Concetti Chiave
- Aristotele, discepolo di Platone, fonda la sua scuola ad Atene, influenzando notevolmente la filosofia occidentale attraverso una vasta produzione di opere classificate in logica, filosofia della natura, filosofia pratica e poetica.
- Il suo pensiero si distacca da Platone, enfatizzando l'importanza delle idee come essenza e principio vitale delle cose, creando una metafisica basata su materia e forma, potenza e atto, e postulando Dio come motore immobile.
- L'etica di Aristotele si basa sulla ragione come moderatrice degli affetti e sulla ricerca della virtù come giusto mezzo tra opposti, con la giustizia come virtù riassuntiva e lo Stato come luogo per la realizzazione della felicità umana.
- Aristotele sviluppa una logica formale basata su categorie e sillogismi, che influenzerà la filosofia e la scienza occidentale per secoli, accettata anche da esperienze intellettuali diverse.
- Nell'età moderna, nonostante il declino delle sue teorie fisiche e astronomiche, le sue idee su logica, metafisica ed etica continuano a essere studiate e rivalutate, influenzando filosofi e scienziati.
Indice
- Giovinezza e formazione di Aristotele
- Fondazione del Liceo e accuse di empietà
- Opere e divisione dei suoi scritti
- Distacco da Platone e sviluppo del pensiero
- Metafisica e concezione dell'universo
- Etica e virtù aristoteliche
- Teorie politiche e lo Stato
- Logica e categorie aristoteliche
- Sillogismo e principi logici
- Fortuna e diffusione del pensiero aristotelico
- Eredità e influenza nel pensiero moderno
- Crisi e rinascita della logica aristotelica
- Metafisica e retorica nel Medioevo
- Riscoperta dell'etica e politica aristotelica
Giovinezza e formazione di Aristotele
Vita e opere Aristotele, pensatore greco (Stagira 384 - Calcide 322 a.
C.), figlio di Nicomaco, medico del re di Macedonia Aminta II, si recò diciottenne ad Atene per proseguire gli studi e frequentò l'Accademia platonica per circa vent'anni (dal 366 al 347). Alla morte di Platone si allontanò da Atene e visse presso Ermia, despota di Atarneo, ad Asso nella Misia, dove vi era una comunità filosofico - politica di vocazione platonica, poi a Mitilene e quindi di nuovo in Macedonia, dove il sovrano Filippo gli affidò l'educazione di Alessandro.Fondazione del Liceo e accuse di empietà
Tornò ad Atene, famoso per sapienza e saggezza, quando Alessandro salì al trono, e aprì una scuola nei pressi del tempio di Apollo Licio, un ginnasio-palestra, dotato, come al solito, di un giardino e di un luogo per la passeggiata (perìpatos). Peripatetica fu chiamata la scuola di Aristotele, dato che il Maestro teneva almeno una parte dei suoi corsi passeggiando. Alla morte di Alessandro (323) il partito nazionalista accusò di empietà Aristotele, il quale, lasciato il liceo nelle mani di Teòfrasto, si ritirò a Calcide, dove si spense l'anno successivo.
Opere e divisione dei suoi scritti
Attualmente, abbiamo circa una cinquantina di opere e di trattati scientifici detti acromatici, perché esposti a voce, non sempre tuttavia nella forma e nella composizione originaria, e pochi frammenti, spesso in forma dialogica degli scritti rivolti al gran pubblico (le così chiamate, opere esoteriche: Eatidemo, Salla jilosoyia, Protreptico). Possiamo indicare quattro gruppi di scritti aristotelici secondo una divisione del sistema, alla quale accenna il pensatore medesimo. 1) Scritti di logica, noti col titolo non aristotelico di Organon, che comprendono: Sull'interpretazione, Categorie, Analitici, Topici, Elenchi sofistici, e i 14 libri della Metafisica (anche questo titolo non di Aristotele che chiamava questa scienza " Filosofia prima " o " teologica "); 2) Scritti di filosofia della natura: Sull'anima, Sul cielo, Sulle meteore, 8 libri di Lezioni di Fisica e altri trattati sulla storia, la vita e le parti degli animali; 3) Scritti di filosofia pratica; Etica Nicomachea, Etica Eudemia, Politica , la Costituzione degli Ateniesi. 4) Scritti di poetica: [url=http://www.scribd.com/doc/13848489/Aristotele-Poetica-Trahttp://www.scribd.com/doc/13848489/Aristotele-Poetica-Trad-Manara-Valgimigli-Ed-Universale-Laterzad-Manara-Valgimigli-Ed-Universale-Laterza]Poetica[/url] e Retorica.
Distacco da Platone e sviluppo del pensiero
Pensiero dell'autore Dopo aver ascoltato Platone per vent'anni, Aristotele si distacca dal pensiero del maestro. L'esigenza importantissima in lui é di rimuovere quel duplicato della realtà , che sono le idee, facendo di esse non solo l'essenza delle cose, ma altresì il principio che ne sancisce la vita e lo sviluppo. Mentre crolla in tal modo la costruzione platonica del mondo iperuranio, si delinea la possibilità di conoscere in modo scientifico il mondo naturale e organico, che ubbidisce a sicure leggi. Ma si struttura altresì quella metafisica aristotelica della materia e della forma, come potenza e atto, che vede la realtà ordinata secondo gli stadi di una reale percezione e diretta verso un fine ultimo, che o nello stesso tempo causa motrice e motore immobile di tutto il processo: Dio.
Metafisica e concezione dell'universo
La metafisica di Aristotele ha a suo fondamento l'idea di un Dio che nella sua essenza è ragione. Ma Dio è pure, indirettamente, causa della particolare strutturazione dell'universo, cioè del suo assetto fisico. Si ordinano, difatti, secondo il criterio della maggiore vicinanza a Dio, i cieli fatti di etere, poi il fuoco, l'aria e l'acqua. Nel punto più basso di questo unico cosmo, conchiuso e finito, al centro della sfera, gravita la Terra. I cieli l'avvolgono, e perifericamente a tutto vi è Dio, che perpetua, con l'attrazione che esercita, il movimento. Tali dottrine fisiche aristoteliche rappresentano la base di quel sistema astronomico, detto tolemaico, che sarà demolito solo nel Rinascimento dalla rappresentazione eliocentrica di Copernico. Le quattro essenze sublunari (terra, acqua, aria, fuoco) compongono, mischiate, i corpi terreni, i quali si distinguono in: inorganici, organici, viventi, animati, intelligenti. Gli animali hanno senso e appetito, e in più una capacità di movimento, che li contraddistingue dai vegetali. Fra gli animali l'uomo è dotato di ragione, oltre che di sensibilità di memoria. La ragione o la capacità di ricevere le idee, cioè le essenze delle cose, da parte di una intelligenza attiva che sola è in grado di fornirgliele in occasione delle attestazioni dei sensi (nihil est in intellectu quod prius non fuerit in senso). Quando però quel rapporto particolare di materia e forma, che rappresenta l'individuo, si rompe con la morte, e l'anima non ha possibilità di una sopravvivenza autonoma, l'intelligenza attiva, che è propria di Dio, non ha più modo di esercitare la sua funzione e si ritrae.
Etica e virtù aristoteliche
Aristotele, come esclude la possibilità di sopravvivenza dell'anima individuale, cosi nega un'autentica intelligenza attiva all'uomo. L'intelligenza non ha solamente funzione conoscitiva. Gliene è attribuita anche un'altra, che è quella di controllare gli affetti, tenendoli lontani da quelle oscillazioni in eccesso o in difetto, proprie di ciò che non è razionale. Qui è il fondamento dell'etica aristotelica, che ha una base rigorosamente razionale. Pure se il fine dell'agire si presenta come ricerca della felicità , la felicità che compete all'uomo o quella che deriva dall'appagamento di quello che egli ha di peculiare, cioè la ragione. Questo però non implica che la felicità scaturente dalla soddisfazione degli appetiti naturali debba essere fuggita. Aristotele non condivide il rigorismo etico di Platone, che respinge tutto quello che in etica sia mescolato di sensibile. L'operosità della ragione nel campo dell'etica dà origine a tre virtù da Aristotele definite dianoetiche: prudenza, sapienza, intelligenza. In quanto moderatrice degli affetti, la ragione realizza le virtù del giusto mezzo (etiche), equidistanti dagli eccessi: la forza d'animo (media tra temerarietà e paura), la temperanza (lontana sia dall'ingordigia che dall'astinenza), la liberalità (che non è prodigalità , nè avarizia). Tra queste virtù del giusto mezzo, quella che tutte le riassume è la giustizia, con cui a ciascuno é attribuito ciò che gli compete.
Teorie politiche e lo Stato
Avendo la giustizia come suo scopo, lo Stato è il luogo proprio dove può realizzarsi quella felicità a cui legittimamente aspira la natura dell'uomo mediante l'esercizio della virtù. Aristotele non indulge nella descrizione dello Stato ideale, ma analizza gli Stati reali e le loro costituzioni. Lo Stato è propriamente esercizio del comando. Questo può essere indifferentemente esercitato da uno solo, dai migliori, da tutto il popolo, senza che nessuna delle corrispondenti forme di Stato (monarchia, aristocrazia, repubblica) possa pretendere di essere l'unica e l'ottima. E viceversa ciascuna di siffatte forme, quando perde di vista l' scopo specifico del bene della comunità e a questo sostituisce l'utile particolare, decade in una forma degenerativa (tirannia, oligarchia, demagogia). Appare connaturata alle teorie politiche di Aristotele quella tendenza sistematica, che già si era manifestata nel campo dell'etica, con l'elencazione delle virtù, e che si sarebbe espressa pure a proposito della retorica, con la distinzione dei generi dell'eloquenza (dimostrativa, deliberativa, giudiziaria), o a proposito dell'arte con la classificazione delle varie forme di poesia, o nell'ambito degli studi naturalistici. In uqesto modo appare il genio sistematico del pensiero greco. Non si comprenderebbe a pieno tale aspetto del pensiero aristotelico e la funzione da esso per secoli esercitata qualora non lo si cogliesse nelle sue radici, nella logica, vale a dire nello strumento con il quale si opera l'analisi quel pensiero che fornisce teorie metafisiche, fisiche, etiche, politiche, estetiche. In questo modo la logica acquisisce carattere di pregiudizialità e diventa il fondamento di tutte le altre dottrine. Tale carattere formale spiega anche l'universale accettazione cui andò incontro la logica, la quale era utilizzabile, come di fatto é accaduto, anche per esperienze intellettuali differenti da quella aristotelica.
Logica e categorie aristoteliche
Aristotele parte da una indagine del discorso, le cui parole definiscono o sostanze, o proprietà delle sostanze. Fornisce in questo modo una tabella di dieci categorie sostanza (p. es.: l'uomo), quantità (p. es.: due cubiti), qualità (p. es.: bianco), relazione (p. es.: maggiore), il dove (p. es.: in Atene), il quando (p. es.: ieri), la situazione (p.es.: siede, giace), lo stato (p. es.: e armato), l'agire (p. es.: taglia), il patire (p. es.: è tagliato). Queste categorie, oltre a istituire i dieci essenziali modi dell'essere, rappresentano i dieci predicati essenziali del giudizio, che consiste appunto nella attribuzione o negazione di un predicato a una sostanza.
Sillogismo e principi logici
Il giudizio può essere affermativo negativo, vero falso, universale oppure particolare. I giudizi sono legati fra di loro in due modi. Vi e una forma di ragionamento che va dai particolari all'universale. Questo ragionamento si fonda principalmente sull'esperienza e mira a generalizzarne i risultati. Il suo livello di indubitabilità non è mai assoluto, e solo a poco a poco crescente in rapporto alla larghezza dell'esperienza su cui si fonda. Vi è un'altra forma di collegamento, per cui dall'universale si passa al particolare il sillogismo. Esso e il metodo dimostrativo per eccellenza e consiste nella connessione di due giudizi mediante un termine medio: p. es. "Gli uomini sono mortali. Socrate è un uomo. Socrate è mortale". Il concetto di uomo, mentre é proclamato, (identico a quello di mortale, diventa predicato di Socrate, il che consente di concludere circa la mortalità di Socrate medesimo. La conclusione di un sillogismo può divenire premessa di uno successivo. La catena dei sillogismi è però connessa a degli assiomi, vale a dire principi subito certi e indimostrabili, sul cui fondamento di verità si fonda il pensiero. Il sillogismo può a volte prendere il via da premesse che non sono probabili, e divenire in questo modo pura tecnica dell'inganno. Ma pure l'inganno sofistico presuppone il riconoscimento di principi logici (universali, cui sempre il pensiero ubbidisce nel suo procedere: il principio di identità e di non-contraddizione, per cui una cosa non può essere contemporaneamente se stessa e il suo contrario). Il principio di identità , nella consapevolezza di Aristotele, è stato il principio logico supremo, cui si é ispirata per due millenni tutta quanta la civiltà occidentale: non solo la filosofia, ma pure la matematica e la scienza. Esso ripresenta limitata in termini logici la concezione parmenidea dell'essere immutabile. Per tale concezione il divenire era una irrazionale apparenza. Il pensiero moderno è stato invece nella sua essenza affermazione del divenire. Ha qui la sua ragione di essere quella opposizione ad Aristotele che contraddistingue il pensiero moderno, dal Cinquecento in poi.
Fortuna e diffusione del pensiero aristotelico
Nel periodo ellenistico greco-romano il pensiero e la scuola di Aristotele non ebbero grande fortuna, ma la prima età cristiana se si eccettua il lavoro dei commentatori Alessandro, Temistio, Simplicio mostrò molto interesse per Aristotele. Nella Scolastica le opere aristoteliche diventarono invece sia testi ufficiali (San Tommaso), in seguito alle traduzioni arabe sostenute da califfi illuminati e alle traduzioni latine, dall'arabo prima e dal greco poi, che da Toledo e dalla corte di Sicilia si diffusero in tutto il mondo cristiano. Sono di tale periodo anche i grandi commenti ebrei e arabi di Avicenna e Maimonide. Nell'Umanesimo e nel Rinascimento sono rilevanti la filologia aristotelica e la disputa fra averroisti (commentatori arabi di Aristotele) e alessandristi (commentatori greci) specialmente alle università italiane di Padova e di Bologna (Pomponazzi). L'aristotelismo é inoltre al centro della polemica circa la nuova visione del mondo e della scienza. Nell'epoca moderna cadrà il sistema fisico e astronomico di Aristotele, ma la Filosofia e la scienza nelle loro parti e nella loro totalità , nei fondamenti e nel compito ad esse assegnato, sono creazioni aristoteliche e costituiscono ancor oggi il contenuto del nostro patrimonio filosofico e culturale. Greco di ascendenza (Stagira era colonia jonica) Aristotele vede crollare la città -stato (polis) e assiste agli inizi della ellenizzazione del mondo mediterraneo, ma come precettore egli ha certamente trasmesso ad Alessandro l'essenza della civiltà della polis l'idea che "tutti" gli uomini possono diventare cittadini di un "solo" Stato, in quanto essi hanno una sola e stessa natura e che l'impero, d'altra parte, deve poter essere l'espressione non di una casta o popolo, ma di una civiltà . Come fondatore del Liceo, Aristotele ha dimostrato in maniera definitiva che la ricerca specializzata (fisica, storica, naturalistica), vale a dire il lavoro dello scienziato, deve radicarsi nell'universalità dell'ideale, della filosofia, vale a dire nella visione che l'uomo ha di sé e del mondo in cui vive. Ogni pensatore è uomo del proprio tempo e pertanto presenta consapevolmente il suo sistema all'interno di una evoluzione culturale. Per tali motivi fondamentali oggi possiamo dire che Aristotele è il mediatore della cultura del mondo greco classico e il pensiero medievale e moderno.
Eredità e influenza nel pensiero moderno
L'aristotelismo era indirizzato, per la forza speculativa che lo caratterizza, a rimanere nei secoli il punto di riferimento indispensabile degli studiosi, sia per quanto concerne il mondo fisico che per quanto concerne i problemi della logica, della metafisica, dell'antropologia, dell'estetica, dell'etica e della politica.
Crisi e rinascita della logica aristotelica
Il prestigio scientifico di Aristotele riguardo allo studio della natura fisica (biologia, fisica, astronomia) entrò in crisi e cadde poi per sempre agli inizi dell'età moderna, principalmente con Galileo e con l'avvento delle scienze positive?, viste come conoscenze differenti e spesso pure avverse alla filosofia della natura; invece, la logica, la metafisica e l'etica di Aristotele hanno sempre attraversato le crisi culturali accadutesi lungo la storia, e ancora adesso la proposta aristotelica trova persuasi ed interessati studiosi. La logica Aristotelica fu sviluppata dai pensatori stoici prima dell'arrivo della religione cristiana; in seguito, il mondo cristiano latino entrò in possesso della logica di Aristotele grazie alle versioni in latino di Severino Boezio. Nel Medioevo la logica aristotelica fu mantenuta, studiata e irrobustita senza soluzione di continuità , principalmente a prendere il via da Abelardo e in seguito da Tommaso d'Aquino, per terminare con Giovanni Duns Scoto. Nell'età moderna, come risposta all'abbandono della logica aristotelica da parte di Hegel, una nuova spinta agli studi aristotelici fu determinata dall'opera di Adolf Trendelenburg. In seguito, il pensatore tedesco Franz Brentano determinò una svolta nella filosofia europea del primo Novecento riprendendo dalla logica aristotelica e scolastica la concezione di ?intenzionalità . Similmente, nello stesso periodo, l'americano Charles Sanders Peirce sviluppò in maniera fondamentale gli studi di logica su basi aristoteliche. Connessa alla logica, la retorica di Aristotele è stata di nuovo al centro degli studi di molti autori che nel Novecento si sono occupati alle scienze sociali (come Theodor Viehweg e Chaim Perelman), rinvenendo in Aristotele il metodo topico-dialettico.
Metafisica e retorica nel Medioevo
La metafisica di Aristotele non fu nota nel mondo latino agli inizi del Medioevo, ma fu mantenuta dagli Arabi che la tramandarono in seguito ai latini nel secolo XIII, dando inizio ai sistemi di Alberto Magno e di Tommaso d'Aquino (vedi cap X). Nel Rinascimento la tradizione aristotelica, in parte combattuta ed discriminata, fiorisce nella scuola padovana (Pietro Pomponazzi).
Riscoperta dell'etica e politica aristotelica
Nell'Ottocento, come reazione alla filosofia idealistica di Hegel, Adolf Trendelenburg ripropone il pensiero di Aristotele. Nel ventesimo secolo hanno riesaminato con interesse le dottrine metafisiche di Aristotele autori rilevanti come Hans-Georg Gadamer e Joachim Ritter. L'etica di Aristotele viene nel nostro tempo riscoperta dai ricercatori europei e americani, specialmente grazie all'importante saggio sulla concezione di virtù? a cura dello scozzese Alasdair MacIntyre negli anni Sessanta in America e prestissimo reso in tutte le lingue dell'occidente. Per quanto concerne in particolare l'etica pubblica o politica, nella seconda metà del Novecento molti scrittori tedeschi (come ad esempio Leo Strauss, Hannah Arendt, Eric Voegelin, Wilhelm Hennis e Hans Maier) si sono rifatti ai principali principi dell'aristotelismo. La filosofia di Aristotele, alla stregua di quella di Platone, era destinato a restare per sempre una categoria fondamentale del filosofare, difatti Aristotele viene studiato e spiegato nell'età ellenistica e dai pensatori neoplatonici; rimane un pilastro fondamentale della filosofia cristiana, principalmente dopo Boezio e diviene il Filosofo per antonomasia nel XIII secolo e per tutto il periodo rinascimentale dove la il suo pensiero predomina sul piano della logica e del naturalismo.
Domande da interrogazione
- Qual è stato il percorso formativo e professionale di Aristotele?
- Quali sono i principali gruppi di scritti di Aristotele?
- Come si differenzia il pensiero di Aristotele da quello di Platone?
- Qual è il ruolo della logica nel sistema filosofico di Aristotele?
- Qual è l'eredità di Aristotele nel pensiero moderno e medievale?
Aristotele, nato a Stagira, si trasferì ad Atene a 18 anni per studiare all'Accademia platonica per circa vent'anni. Dopo la morte di Platone, si spostò in varie località, tra cui Asso e Mitilene, e fu precettore di Alessandro Magno in Macedonia. Tornò ad Atene per fondare la sua scuola, il Liceo, e infine si ritirò a Calcide.
Gli scritti di Aristotele si dividono in quattro gruppi: logica (Organon), filosofia della natura, filosofia pratica (Etica Nicomachea, Politica), e poetica (Poetica e Retorica).
Aristotele si distacca da Platone rifiutando l'idea di un mondo iperuranio e proponendo una conoscenza scientifica del mondo naturale. Introduce la metafisica della materia e della forma, con Dio come causa motrice e motore immobile.
La logica è fondamentale nel pensiero di Aristotele, fornendo la base per l'analisi e la costruzione di teorie metafisiche, fisiche, etiche e politiche. La logica aristotelica è stata accettata universalmente e ha influenzato la civiltà occidentale per secoli.
Aristotele ha influenzato la Scolastica medievale e il pensiero moderno, con la sua logica, metafisica ed etica che continuano a essere studiate. La sua filosofia ha attraversato crisi culturali e ha contribuito alla formazione del pensiero scientifico e filosofico occidentale.