Concetti Chiave
- I filosofi arabo-musulmani utilizzavano fonti sacre come il Corano e testi scientifici indiani e greci, tradotti principalmente dal siriaco.
- La bayt al-hikma, istituita dal califfo al-Ma’mum nel IX secolo, si dedicava alla traduzione delle opere greche, inizialmente concentrandosi su testi scientifici.
- Socrate era conosciuto tramite i testi di Platone e Aristotele, con i "mostri sacri" della filosofia arabo-islamica identificati in Platone e Aristotele.
- Aristotele era ampiamente tradotto, eccetto per La Politica, mentre Platone era noto principalmente attraverso compendi come quelli di Galeno.
- La filosofia arabo-islamica era una sintesi di aristotelismo e neoplatonismo, con figure come al-Farabi che combinavano metafisica neoplatonica e fisica aristotelica.
Importante anche la questione delle fonti. I filosofi arabo-musulmani utilizzavano i testi sacri (fondamentalmente il Corano), così come i testi indiani scientifici o quelli della civiltà perso-zoroastriana. Naturalmente anche del mondo greco.
Il processo di traduzione delle opere antiche inizia all’inizio del IX secono per volere del califfo al-Ma’mum (813-833): egli promuove la nascita della bayt al-hikma, la “casa della sapienza”, l’istituzione che si impegna nella traduzione delle opere greche.
I presocratici erano quasi ignoti. Socrate venne conosciuto (dato che non scrisse nulla) tramite i testi di Platone, Aristotele e Plotino. Curiosamente, anche nel mondo arabo-islamico aveva fama del saggio per antonomasia: uomo virtuoso, che in quanto a saggezza vive pienamente la vita filosofica. In ogni caso, i due “mostri sacri” erano Platone e Aristotele.
Così come nell’Occidente altomedievale, di Platone si conosceva ben poco, se non il Timeo. Le sue dottrine si conoscono grazie ai “compendi”, come quelli di Galeno. Nonostante ciò era detto “il divino”.
Aristotele invece era quasi tutto tradotto, tranne La Politica. Tanto noti erano i filosofi tardo-greci, come Plotino (e la sua teoria di tipo emanatistico) e Proclo (esoterico neoplatonico)
Circolavano anche due libretti, detti Theologia Aristotelis e Liber de causis. Il primo era in realtà un sunto delle Enneadi di Plotino, mentre il secondo era un derivato dalla Elementatio teologica di Proclo.
Si capisce quindi che gli arabo-musulmani confondevano opere ed autori, producendo così una sintesi di aristotelismo e neoplatonismo. al-Farabi per esempio genera una metafisica neoplatonica su base fisica aristotelica. Non c’era una vera comprensione della differenza tra Platone e Aristotele: lo stesso al-Farabi scrive un opera in cui afferma che le filosofie dei due erano nella sostanza identiche.
La filosofia arabo-islamica è quindi un meticcio tra aristotelismo e neoplatonismo.
Domande da interrogazione
- Quali fonti utilizzavano i filosofi arabo-musulmani per i loro studi?
- Come avveniva il processo di traduzione delle opere greche nel mondo arabo-islamico?
- Qual era la percezione di Platone e Aristotele nel mondo arabo-islamico?
I filosofi arabo-musulmani utilizzavano i testi sacri come il Corano, testi scientifici indiani, opere della civiltà perso-zoroastriana e testi del mondo greco.
Il processo di traduzione iniziò nel IX secolo sotto il califfo al-Ma’mum, con la creazione della bayt al-hikma, e le opere greche venivano tradotte dal siriaco, concentrandosi inizialmente su testi scientifici.
Platone era conosciuto principalmente attraverso compendi e considerato "il divino", mentre Aristotele era ampiamente tradotto, sebbene ci fosse confusione tra le loro opere, portando a una sintesi di aristotelismo e neoplatonismo.