Concetti Chiave
- Platone, discepolo di Socrate, sviluppa il concetto di anima e fonda la teoria delle idee, intese come forme immateriali dell'essere.
- La sua opera "La Repubblica" è una pietra miliare nell'utopismo politico, proponendo che la società migliori con governanti saggi piuttosto che cittadini migliori.
- Platone critica la scrittura, preferendo il dialogo per trasmettere la filosofia, ma scrive numerosi dialoghi con Socrate come protagonista.
- Nei suoi dialoghi, Platone critica aspramente i sofisti, distinguendo la dialettica socratica dalla retorica superficiale e ingannevole.
- La filosofia di Platone evolve dalla tradizione socratica alla propria, attraverso la "prima e seconda navigazione", che differenziano il pensiero sensibile dalla ragione.
Indice
- Platone e la ricerca socratica
- L'incontro con Socrate e la politica
- I viaggi a Siracusa e l'insegnamento
- La filosofia come dialogo
- I dialoghi di Platone
- Critica ai sofisti nel Protagora
- Critica alla retorica nel Gorgia
- Critica all'eristica nell'Eutidemo
- Riflessione sul linguaggio nel Cratilo
- La filosofia nel Fedone
Platone e la ricerca socratica
Platone, nell’antichità, gode di una tale considerazione ad essere paragonato ad Apollo: egli prosegue la ricerca socratica, approfondendo il concetto di anima; è l’inventore delle idee intese come forme immateriali in cui si articola l’essere; è inoltre il padre dell’utopismo con la Repubblica; si interroga su cosa sia la natura e chiarisce i suoi ragionamenti attraverso il mito.
L'incontro con Socrate e la politica
Platone nasce ad Atene tra il 428 e il 427 a.C., durante la Guerra del Peloponneso. L’avvenimento centrale della sua vita è l’incontro con Socrate, avvenuto quando Platone aveva circa vent’anni, che, oltre ad essere per lui un maestro filosofico, fece sorgere in lui la riflessione politica; tuttavia, disgustato dalla politica ateniese sotto i Trenta Tiranni, decide di non intraprendere mai una carriera politica attiva: si convince così che per rendersi utile alla sua comunità dovrà dedicarsi alla filosofia, poiché la vita pubblica migliorerà non con cittadini migliori, ma con governanti migliori.
I viaggi a Siracusa e l'insegnamento
Nella Lettera VII, la sua più importante lettera, Platone racconta dei suoi tre viaggi a Siracusa, in cui cerca per tre volte di riformare la politica della città, fallendo, però, tutte e tre le volte.
Nel 360 a.C. torna ad Atene e da qui si dedicherà all’insegnamento fino al 347 a.C., anno della sua morte.
La filosofia come dialogo
Platone ritiene che la filosofia sia una disciplina basata sul dialogo e che non vada messa per iscritto: il linguaggio permette al maestro di guidare l’allievo passo dopo passo nel ragionamento, mentre la scrittura allontana le parole dal contesto in cui sono espresse dal maestro. Il testo scritto è imitazione imperfetta del linguaggio.
I dialoghi di Platone
Nonostante la critica alla scrittura, Platone rifiuta sì di scrivere testi filosofici come poemi o trattati prosaici, ma scrive dialoghi, la maggior parte dei quali ha Socrate come protagonista. Di Platone abbiamo:
1. 24 dialoghi certamente attribuibili a Platone e 10 incerti, detti aporetici o apocrifi, nei quali la conclusione è insoddisfacente: Platone sottolinea così che la filosofia è ricerca continua vera e del vero;
2. 13 lettere, quasi tutte apocrife tranne la Lettera VII.
I dialoghi si dividono in:
1. dialoghi della giovinezza, come il Protagora, il Gorgia e l’Apologia di Socrate;
2. dialoghi della maturità, come l’Eutidemo, il Cratilo, il Fedone, la Repubblica, il Fedro e il Simposio;
3. dialoghi della vecchiaia, come il Teeteto, il Parmenide, il Sofista, il Politico, il Timeo e le Leggi;
Nella maggior parte di questi dialoghi c’è Socrate come interlocutore principale che parla con un’altra persona, il cui nome è nel titolo. Nei primi dialoghi, oltre ad una maggior attenzione nei confronti del suo maestro, critica aspramente i sofisti in dialoghi come il Protagora, il Gorgia, l’Eutidemo e il Cratilo.
Critica ai sofisti nel Protagora
Nel Protagora Platone sottolinea quanto la dialettica socratica sia superiore alla retorica dei sofisti. “Che cos’è la virtù?”: questa è la domanda posta nel dialogo a Protagora, che risponde con un discorso lunghissimo e articolato, al termine del quale Socrate gli fa notare di come egli stia parlando non di virtù ma di abilità, poiché la virtù è unica e conoscibile in quanto scienza.
Critica alla retorica nel Gorgia
Nel Gorgia la critica si articola in due momenti:
1. riflessione sulla destrutturazione della retorica: per i sofisti, infatti, la retorica è l’arte della persuasione. Socrate non ritiene, invece, la retorica un’arte, poiché non insegna nulla ed è solo la capacità di saper parlare. Per Platone, la retorica non è un’arte ma un’abilità dei potenti per prevalicare su tutto e su tutti: ciò porta alla seconda riflessione;
2. riflessione sulla giustizia: se per i sofisti la giustizia è una condizione esteriore in cui i forti impongono la loro volontà e agiscono solo per i propri interessi, per Platone è una condizione interiore secondo la quale gli uomini devono agire in virtù del principio del Bene: quindi la giustizia è ricerca del Bene ed è male sia compiere che subire ingiustizie.
Critica all'eristica nell'Eutidemo
Nell’Eutidemo la critica va all’eristica, ossia la tecnica usata dai sofisti per confutare ogni discorso o sostenere dottrine opposte allo stesso modo. I fratelli Eutidemo e Dionisodoro mettono in campo questa tecnica: dicono prima che “Solo l’ignorante apprende” e poi che “Solo il sapiente apprende”.
Riflessione sul linguaggio nel Cratilo
Nel Cratilo la riflessione è rivolta al linguaggio ed è l’inizio della metafisica platonica: viene confutata la tesi dei filosofi precedenti secondo cui la conoscenza del nome di una cosa permette la conoscenza della realtà. Vengono confutate poi:
1. la dottrina della convenzionalità del linguaggio: sostenuta la Democrito e dai sofisti, spiega che i nomi derivano da accordi tra gli uomini;
2. la dottrina della naturalità: sostenuta da Eraclito e da alcuni sofisti, spiega che i nomi dipendono dalla natura degli oggetti designati.
Secondo Platone, entrambe sono errate: se prendessimo per vere queste dottrine, affermeremmo che il linguaggio è infallibile; per Platone, il linguaggio nasce per scelta degli uomini a partire dalla natura delle cose. Per conoscere le cose bisogna conoscere l’idea della cosa, dunque la sua essenza; per giudicare la correttezza di un nome bisogna conoscere l’essenza del nome e non l’apparenza dell’oggetto. Platone dirà infatti: “So di sapere a partire dall’idea”; se Socrate parlava di una definizione, Platone parla adesso di idea.
La filosofia nel Fedone
Nel Fedone viene spiegato il passaggio dalla filosofia socratica a quella platonica attraverso la prima e la seconda navigazione: i marinai seguono la rotta del vento e, quando il vento cessa, si affidano ai sensi:
1. la prima navigazione simboleggia l’excursus filosofico dalla filosofia naturalistica che opera attraverso i sensi: è il vento che cambia;
2. la seconda navigazione simboleggia la ragione e la filosofia che inizia con Socrate, ma che raggiunge il suo vero valore con Platone: sono i remi. È solo l’uso della ragione, dunque dei remi, che porta alla scoperta delle idee.
Domande da interrogazione
- Qual è il contributo principale di Platone alla filosofia?
- Come si è sviluppato il pensiero politico di Platone?
- Qual è la posizione di Platone sulla scrittura e il dialogo?
- Come Platone critica i sofisti nei suoi dialoghi?
- Qual è la visione di Platone sul linguaggio e la conoscenza?
Platone è noto per aver approfondito il concetto di anima, inventato le idee come forme immateriali, e per essere il padre dell'utopismo con "La Repubblica". Ha anche chiarito i suoi ragionamenti attraverso il mito.
L'incontro con Socrate ha stimolato in Platone la riflessione politica, ma il disgusto per la politica ateniese lo ha portato a dedicarsi alla filosofia, credendo che la vita pubblica migliorasse con governanti migliori.
Platone ritiene che la filosofia debba basarsi sul dialogo piuttosto che sulla scrittura, poiché il dialogo permette un ragionamento guidato, mentre la scrittura è un'imitazione imperfetta del linguaggio.
Nei dialoghi come "Protagora" e "Gorgia", Platone critica la retorica dei sofisti, sostenendo che non è un'arte ma un'abilità per prevalere sugli altri, e che la giustizia è una condizione interiore legata al Bene.
Platone confuta le dottrine della convenzionalità e naturalità del linguaggio, sostenendo che il linguaggio nasce dalla scelta degli uomini basata sulla natura delle cose, e che per conoscere le cose bisogna conoscere l'idea della cosa.