Concetti Chiave
- Epicuro associa il piacere a una condizione di tranquillità e stabilità, distinguendo tra piaceri cinetici, che generano inquietudine, e piaceri catastematici, che portano alla serenità.
- Il calcolo razionale dei piaceri non mira all'accumulo di piaceri sensibili, ma alla liberazione dal dolore attraverso scelte razionali e frugali.
- Epicuro critica la ricerca sfrenata del godimento poiché porta al turbamento e al dolore, integrando nella sua dottrina la tradizionale virtù.
- La prudenza è la virtù razionale che guida le scelte, riprendendo alcune tesi di Socrate sull'intellettualismo etico: la conoscenza coincide con il calcolo dei piaceri duraturi.
- Il concetto di limite nel piacere implica la liberazione dal dolore: una volta che il dolore è azzerato, il piacere è completo e perfetto nell'istante.
Indice
Epicuro e la ricerca del piacere
Già nell'antichità il pensiero di Epicuro fu identificato dai suoi critici con una ricerca senza freni del piacere corporeo. In realtà, fin dall'inizio del nostro passo Epicuro associa il piacere con una condizione di tranquillità e stabilità: esso implica il placarsi di ogni tempesta dell'anima.
In altri testi Epicuro distingue tra piaceri cinetici, ossia quelli che implicano movimento (e dunque generano inquietudine e turbamento) e piaceri stabili, catastematici. Sono questi ultimi che vanno ricercati in modo razionale, con un vero e proprio calcolo.Il calcolo dei piaceri secondo Epicuro
Un simile calcolo non ci induce ad accumulare piaceri sensibili, ma a scegliere quelli che implicano una maggiore liberazione dal dolore. Con un geniale rovesciamento di prospettiva, dunque, secondo Epicuro il calcolo dei piaceri ci conduce, in ultima analisi, ad adottare un modo di vita ascetico e frugale. Epicuro chiarisce in modo definitivo che cosa s'intende per piacere: esso consiste nell'indipendenza dai desideri superflui; nel soddisfacimento di bisogni naturali che nasce da un saggio calcolo (e dunque da una scelta razionale).
La polemica di Epicuro contro i critici
Da qui la polemica contro coloro che «male interpretano» la sua dottrina identificandola con una sfrenata ricerca del godimento. Si noti che Epicuro non condanna la ricerca del godimento perché malvagia o turpe, ma perché essa porta in realtà al turbamento e dunque al dolore. Sebbene Epicuro desse grandissima enfasi al piacere e al dolore della carne, il passo che segue dimostra come egli cercasse di integrare nella sua concezione anche la tradizionale dottrina delle virtù.
La prudenza e le virtù secondo Epicuro
Ciò spiega l'accento posto sulla prudenza (phrónesis), la virtù razionale che ci permette di valutare i vantaggi e gli svantaggi che derivano dalle scelte e dai rifiuti. Dalla prudenza dipendono tutte le altre virtù. Qui, come in altri casi, Epicuro sembra riprendere, in un diverso contesto, alcune tesi dell'intellettualismo etico di Socrate: la virtù coincide infatti con la conoscenza, ossia con il calcolo razionale dei piaceri che ci porta a scegliere quelli più stabili e durevoli.
Il quadrifarmaco e il concetto di limite
La Lettera a Meneceo si apre con i primi due punti del quadrifarmaco: la liberazione dalla paura degli dèi e da quella della morte. Ora, verso la fine dello scritto, Epicuro espone gli altri due punti: il bene (ossia il piacere) è facile da raggiungere; il male (ossia il dolore) o è breve oppure si può sopportare facilmente.
È importante soffermarsi sul riferimento al concetto di «limite». Per capirne il senso si deve ricordare che per Epicuro raggiungere il piacere non implica l'accumulo (potenzialmente illimitato) di sensazioni piacevoli, ma la liberazione dal dolore. Una volta che il dolore è pari a zero, il limite estremo del piacere è raggiunto: non è possibile progredire. Proprio da questa concezione deriva una tesi centrale della sua etica, ossia che il piacere è completo e perfetto (raggiunge il suo limite estremo) nell'istante.
Domande da interrogazione
- Qual è la visione di Epicuro riguardo al piacere?
- Come si effettua il calcolo razionale dei piaceri secondo Epicuro?
- Perché Epicuro critica la ricerca sfrenata del godimento?
- Qual è il ruolo della prudenza nella filosofia di Epicuro?
- Cosa rappresenta il concetto di limite nel piacere per Epicuro?
Epicuro associa il piacere a una condizione di tranquillità e stabilità, distinguendo tra piaceri cinetici e catastematici, e promuove una vita moderata per raggiungere il piacere stabile.
Il calcolo razionale dei piaceri implica scegliere quelli che portano a una maggiore liberazione dal dolore, adottando uno stile di vita ascetico e frugale, basato sull'indipendenza dai desideri superflui.
Epicuro critica la ricerca sfrenata del godimento perché porta al turbamento e al dolore, non perché sia malvagia, ma perché non conduce alla vera felicità.
La prudenza è la virtù razionale che permette di valutare i vantaggi e gli svantaggi delle scelte, ed è fondamentale per il calcolo razionale dei piaceri e per il raggiungimento di una vita virtuosa.
Il concetto di limite nel piacere implica che il piacere è completo quando il dolore è pari a zero, e non richiede l'accumulo illimitato di sensazioni piacevoli, ma la liberazione dal dolore.