Chiaravaleo
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Indice

  1. La metafisica che indaga la sostanza
  2. La metafisica e il problema del divenire

La metafisica che indaga la sostanza

La sostanza è la natura necessaria di un ente preciso e determinato questo qui (tode ti) che esiste di per sé. Per sostanza Aristotele intende un individuo concreto che funge da soggetto ontologico di proprietà e da soggetto logico di predicati.

Esempio.
Questo uomo Socrate, al quale io riferisco una serie di proprietà (alto, basso, grasso ecc..)

Il questo qui, il soggetto sostanziale è un ente autonomo, cioè qualcosa che a differenza delle proprietà che gli vengono attribuite, ha vita propria:

Es: una foglia (sostanza) verde (accidente)
La sostanza per Aristotele è sempre individuale. Vediamo però da che cosa è composta. I Naturalisti indicano negli elementi naturali il principio sostanziale , quindi la materia di cui è composto un ente.; i platonici il principio sostanziale nella forma( le idee). Aristotele sintetizza le due posizioni : la sostanza è sinolo(Synolon) cioè insieme indissolubile di materia e forma.

  • La materia: è il supporto materiale che rende possibile l’esistenza di quella sostanza , può assumere diverse forme.
  • La forma: è la struttura in cui si organizza la materia e fa si che un “questo qui”sia quello che è invece di essere altro.

La forma non è da confondersi con l’aspetto esterno , con l’apparenza, la forma è l’essenza di quella cosa , l’insieme delle caratteristiche che rendono quella cosa esattamente ciò che è.

Esempio.
Socrate la sua forma è la natura razionale che lo caratterizza come essere umano.

Sinolo: significa tutto insieme, la materia e la forma sono indivisibili l’una dall’altra, non esiste forma in assenza di Materia che ne renda possibile l’esistenza. (non esiste una torta senza l’impasto da cui è costituita.)

Diversamente dalle idee platoniche, per Aristotele l’essenza di una sostanza è sempre intera alla sostanza stessa.

La metafisica e il problema del divenire

A partire dalla nozione di Materia e Forma, Aristotele affronta il problema del divenire, cioè del cambiamento e del movimento.
Questione: in che modo gli enti cambiano e si modificano pur rimanendo gli stessi? Aristotele vuole trovare una sintesi tra Parmenide ed Eraclito. Per lui il divenire non è un passaggio dal non essere all’essere ma una trasformazione dell’Essere da uno stadio ad un altro. Per spiegarli il filosofo usa le nozioni di atto e potenza, specificando che non possono essere definiti ma solo compresi attraverso esempi.

  • La potenza (dynamisis): è la possibilità per la Materia di assumere una nuova forma. La potenza non è forza ma è potenzialità: il cucciolo è un cane adulto in potenza; l’uovo è la gallina in potenza.
  • La potenza è connessa alla materia che ha la potenzialità di essere plasmata in diverse forme.
  • L’atto (entelecheia) è invece la realizzazione della potenzialità, ciò che effettivamente l’ente è in base alla sua forma.
  • L’atto è completa realizzazione: il cane è il cucciolo realizzato; la gallina è l’uovo realizzato. L’atto è connesso alla forma perché un ente è ciò che è, qui ed ora, per effetto della forma che struttura la materia.

Cosi come la coppia materia e forma spiega la sostanza, così la coppia potenza e atto spiega il divenire. La potenza è il punto di inizio e l’atto il fine.
C’è cambiamento quando la materia assume in atto la forma che aveva in potenza.
questo cambiamento non è libero però, è necessitato: la ghianda può diventare quercia ma non diventerà ami abete. La potenza può attualizzarsi oppure no ma nel caso si realizzi diventerà sempre un atto specifico. A differenza di quello che potremmo pensare, l’atto viene prima della Potenza da diversi punti di vista:

  • Logicamente: solo l’atto ci permette di conoscere la potenza.
  • Cronologicamente: perché un ente in potenza è stato generato da uno già in atto.

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