Concetti Chiave
- Nell'Apologia di Socrate, Platone difende l'insegnamento socratico, esaltando la vita dedicata alla ricerca filosofica e sottolineando l'importanza dell'esame di sé stessi e degli altri per trovare il sapere e la virtù.
- Nel Critone, Socrate affronta il dilemma di accettare la morte rispettando le leggi, mostrando coerenza con il suo insegnamento che la ricerca della verità è fondamentale.
- Platone afferma che la virtù è scienza e quindi insegnabile, sostenendo che felicità e virtù si identificano con il sapere e che non possono esistere virtù separate.
- Nel dialogo con Protagora, Platone contrappone la virtù come scienza all'idea sofistica che la virtù sia un'abilità non trasmissibile, evidenziando l'unicità della virtù.
- Nel Gorgia, Platone critica la retorica come mera persuasione, non un'arte vera, e promuove la giustizia come essenziale per la felicità, opponendosi al relativismo morale.
Indice
Apologia di Socrate
Nel promo periodo della propria attività filosofica, Platone si dedica alla difesa dell’insegnamento di Socrate e alla critica dei sofisti. L’Apologia di Socrate e il Critone descrivono l’atteggiamento di Socrate durante l’accusa, il processo e la condanna per empietà, e il suo rifiuto fuggire dalla morte.
L’Apologia esalta il compito che Socrate si era assunto, quindi la vita consacrata alla ricerca filosofica.
L’intero significato dello scritto sta in una frase delle ultime pagine: “Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta”. Socrate dichiara ai giudici che non tralascerà mai il compito che affidatogli dalla divinità: l’esame di sé stesso e degli altri per rintracciare il sapere e a virtù. Platone vede nel maestro la filosofia come ricerca alla quale egli stesso dedicherà l’esistenza.Il Critone presenta Socrate di fronte al dilemma: accettare la morte rispettando le leggi, o assecondare gli amici e fuggire, smentendo il proprio insegnamento? L’accettazione di Socrate della sua condanna è la più forte prova della serietà del suo messaggio: non può tradire la ricerca della verità.
Se nell’Apologia di Socrate e nel Critone Platone fissa gli atteggiamenti che fanno di Socrate il filosofo per eccellenza e “l’uomo più saggio e più giusto di tutti”, in un gruppo di dialoghi illustra le tre fondamenta dell’insegnamento socratico:
Nei dialoghi minori, Platone ammette la tesi opposta a quella di Socrate, ponendola “negativamente”, per dimostrare che essa o non conduce a nulla o risulta assurda, venendo confutata.
La tesi fondamentale di Socrate secondo cui la virtù è scienza implica che la virtù sia una sola (la scienza del bene), ovvero che non ci siano virtù differenti tra loro e definibili isolatamente. Nell’Eutifrone, nel Lachete e nel Carmide si mostra come né la santità, né il coraggio e né la saggezza possono essere definite senza rapportarle alle altre. Se la virtù è una sola, uno solo dev’essere anche l’ideale che essa tende a realizzare. Se le fossero diverse, ognuna realizzerebbe un valore specifico.
Nell’Ippia maggiore e nel Liside si mostra che non esistono valori indipendenti e diversi l’uno dall’altro. Esiste un solo valore, che comprende tutti gli altri. Si tratta del bene. Questo è unico come la virtù, l’attività umana che realizza il bene.
In altri dialoghi afferma che bisogna riconoscere la propria ignoranza per intraprendere la ricerca che conduce alla scienza. Nello Ione dimostra che i poeti, che trattano gli argomenti diversi, in realtà non capiscono ciò di cui parlano. Nell’Ippia minore mostra che l’identità tra virtù e scienza: sennò colui che fa il male volendolo sarebbe superiore a chi lo fa senza volerlo. Per conosce il male si deve saperlo distinguere dal bene, e quindi conoscere quest’ultimo, cosa che lo renderebbe superiorità rispetto a chi fa il male senza volerlo, incapace di distinguerlo dal bene. Ma non può esistere nessuno che conosce il bene e fa il male: il male è sempre ignoranza, così come la virtù è scienza.
Protagora e nozione di “virtù”
Nel Protagora sono positivamente l’unicità della virtù e la riducibilità al sapere. Socrate afferma che la virtù non è una semplice abilità acquisita con l’esperienza, un patrimonio “privato”, non trasmissibile. Sostenendo che le virtù sono molte e che la scienza è solo una di esse, Protagora non può affermare che la virtù sia insegnabile. Solo la scienza si può insegnare: la virtù si può trasmettere solo in quanto è scienza.
La scienza è vista come calcolo dei piaceri, legandosi all’insegnamento socratico. Platone non si limita a illustrare gli insegnamenti di Socrate, ma li contrappone ai sofisti, privi di valore educativo.
Eutidemo e polemica contro eristica
L’Eutidemo rappresenta una caricatura del metodo eristico, l’arte del confronto verbale e di “confutare tutto, falso o vero che sia”. Tali abilità retoriche sono basate sulla dottrina secondo cui l’errore non è possibile. Socrate ribatte che allora non ci sarebbe nulla da insegnare e nulla da apprendere, e la stessa eristica sarebbe inutile.
Nulla si può insegnare se non la sapienza, che si può apprendere solo amandola. Il dialogo diventa un’esortazione alla filosofia, il cui compito è l’uso del sapere a vantaggio dell’umano. La filosofia non solo dà conoscenze, ma insegna a utilizzarle.
Gorgia e polemica contro il relativismo morale
Platone attacca la retorica, una “tecnica” persuasiva, utilizzabile indipendentemente della propria tesi. Platone sostiene che ogni arte o scienza è davvero persuasiva solo se si esprime riguardo il proprio oggetto. La retorica convince solo gli ignoranti: non è un’arte, ma una “pratica” adulatoria.
La retorica può difendere un’ingiustizia commessa e evitare la pena, ma commette tale ingiustizia è un male e corrompe l’anima. La giustizia è un tema fondamentale del Gorgia ed è identificata con virtù, legalità e felicità. Per Platone la felicità richiede un bene stabile, ovvero la ricerca di una misura razionale con cui ordinare la propria vita e frenare gli istinti.
Cratilo e problema del linguaggio
Cratilo sostiene che la scienza dei nomi sia anche scienza delle cose e che il linguaggio sia prodotto naturalmente delle cose. Platone, invece, ritiene che il linguaggio deve essere adatto a farci distinguere le cose a cui si riferisce. Platone ritiene che il linguaggio sia una produzione umana e che può essere più o meno esatto, cioè che "si può dire il falso".
Domande da interrogazione
- Qual è il significato principale dell'Apologia di Socrate secondo Platone?
- Come Platone descrive la virtù nei suoi dialoghi?
- Qual è la critica di Platone alla retorica nel Gorgia?
- Cosa rappresenta l'Eutidemo nella critica di Platone?
- Qual è la posizione di Platone sul linguaggio nel Cratilo?
L'Apologia di Socrate esalta la vita dedicata alla ricerca filosofica, sottolineando che "una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta". Socrate si impegna nell'esame di sé stesso e degli altri per rintracciare il sapere e la virtù.
Platone sostiene che la virtù è una sola e si identifica con la scienza. La virtù è insegnabile e consiste nella felicità umana. Nei dialoghi, dimostra che virtù come santità, coraggio e saggezza non possono essere definite senza rapportarle alle altre.
Platone critica la retorica come una "pratica" adulatoria che convince solo gli ignoranti. Sostiene che la retorica non è un'arte vera, poiché può difendere ingiustizie e corrompere l'anima, mentre la giustizia è identificata con virtù e felicità.
L'Eutidemo rappresenta una caricatura del metodo eristico, che confuta tutto, vero o falso che sia. Platone critica l'eristica come inutile, poiché nulla si può insegnare se non la sapienza, che si apprende solo amandola.
Platone ritiene che il linguaggio sia una produzione umana e non un prodotto naturale delle cose. Il linguaggio deve essere adatto a distinguere le cose a cui si riferisce e può essere più o meno esatto, permettendo di "dire il falso".