Concetti Chiave
- Platone è l'unico filosofo antico di cui possediamo quasi tutti gli scritti, suddivisi in 9 tetralogie comprendenti dialoghi, lettere e l'Apologia.
- La questione dell'autenticità delle opere è stata risolta, con la maggioranza dei critici che oggi le considerano tutte autentiche.
- Il pensiero di Platone si è evoluto nel tempo, con il metodo stilometrico che ha aiutato a stabilire cronologicamente le sue opere, dalla gioventù alla vecchiaia.
- Platone ha sviluppato un pensiero originale, distaccandosi dall'influenza di Socrate e recuperando elementi della filosofia naturale e ontocosmologica.
- Le dottrine non scritte, discusse nell'Accademia di Platone, sono considerate fondamentali per interpretare i dialoghi della maturità e vecchiaia, ponendo un'enfasi sull'oralità rispetto alla scrittura.
Indice
Platone e i suoi scritti
Platone è l’unico filosofo dell’antichità del quale possediamo praticamente tutti gli scritti: si contano solitamente 36 titoli, fra cui l’Apologia (considerata a se stante) poi 34 dialoghi e 13 lettere riunite in un epistolario. Per tradizione queste opere sono state divise in 9 tetralogie (gruppi da 4). La prima traduzione completa fu realizzata in Italia nel 1483, pieno rinascimento ad opera del filosofo Marsiglio Ficino.
Problemi di autenticità e cronologia
Su questi sono emersi numerosi problemi, primo fra tutti l’autenticità, poi la cronologia e infine il rapporto fra le dottrine scritte e quelle non scritte. Il primo si è risolto dopo molti anni nei quali si è sostanzialmente pensato che solo una piccola parte degli scritti fosse autentica. Oggi la stragrande maggioranza dei critici ritiene che questi 36 siano tutti autentici.
Evoluzione del pensiero platonico
Il secondo problema è la cronologia: il pensiero di Platone si è sviluppato crescendo su se stesso, come quando si fa un gomitolo togliendo il filo dalla matassa. Era importante per i filosofi individuare un punto d’inizio, la tematica dominante su cui sono considerati alcuni principi ampliati e sviluppati nel corso del tempo. Bisogna aspettare la fine dell’ ‘800 per vedere (solo in parte) risolto il problema cronologico, grazie ad un metodo detto stilo metrico, che consiste nel fatto che si sa che qualsiasi scrittore, incluso Platone, sviluppi nel corso del tempo un proprio stile. Quindi sulla base di quest’idea si è cominciato a confrontare
questi scritti, sapendo non la prima opera ma essendo certi dell’ultima: le Leggi.
Dialoghi e temi trattati
Si è risalito a dei gruppi:
1- Produzione giovanile o gruppo socratico:
apologia, Critone, Ione, Lachete,Liside, Carmide, Eutifrone
2- Primo gruppo platonico o scritti di transizione
Eutidemo, Ippia minore, Cratilo, ippia maggiore, messeno, gorgia, protagora
3- Secondo gruppo platonico o scritti della maturità
Menone, fedone, simposio, repubblica e fedro.
4- Dialoghi della vecchiaia
Teeto, parmenide, sofista, politico, filebo, timeo, leggi, le lettere.
I temi trattati in questi dialoghi dei 4 periodi sono inizialmente prettamente etiche, nel primo gruppo infatti è ancora molto legato all’insegnamento del maestro. Più avanti Platone si rese conto dell’importanza di recuperare delle istanze della filosofia della natura, della physis.
Opera un recupero delle istanze ontocosmologiche ma in chiave assolutamente originale, perché ad un certo punto della propria vita P. sviluppa un pensiero personale, inteso come autonomo e slegato dall’influsso dell’ingombrante maestro Socrate. Platone attiva la seconda navigazione, un termine prettamente marinaresco che indica una navigazione alternativa a quella a vela, in caso di carenza di vento.
Anche Platone come l’aveva avuto nel 430 il maestro opera un cambiamento di direzione, scegliendo di preocedxe non più spinto dalle idee che l’avevano istruito ma con la forza della propria mente.
Dottrine scritte e non scritte
Il problema delle dottrine scritte, ultimo e terzo, è stato sviluppato dagli anni 50 del ‘900, quando la scuola di Tubinga ha iniziato a porre in evidenza il fatto che già da testimonianze antiche si sapeva che Platone in accademia teneva delle lezioni, discorsi, conversazioni, riflessioni intorno all’uno-bene.
Platone doveva aver ammonito severamente i discepoli affinché non prendessero appunto, ma fortunatamente la disobbedienza che anche Platone conosceva perché li raccoglieva e le leggeva, e che aveva anche spesso lodato per aver saputo cogliere il messaggio e l’esigenza degli appunti, ha permesso di farle arrivare a noi. La scuola di Tubinga è convinta che le dottrine non scritte siano la chiave di lettura che permette di interpretare i dialoghi soprattutto della maturità e della vecchiaia, perché durante le discussioni Platone parlava dei problemi più significativi della sua specializzazione. Ma allora come mai non vollero essere scritte? È il problema dell’incongruenza fra oralità e scrittura. Platone era affascinato dallo scritto ma lo temeva anche profondamente: ecco perché per le cose veramente importanti preferiva l’oralità- per il rimando immediato della conversazione per la fissità dello scritto e per la sua tendenza a far adagiare l’uomo.
Domande da interrogazione
- Qual è il numero totale degli scritti di Platone che possediamo?
- Quali sono i principali problemi emersi riguardo agli scritti di Platone?
- Come è stato risolto il problema della cronologia degli scritti di Platone?
- Quali sono i quattro gruppi cronologici degli scritti di Platone?
- Perché Platone preferiva l'oralità alla scrittura per le questioni più importanti?
Possediamo 36 titoli di Platone, inclusi 34 dialoghi, l'Apologia e 13 lettere.
I principali problemi sono l'autenticità, la cronologia e il rapporto tra le dottrine scritte e quelle non scritte.
È stato risolto parzialmente alla fine dell'800 grazie al metodo stilo metrico, che analizza lo sviluppo dello stile di scrittura nel tempo.
I quattro gruppi sono: produzione giovanile o gruppo socratico, primo gruppo platonico o scritti di transizione, secondo gruppo platonico o scritti della maturità, e dialoghi della vecchiaia.
Platone preferiva l'oralità per il rimando immediato della conversazione e temeva la fissità dello scritto, che poteva far adagiare l'uomo.