Concetti Chiave
- Aristotele identifica il bene supremo con la felicità, che si raggiunge attraverso l'esercizio delle facoltà razionali e coincide con la virtù.
- Le virtù dell'anima sono suddivise in dianoetiche, legate alla facoltà razionale, ed etiche, legate alla facoltà desiderativa o al carattere.
- Secondo Aristotele, la virtù etica si sviluppa tramite esercizio e volontà, non è innata né ereditata, ma richiede un impegno continuo.
- La giustizia è vista come ricerca del giusto mezzo tra due estremi e si divide in giustizia distributiva e regolatrice.
- Le virtù dianoetiche, come saggezza e sapienza, guidano l'azione pratica e l'indagine teorica, definendo due tipi di vite felici.
Indice
Il bene supremo secondo Aristotele
Osserva Aristotele che tutte le azioni degli uomini hanno come fine un BENE. C’è un bene che è unico ed è la fonte di ogni aspirazione degli uomini: questo bene è il bene supremo e coincide con il termine greco di eudaimonia che noi traduciamo con felicità ma letteralmente significa: essere in compagnia di un demone. La felicità e quindi il benessere di un uomo quindi non corrisponderanno a quei desideri terreni come la ricchezza o come l’onore. Essa deve essere qualcosa di autosufficiente cioè desiderabile per se stesso: per Aristotele l’unica fonte di felicità è “l’opera propria dell’uomo” cioè l’esercizio delle facoltà proprie del genere umano e quindi l’esercizio della facoltà razionale. Ma affinché arrechi felicità essa deve coincidere con l’eccellenza e quindi la felicità coincide con la virtù.
Virtù e facoltà dell’anima
Le facoltà dell'anima
Sappiamo tutti benissimo che l’anima presenta tre facoltà: nutritiva sensitiva e razionale. Della prima non ci interessiamo per quanto riguarda il rapporto con la ragione mentre ci interessiamo delle altre 2 facoltà dell’anima: alla facoltà razionale spetta un ruolo per quanto riguarda il comportamento virtuoso mentre a quella sensitiva viene chiamata da Aristotele “facoltà desiderativa” e va a corrispondere molto col CARATTERE. Per questo Aristotele suddivide le virtù dell’anima in DIANOETICHE dell’anima razionale e ETICHE proprie della facoltà desiderativa o del carattere
La virtù etica come risultato di un lungo allenamento
La virtù etica e l'allenamento
Gli uomini per natura hanno la capacità di acquisire la virtù. Questo entrava in contrasto con l’intellettualismo etico socratico - platonico che si era sviluppato nelle case aristocratiche che credevano che le loro virtù si passassero in generazione a causa della loro casa d’origine. Aristotele invece dice che la formazione di un carattere virtuoso richiede molto esercizio ed inoltre c’è differenza tra l’insegnamento teorico e le azioni virtuose: infatti Aristotele non nega il compito importante dell’educatore che educa il discepolo ma egli da molta importanza allo scopo dell’educatore di far nascere nel discepolo la voglia di perseguire opere virtuose.
L’importanza della volontà nel conseguimento del bene
La volontà e il bene
Ciò che separa nettamente Aristotele dall’individualismo etico è il significato della volontà che egli instaura come raggiungimento di un bene. Platone e Socrate avevano insegnato che l’ignoranza permetteva cattive azione che magari conoscendo il bene non si sarebbero effettuate, ebbene invece Aristotele afferma che a spingere un uomo al conseguimento di un bene o di un male non è la propria ignoranza o intelligenza ma la propria volontà. Quindi l’azione virtuosa dipende dalla volontà da cui dipendono a loro volta anche le azioni viziose.
La ricerca del giusto mezzo e la giustizia
La ricerca del giusto mezzo
A questo punto la ricerca etica diventa MEDIETA’ ossia ricerca di un giusto mezzo tra due vizi: uno per eccesso e uno per difetto e un organo importante che dovrebbe utilizzare quest’equità, il giusto mezzo , è la giustizia della quale Aristotele analizza i molteplici significati: in particolare essa si identifica con la VIRTU’ perché essa cerchi sempre l’equilibrio dell’equità. Inoltre essa ha 2 significati particolari: giustizia distributiva( che tutto sia assegnato per meriti) e giustizia regolatrice (che serve per stabilire l’equità dei rapporti tra i cittadini)
Le virtù dianoetiche:la saggezza e la sapienza
Le virtù dianoetiche
Come abbiamo già detto le virtù dianoetiche sono le virtù dell’animo razionale: esse si distinguono in 2 facoltà: quella scientifica che comprende la scienza, l’intelligenza e la sapienza-
E quella calcolativa che comprende l’arte e la saggezza o prudenza
Inoltre particolare rilievo assumono la saggezza e la sapienza: la saggezza interviene ai livelli della vita pratica in quanto essa coopera per la virtù etica la quale è alla continua ricerca del giusto mezzo e quindi essa regola e ci da modo di calcolare quale sia il giusto mezzo.
Quindi se alla saggezza spetta guidare l’azione allora alla sapienza spetta l’indagine teorica.
Aristotele a proposito di ciò da un esempio paragonando alla saggezza un politico come Pericle, e alla sapienza dei filosofi come Anassagora o Talete o lo stesso Socrate.
Sapienza e Saggezza definiscono 2 distinte vite felici:la saggezza è alla portata di tutti i cittadini o diciamo di tutti quei cittadini che utilizzando la ragione sono consapevoli di farsi guidare da essa, mentre la sapienza è propria del filosofo che dedica la sua esistenza alla teoria e alla conoscenza e questa per Aristotele è in assoluto la portatrice di piu felicità
Domande da interrogazione
- Qual è il concetto di felicità secondo Aristotele?
- Come Aristotele distingue le virtù dell'anima?
- Qual è il ruolo della volontà nel conseguimento del bene secondo Aristotele?
- Cosa intende Aristotele per "giusto mezzo" e come si collega alla giustizia?
- Qual è la differenza tra saggezza e sapienza secondo Aristotele?
Secondo Aristotele, la felicità è il bene supremo e coincide con l'eudaimonia, che significa "essere in compagnia di un demone". Essa non si identifica con desideri terreni come la ricchezza o l'onore, ma con l'esercizio delle facoltà razionali e la virtù.
Aristotele distingue le virtù dell'anima in due categorie: le virtù dianoetiche, legate alla facoltà razionale, e le virtù etiche, legate alla facoltà desiderativa o al carattere.
Per Aristotele, la volontà è fondamentale nel conseguimento del bene. A differenza di Platone e Socrate, che attribuivano le cattive azioni all'ignoranza, Aristotele sostiene che è la volontà a determinare se un'azione è virtuosa o viziosa.
Il "giusto mezzo" è la ricerca di un equilibrio tra due vizi, uno per eccesso e uno per difetto. La giustizia, che cerca sempre l'equilibrio dell'equità, è strettamente legata a questo concetto e si manifesta in due forme: giustizia distributiva e giustizia regolatrice.
La saggezza è legata alla vita pratica e guida l'azione, mentre la sapienza è dedicata all'indagine teorica e alla conoscenza. La saggezza è accessibile a tutti i cittadini che usano la ragione, mentre la sapienza è propria dei filosofi e porta a una felicità più elevata.