Concetti Chiave
- La scolastica era una filosofia cristiana medievale che cercava di dimostrare razionalmente le verità della fede attraverso l'insegnamento nelle scuole.
- Anselmo d'Aosta cercava di provare l'esistenza di Dio attraverso ragionamenti logici e sillogismi, sostenendo che la fede deve essere razionalizzata per essere compresa.
- Tommaso d'Aquino ha adattato l'aristotelismo al pensiero cristiano, sviluppando un sistema filosofico-teologico che combinava fede e ragione con cinque prove per dimostrare l'esistenza di Dio.
- La filosofia scolastica non era omogenea e includeva diverse speculazioni politiche e tendenze ereticali, ruotando attorno al concetto di libertà individuale e limitazioni.
- La scolastica utilizzava metodi didattici come lectio e disputatio, e considerava la filosofia come ancilla theologiae, strumento al servizio della religione.
La scolastica indica la filosofia cristiana medievale, insegnata nelle scuole del tempo. L’obiettivo era rendere razionale la fede ovvero dimostrare le sue verità. Il termine scolastica in quei secoli indicava l’insegnante delle arti liberali ossia il trivio (grammatica, retorica e logica o dialettica) e il quadrivio (aritmetica, geometria, astronomia e musica), in seguito anche il docente di filosofia o teologia. L’insegnamento consisteva in lectio e disputatio quindi l’attività scolastica aveva forma di commentario. La filosofia era intesa come “ancilla theologiae" ossia serva della religione, al servizio della fede, non più una ricerca ma un mezzo. Nel medioevo si considera ogni pensiero come contemporaneo togliendone spesso il reale “peso”. Intorno al problema speculativo scolastico, ovvero il problema della libertà che il singolo uomo può rivendicare per sé e le limitazione che può incontrare, ruotano ortodossia, eterodossia, tendenze ereticali, speculazioni politiche e i risorgenti interessi per la natura e per la scienza. La scolastica però non è una dottrina omogenea.
Anselmo d'Aosta e la fede razionale
Anselmo d'Aosta voleva dimostrare l’esistenza di Dio tramite puri ragionamenti, utilizzando la consequenzialità del sillogismo aristotelico e conciliando fede e ragione. Fu arcivescovo di Canterbury e quindi entrò a contatto con la chiesa inglese, il suo motto era “credo ut intelligam”, “credo per capire” ossia non si può intendere nulla se non si ha fede che però deve essere razionalizzata e dimostrata. Secondo lui l’esistenza di Dio è una pura verità di ragione in quanto (come afferma nel monologion) nel mondo ci sono tante cose più o meno buone e dunque presuppongono un bene assoluto, che è Dio, dal quale trarre un grado di bontà, ragionamento da usare per tutti gli altri valori del mondo. Le prove “dei gradi” sono a posteriori poiché partono dal mondo sensibile per risalire a qualcosa di superiore o anteriore di cui non si può fare esperienza. L’argomentazione a priori o ontologica, invece, parte dal concetto di Dio per giungere a dimostrarne l’esistenza, questa è rivolta allo stolto che non crede nell’esistenza di Dio, in quanto per negarlo deve comunque possedere il concetto di Dio. Inoltre se dio è l’essere maggiore non si può pensare qualcosa che vada oltre e una cosa del genere non può essere limitata all’intelletto altrimenti potrebbe essere superata da qualcos’altro. I due punti dell’argomento ontologico sono: ciò che esiste nella realtà è maggiore di ciò che rimane solo nell’intelletto; negare l’esistenza di una cosa insuperabile è una contraddizione.
Tommaso d'Aquino e le cinque vie
Tommaso d'Aquino rende l’aristotelismo flessibile al pensiero cristiano con una riforma radicale dell'intero sistema filosofico-teologico originale e forte. Lui aveva un carattere chiuso e per questo a Parigi veniva chiamato “bue muto”, abbiamo circa 36 opere e 25 opuscoli. Il sistema tomistico si basa sul rapporto tra fede e ragione, la ricerca filosofica non basta: la ragione naturale dev'essere orientata alla fede e la serve dimostrando i preamboli, chiarendo i misteri della rivelazione, combattendo le eresie. La sua filosofia mira a dimostrare l'esistenza di Dio muovendo i fenomeni sensibili, tramite cinque prove, cinque “vie”. La teoria a posteriori è quella cosmologica presa da Fisica e Metafisica di Aristotele: “tutto ciò che si muove è mosso da altro” ma non si può procedere all'infinito, quindi il primo motore dev'essere Dio. La seconda via è la prova causale: non si può risalire ad una causa all'infinito quindi si arriva a Dio. La terza via tratta il rapporto tra possibile e necessario: le cose possibili esistono solo in virtù delle cose necessarie ed esse hanno la loro causa in altro ma alla fine bisogna risalire ad una cosa necessaria di per sé ovvero Dio. La quarta via è quella dei gradi di perfezione: nelle cose ci sono il “meno” e il “più” del vero, del bene e delle altre perfezioni. La quinta via ricava la finalità delle cose: se ogni cosa, anche non pensante, ha un fine, allora c’è un essere intelligente che ordina tutte le cose naturali in vista di un obiettivo.
Domande da interrogazione
- Qual era l'obiettivo principale della filosofia scolastica medievale?
- Come Anselmo d'Aosta cercava di dimostrare l'esistenza di Dio?
- Quali sono le cinque vie di Tommaso d'Aquino per dimostrare l'esistenza di Dio?
- In che modo la filosofia di Tommaso d'Aquino differisce da quella di Anselmo d'Aosta?
- Qual era il ruolo della filosofia secondo la scolastica?
L'obiettivo principale della filosofia scolastica era rendere razionale la fede, dimostrando le sue verità attraverso l'insegnamento nelle scuole medievali.
Anselmo d'Aosta cercava di dimostrare l'esistenza di Dio tramite ragionamenti puri, utilizzando il sillogismo aristotelico e conciliando fede e ragione, con il suo motto "credo ut intelligam".
Le cinque vie di Tommaso d'Aquino sono: il movimento, la causa, il possibile e necessario, i gradi di perfezione, e la finalità delle cose.
La filosofia di Tommaso d'Aquino si basa su un sistema che integra l'aristotelismo con il pensiero cristiano, utilizzando cinque prove a posteriori, mentre Anselmo d'Aosta si concentra su argomentazioni a priori e il concetto di Dio.
Secondo la scolastica, la filosofia era vista come "ancilla theologiae", ossia serva della religione, al servizio della fede, non più una ricerca autonoma ma un mezzo per dimostrare le verità della fede.