Concetti Chiave
- Platone considera l'arte un'imitazione della realtà, lontana dalla verità e potenzialmente diseducativa, poiché si rivolge alle parti inferiori dell'anima umana.
- La retorica, come l'arte, è vista da Platone come una mistificazione del vero, poiché persuade senza reale conoscenza, e deve essere subordinata alla filosofia e alla politica.
- L'amore platonico è descritto come una via alogica verso l'Assoluto, con Eros che funge da mediatore tra il mondo sensibile e quello soprasensibile.
- Platone identifica un percorso ascendente nell'amore, che parte dall'amore fisico, passa per l'amore degli amanti e culmina nell'amore platonico per l'Assoluto.
- Il vero Amore, per Platone, è un desiderio di riavvicinamento all'Assoluto, una nostalgia di quella bellezza originaria vista dall'anima nell'Iperuranio.

Indice
L'idea platonica di arte: imitazione e allontanamento dal vero
Innanzitutto, è importante comprendere cosa significhi l’arte per Platone. Secondo il filosofo greco, l'arte non disvela il vero, non essendo una reale forma di conoscenza. Piuttosto, l’arte pone un velo sulla realtà. Inoltre, lungi dal rendere l’uomo migliore, l'arte lo corrompe, proprio in virtù della sua essenza menzognera. Infine, l’arte è in qualche modo diseducativa, perché rivolge la sua azione alle parti inferiori dell’anima, quelle arazionali. Sin dall’inizio Platone esprime pareri di questo genere relativamente alla poesia e al poeta stesso, che per lui ha la colpa di essere poeta non per virtù, ma per intuito irrazionale: in effetti, durante la composizione, il poeta è in una sorta di stato di trance, che non gli permette poi di insegnare agli altri ciò che fa, né di spiegare la sua arte a pieno. Così, il poeta è tale solo per “sorte divina”, non per conoscenza. Nel libro X della Repubblica, Platone afferma che l'arte è una "mimesi", ovvero una "imitazione" di eventi sensibili. Quindi, poiché le cose sensibili sono lontane dal vero proprio come la copia è lontana dal suo originale, se l'arte è imitazione delle cose sensibili, allora la conseguenza necessaria è che essa sia "una imitazione di una imitazione". Pertanto, l’arte è ancor più lontana dalla verità. La convinzione di Platone, in definitiva, è che l’arte si rivolga alla parte meno nobile dell’anima umana. Per avere un valore, esse deve necessariamente assoggettarsi alla filosofia, che le è superiore.
Per maggiori approfondimenti sulla dottrina platonica dell'arte, vedi anche qui
La concezione platonica di retorica come mistificazione del vero
Secondo Platone, anche la retorica, proprio come l'arte, è lontana dal vero: per la precisione, essa è contraffazione del vero, poiché lusinga e adula, e cerca di persuadere il prossimo, senza avere reali conoscenze. Il fine della retorica non è quindi quello di affermare il vero: il suo scopo, invece, è quello della persuasione, delle vane e illusorie credenze. Anche la retorica, quindi, proprio come l’arte, si rivolge alla parte peggiore dell’anima. Perciò, il retore è colui che possiede l’abilità di essere più persuasivo di chi ha una vera conoscenza delle cose, e secondo il rapporto platonico è lontano dal vero proprio come l’artista. Se l’arte va assoggettata alla filosofia, allo stesso modo la retorica va assoggettata alla politica. In questo senso, filosofia e politica combaciano, nel pensiero platonico esplicitato nel Gorgia. Nel Fedro, questo giudizio è ammorbidito, e si riconosce alla retorica almeno un diritto all’esistenza, però a patto che essa si ponga al servizio della verità e quindi della filosofia.
L'amore platonico come via alogica verso l'Assoluto
L'amore platonico è inteso dal filosofo come una via alogica all'assoluto. Per “alogico” si intende qualcosa che si sottrae (ma che non è necessariamente contrario) alle leggi della logica.
Platone non collega la tematica della Bellezza con quella dell’arte, che è appunto solo imitazione del vero. Piuttosto, il filosofo collega la bellezza all'Eros e all'Amore, intesi come forza di mediazione fra sensibile e soprasensibile. L’eros è in grado di elevare, di fornire ali. E dal momento che il Bello, per i Greci, coincide col Bene, secondo il principio della καλοκαγαθία, così Eros eleva al Bene, e in modo alogico all’Assoluto. È nel Simposio che Platone offre la sua analisi sull’Eros: Amore non è né bello né buono, ma ricerca il bello ed il buono; Amore non è un dio e nemmeno un uomo; pertanto, egli non è mortale né immortale. Questo suo stare in mezzo alle cose, fra due estremi, lo rende uno di quegli esseri demoniaci capaci di intermediare fra uomo e Dio. In questo senso, l'amore è filosofo nel senso etimologico del termine: la sophia, ovvero la sapienza, è prerogativa assoluta di Dio. Dunque, mentre l'ignoranza è propria di chi che è alieno dalla sapienza, la filosofia appartiene a chi non è sapiente né ignorante, a chi aspira al sapere e non lo possiede, proprio nel modo in cui l’Amore aspira al Bene, senza mai possederlo a pieno davvero, e cercando sempre qualcosa in più. Perciò, Amore è desiderio del bene, del bello, ma è anche desiderio della sapienza, della conoscenza, dell'immortalità, della felicità e dell'Assoluto.
Per approfondire la concezione platonica di Amore nel Fedro e nel Simposio vedi anche qui
Il vero Amore, secondo Platone, percorre tutti gli scalini del Bene
Se Amore ha varie sfumature, è pur vero che per il filosofo esiste l'idea di vero Amore. Secondo Platone, il vero Amore è quello in grado di percorrere i vari scalini del Bene, trovandosi quindi alla sua sommità. Nello specifico, la scala del Bene, che coincide col Vero e col Bello, per i Greci, consta di tre gradini.
- Amore fisico = al più basso gradino della scala c’è l’amore fisico. Esso è desiderio di possedere il corpo bello, ma anche desiderio di eternità, in quanto l’unione fisica può generare altri corpi.
- Amore degli amanti = al gradino successivo, c’è l’amore degli amanti, fecondi nelle anime e negli spiriti, più che nei corpi. L’amante può amare un’altra anima, ma anche l’arte, la giustizia, la scienza, la legge.
- Amore platonico = il gradino più alto della scala d’amore, infine, c’è l’idea dell’Assoluto, di ciò che è Bello in sé. Nel Fedro, Platone spiega come l’anima abbia originariamente visto l’Iperuranio e le pure idee, per poi perdere le ali e precipitare nei corpi. Grazie alla filosofia, l’anima recupera i ricordi di quelle idee. La Bellezza ha avuto la fortuna di essere l’unica idea evidente e amabile di per sé. Così, la Bellezza rende Eros quel desiderio che eleva, per recuperare le antiche ali ed ergersi in volo. In questo senso, l’amore platonico è mancanza, nostalgia di quell’Assoluto, e costante desiderio di riavvicinarsi ad esso. L’amore platonico è quella forza che spinge gli essere umani a desiderare di tornare nell’Iperuranio, accanto agli dèi.
Domande da interrogazione
- Qual è la concezione platonica dell'arte secondo il testo?
- Come viene vista la retorica da Platone?
- In che modo Platone descrive l'amore platonico?
- Qual è il percorso del vero Amore secondo Platone?
- Qual è il ruolo della Bellezza nell'amore platonico?
Secondo Platone, l'arte è un'imitazione degli eventi sensibili e quindi un allontanamento dal vero. Essa non disvela la realtà, ma la vela, corrompendo l'anima umana e rivolgendo la sua azione alle parti inferiori dell'anima.
Platone considera la retorica una mistificazione del vero, poiché il suo scopo è la persuasione senza reale conoscenza. Essa, come l'arte, si rivolge alla parte peggiore dell'anima e deve essere assoggettata alla politica.
L'amore platonico è descritto come una via alogica verso l'Assoluto, un desiderio del bene e del bello che eleva l'anima verso il Bene, senza mai possederlo completamente.
Il vero Amore percorre tutti gli scalini del Bene, partendo dall'amore fisico, passando per l'amore degli amanti, fino a raggiungere l'amore platonico, che è desiderio dell'Assoluto e della Bellezza in sé.
La Bellezza è l'unica idea evidente e amabile di per sé, che rende Eros un desiderio che eleva l'anima, permettendole di recuperare le antiche ali e avvicinarsi all'Assoluto.