Fabrizio Del Dongo
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Concetti Chiave

  • Parmenide, filosofo dell'antica Grecia, fondò la scuola eleatica, rivoluzionando il pensiero con la sua teoria dell'essere.
  • Il concetto centrale di Parmenide è che "l'essere è e non può non essere", mentre il "non-essere non è", opponendo l'essere al non-essere.
  • L'essere, secondo Parmenide, è ingenerato, incorruttibile, immutabile e perfetto, simile a una sfera, simbolo di compiutezza e perfezione.
  • Parmenide distingue tra la via della verità (ragione) e la via dell'errore (sensi), esortando a non fidarsi delle apparenze sensoriali.
  • La terza via, quella delle apparenze plausibili, cerca di spiegare i fenomeni senza contraddire il principio dell'essere, ma si scontra con la natura omogenea dell'essere.

Indice

  1. Parmenide e la scuola eleatica
  2. La teoria dell'essere di Parmenide
  3. Le tre vie della verità
  4. Il principio di non-contraddizione
  5. L'essere immutabile e perfetto
  6. La via della ragione e dell'errore
  7. La terza via e gli opposti
  8. L'errore degli opposti

Parmenide e la scuola eleatica

Parmenide visse a cavallo fra il VI e il V secolo a.C. e fondò ad Elea, nella Magna Grecia, la scuola eleatica che ebbe una grande influenza sul pensiero greco

La teoria dell'essere di Parmenide

All’interno della filosofia della « physis », il pensiero di Parmenide presenta un forte aspetto radicale ed innovatore Con lui la cosmologia si trasforma, almeno in parte, in una ontologia, cioè in una teoria dell’essere.

Egli espone la sua teoria nell’opera Sulla Natura facendola illustrare da una Dea che lo accoglie in modo benigno. Immagina di essere condotto in presenza della Dea da un carro tirato da veloci cavalli e in compagnia delle figlie del sole che, prima giungendo alla porte che dà sui sentieri del Giorno e della Notte, convincono la Giustizia ad aprirla e poi, varcando tale soglia lo guidano fino alla meta finale.

Le tre vie della verità

La Dea è il simbolo della verità che si manifesta. Essa indica al filosofo tre vie:

1) quella della verità assoluta

2) quella delle opinioni fallaci, cioè quella della falsità e dell’errore

3) quella dell’opinione plausibile

La prima via si basa su questo principio: “L’essere è e non può non essere; il non-essere non è e non può assolutamente essere”. L’essere corrisponde al puro positivo e il non-essere al puro negativo e l’uno è l’assoluto contrario dell’altro.

Il principio di non-contraddizione

L’argomentazione a cui ricorre Parmenide per spiegare questo principio è piuttosto semplice e parte dal presupposto che tutto ciò che uno pensa o dice, è; infatti, si può pensare soltanto ciò che esiste e pensare il nulla significa non pensare affatto, quindi, il nulla non può, né essere pensato, né essere detto e l’azione di pensare e di dire coincidono.

L'essere immutabile e perfetto

In pratica della prima formulazione nella storia della filosofia del principio di non-contraddizione, in cui i due supremi contraddittori sono “essere” e “non-essere”: se c’è l’essere occorre che non ci sia il non-essere. Tenendo presente questa affermazione si possono ricavare gli attributi strutturali dell’essere che nel poema vengono dedotti in modo molto logico. L’essere è “ingenerato” e “incorruttibile”. Se fosse generato, deriverebbe da un non-essere il che è assurdo poiché il non-essere non è; se fosse derivato dall’essere, allora esso sarebbe già e anche questo concetto sarebbe assurdo Per queste ragioni, l’essere è anche incorruttibile: la corruzione coincide con il non-essere e l’essere non si può trasformare in non-essere. Di conseguenza, l’essere non ho né “un passato”, né un “futuro”, esso è solo presente, eterno e senza fine, per cui esso è immutabile e immobile dato che la mobilità e il mutamento suppongono un non-essere verso cui l’essere si dovrebbe muovere o in cui esso si dovrebbe cambiare. Inoltre, l’essere è limitato e finito nel senso che è “compiuto” e “perfetto” e queste due caratteristiche suggerirono a Parmenide l’idea della sfera che già per i Pitagorici era il simbolo della perfezione. Tenendo tutto quando detto, si può sintetizzare affermando che l’unica verità è l’essere ingenerato, incorruttibile, immutabile, immobile, uguale, uno e a forma di sfera

La via della ragione e dell'errore

La via della verità è la via della ragione (o sentiero del Giorno), mentre la via dell’errore (o sentiero della Notte) è quella dei sensi. I sensi attestano l’esistenza della nascita, della morte, del divenire, del movimento e cioè tutto quanto si collega al non-essere. Infatti, nel poema, la Dea esorta Parmenide a non lasciarsi ingannare dai sensi e dalle abitudini che essi creano e ad essi sostituire la ragione. Coloro che sbagliano sono coloro che credono di poter ammettere insieme essere e non-essere e chi crede che le cose passino all’essere al non-essere e viceversa. Questa è la seconda via: quella delle opinioni fallaci, della falsità e dell’errore.

La terza via e gli opposti

La terza via è quella delle “apparenze plausibili”, cioè di quei discorsi che cercano di dare conto dei fenomeni e delle apparenze delle cose, a condizione che non vadano contro il principio generale e che non ammettano insieme essere e non-essere. La terza via costituisce l’argomento della terza parte del poema in cui la Dea espone in modo compiuto l’ordinamento del mondo come appare.

L'errore degli opposti

Ci possiamo pero porre un quesito: è possibile rappresentare i fenomeni senza contravvenire al principio dell’essere e non-essere? Le cosmogonie tradizionali erano tutte costruite facendo leva sulla dinamica degli opposti di cui uno è positivo e l’altro negativo, uno come “essere” e l’altro come “non essere”. Per Parmenide l’errore sta nel fatto di non aver considerato che gli opposti devono essere considerati come inclusi nella superiore unità dell’essere, dato che gli opposti sono ambedue “essere”. In questo modo, Parmenide tenta di dedurre i fenomeni partendo dagli opposti “luce” e “notte”, affermando, però, che in nessuna delle due c’è il nulla, cioè che ambedue sono “essere”. A questo proposito è significato il fatto che Parmenide attribuisce una sensibilità al cadavere: sensibilità per il freddo, per il silenzio ed in genere per tutti gli elementi contrari. L’oscura “Notte”, cioè il freddo in cui si risolve il cadavere non è, per Parmenide, il non-essere, cioè il nulla per cui il cadavere permane nell’essere e in qualche modo continua a vivere. Questo tentativo di Parmenide era, però destinato ad essere annullato in partenza dalla contraddizione: una volta riconosciuti come “essere” gli opposti, essi perdono qualsiasi carattere di differenziazione e diventano identici perché sono “essere” e sappiamo che l’essere è tutto identico. A questo si può aggiungere che l’essere di Parmenide non ammette alcuna differenziazione, né qualitativa, né quantitativa per cui i fenomeni risulterebbero resi uguali ed immobili. Pertanto il pensiero di Parmenide salva l’essere, ma non i fenomeni.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il concetto centrale della filosofia di Parmenide?
  2. Il concetto centrale della filosofia di Parmenide è l'"essere", che è ingenerato, incorruttibile, immutabile, immobile, uguale, uno e a forma di sfera.

  3. Quali sono le tre vie indicate dalla Dea nel poema di Parmenide?
  4. Le tre vie sono: la via della verità assoluta, la via delle opinioni fallaci e la via dell'opinione plausibile.

  5. Come Parmenide distingue tra "essere" e "non-essere"?
  6. Parmenide afferma che "l'essere è e non può non essere", mentre "il non-essere non è e non può assolutamente essere", stabilendo una netta distinzione tra i due.

  7. Qual è l'errore delle cosmogonie tradizionali secondo Parmenide?
  8. L'errore delle cosmogonie tradizionali è non aver considerato che gli opposti devono essere inclusi nella superiore unità dell'essere, poiché entrambi sono "essere".

  9. Perché il pensiero di Parmenide non riesce a salvare i fenomeni?
  10. Il pensiero di Parmenide non riesce a salvare i fenomeni perché, una volta riconosciuti gli opposti come "essere", perdono qualsiasi carattere di differenziazione e diventano identici, rendendo i fenomeni uguali e immobili.

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