dogmi e sui misteri. Inoltre con la teoria del Traducianesimo Sant'Agostino spiega che il peccato originale si traduce e si trasmette da padre in figlio e non è possibile eliminarlo in quanto è una condizione insita nella tradizione umana.
Domande da interrogazione
- Chi è il fondatore dello stoicismo e quali sono le sue principali suddivisioni?
- Qual è il criterio della verità secondo la logica stoica?
- Come gli stoici vedono l'universo e quali sono i principi fondamentali che lo governano?
- Qual è la massima aspirazione etica degli stoici?
- Qual è il ruolo della filosofia secondo Epicuro?
Il fondatore dello stoicismo è Zenone di Cipro, e la filosofia si suddivide in logica, fisica e antropologia, ed etica.
Gli stoici individuano il criterio della verità nella rappresentazione “catalettica”, attraverso cui l'oggetto si esprime sull'intelletto.
Gli stoici vedono l'universo come un ordine perfetto, necessario e immutabile, governato da Dio, e determinato da due principi fondamentali: il “principio attivo” (la ragione, cioè Dio) e il “principio passivo” (la materia pura e semplice).
La massima aspirazione degli stoici è vivere secondo natura, attraverso il dovere, che è l'elemento fondamentale dell'azione umana.
Secondo Epicuro, la filosofia ha lo scopo di fornire all'uomo uno strumento per raggiungere la felicità, liberando l'animo umano dalle passioni e fornendo una cura ai mali del mondo e dell'anima.