Concetti Chiave
- Aristotele è uno dei fondatori del pensiero filosofico occidentale, cercando di conciliare le teorie di Parmenide e Eraclito sul cambiamento e l'essere.
- La filosofia di Aristotele è considerata una "scienza delle cause", che analizza i fenomeni attraverso quattro cause: formale, materiale, efficiente e finale.
- La metafisica aristotelica studia la realtà oltre il fisico, definendo l'immanenza come la qualità inseparabile dalla sostanza a cui appartiene.
- Aristotele considera la sostanza come un principio attivo, dove forma e materia si uniscono per determinare l'identità di un oggetto.
- L'esempio della sillaba illustra come la forma determina l'unità e specificità di una sostanza, al di là dei suoi elementi materiali.

Indice
Aristotele: cenni sulla sua vita e sintesi del pensiero filosofico
Nel panorama filosofico Aristotele, assieme al suo maestro Platone e a Socrate, può essere identificato come uno dei padri fondatori del pensiero filosofico. Aristotele nacque fra il 384 ed il 383 a.C. a Stagira, in Macedonia, che all’epoca era una colonia greca in Tracia. Secondo le ricostruzioni, Nicomaco, padre di Aristotele, era il medico di corte del re Aminta III, e per questo motivo si ritiene che Aristotele abbia vissuto nella capitale del regno di Macedonia, ovvero la città di Pella. Infatti, secondo le ricostruzioni, proprio per questo motivo si ritiene che Aristotele fu istruito circa la conoscenza delle discipline quali la fisica e la biologia. Il pensiero filosofico di Aristotele si pone in continuità con la strada tracciata dal maestro Platone, ovvero l’esigenza di ricercare e individuare un principio, un dogma, capace di spiegare il come e il perché avvengono i cambiamenti nell’osservazione del mondo naturale. E, sempre sulla scia degli studi avviati dal maestro, all’interno dei suoi discorsi sulla filosofia, Aristotele dimostra di padroneggiare sia i capisaldi del pensiero di Parmenide sia quelli di Eraclito, pur essendo questi fra loro contrapposti. In merito, il tentativo di Aristotele consiste nel tentare di conciliare queste due posizioni, quindi trovare una via d’accordo mediante cui conciliare il concetto di essere statico, teorizzato da Parmenide, con il concetto di “divenire” teorizzato da Eraclito. Dal tentativo di conciliazione fra queste due concettualizzazioni antitetiche, per Aristotele risulta che sì, tutto scorre- panta rei- ma questo mutamento non avviene per un caso fortuito, ma avviene in virtù dello schema dettato dalle regole naturali. Da questo presupposto, risulta che la filosofia aristotelica sia una “scienza delle cause”, il cui scopo è quello di sviscerare e affrontare in maniera sistematica i fenomeni posti in relazione al problema dell’essere, e studiarne le determinazioni che ne conseguono. Intendendo la filosofia come scienza delle cause, Aristotele individua quattro possibili declinazioni della “causa” oggetto di studio:
- la causa formale, ovvero l’essenza e le qualità dell’oggetto
- la causa materiale, ovvero la concezione secondo cui la materia rappresenta ciò senza cui l’oggetto non può esistere
- la causa efficiente, ovvero il fatto che produce il mutamento, o l’evoluzione
- la causa finale, cioè l’intenzionalità per cui l’oggetto esiste, ovvero il suo scopo ultimo.
Il concetto di Immanenza nella filosofia aristotelica
Nel IV sec a.C. Aristotele scrisse una serie di trattati, che furono successivamente raccolti ne “la Metafisica”, letteralmente “ciò che viene dopo la scienza” (“scienza” intesa come fisica, quindi come scienza che studia i fenomeni naturali). Con l’espressione metafisica aristotelica si intende lo studio di tutte le realtà inerenti alla conoscenza, ma che si pongono dopo lo studio della realtà fisica, o naturale, che circonda l’uomo. Infatti, per introdurre il concetto di metafisica, Aristotele afferma che prima si deve conoscere la realtà in tutte le sue forme e sfaccettature, e che solo dopo aver fatto ciò, ovvero conoscere la realtà fisica, si può passare allo studio della metafisica, ovvero le realtà non immediatamente visibili all’uomo. Partendo da questo presupposto, Aristotele definisce la metafisica come “filosofia prima” in quanto orientata in primo luogo a comprendere le cause fisiche che determinano la realtà, e in secondo luogo poiché si occupa di trovare una spiegazione plausibile ai fenomeni. Negli scritti della Metafisica, Aristotele affronta e sviscera il concetto di “Immanenza”, che si pone come concetto metafisico riferito alle qualità possedute da qualcosa che esiste, che è immanente. Questo concetto filosofico implica che una qualità, che appartiene alla natura di un determinato essere o fenomeno, non può esistere se separata dall’unità di cui fa parte. Tuttavia, il concetto di immanenza implica anche il legame fra sostanza e forma in quanto rispettivamente causa formale e causa materiale della proprietà oggetto di studio. La concezione della sostanza come forma non significa che Aristotele nella Metafisica promuova al rango di sostanze prime le sostanze seconde di cui parla lo scritto sulle Categorie o addirittura le idee platoniche. La forma non è infatti intesa come genere, o come universale, o ancora come modello separato delle cose concrete, bensì come principio di determinazione, causa immanente (cioè interna) a ogni sostanza individuale. E quindi, se la materia è assenza di determinazione- sinolo, è la materia che ha assunto una forma ben precisa, per quanto anch'essa sia una sostanza. Secondo questo modo di procedere, nella metafisica aristotelica la sostanza è da ritenersi come un principio attivo, in virtù del quale ogni sostanza individuale assume la forma di un determinato "questo".
L'esempio della sillaba
Per chiarire la funzione della forma come principio di determinazione e causa immanente della sostanza, Aristotele ricorre a una similitudine di origine grammaticale, detta anche sillogismo, che egli esplica nello scritto “Analitici primi”, che costituisce la pima parte della “Logica”. Quindi, in questa sezione introduttiva alla logica, il filosofo stagirita tenta di chiarire le regole poste alla base della logica, ovvero i principi di identità e il principio di non contraddizione. Al fine di spiegare in maniera chiara e fruibile le sue premesse, Aristotele ricorre ad una spiegazione di tipo grammaticale, prendendo in esame una sillaba, costituita dalle lettere A e B. Egli osserva che la sillaba è costituita da alcune lettere, che ne rappresentano gli elementi materiali, la materia (in greco, lo stesso termine stoichèion sta per "lettera" dell'alfabeto e, appunto, per "elemento"). Ma, per formare una sillaba non sono sufficienti le lettere di cui essa consta (cioè la sua materia): BA non equivale semplicemente alla somma di B con A; infatti, quando le lettere sono separate, esse rimangono, ma la sillaba viene meno. La forma, d'altra parte non è qualcosa che si può aggiungere alle due lettere in questione, ma rappresenta la specifica e determinata unità di quelle lettere che si realizza in una certa sillaba, ovvero la ragione, la causa finale per cui proprio quelle due lettere costituiscono la sillaba BA e non quella AB. Analogamente, la forma rappresenta il principio fondamentale di una determinata sostanza individuale, in quanto è causa del fatto che essa è una sostanza specifica e non un'altra: per esempio, è la forma che fa di questa carne e di queste ossa un uomo e non un cane.
Per ulteriori approfondimenti sulla filosofia aristotelica vedi anche qua
Domande da interrogazione
- Chi era Aristotele e quale fu il suo contributo alla filosofia?
- Quali sono le quattro cause identificate da Aristotele nella sua filosofia?
- Come definisce Aristotele il concetto di immanenza nella sua metafisica?
- Qual è l'esempio utilizzato da Aristotele per spiegare la funzione della forma?
- In che modo Aristotele differenzia la sua concezione della forma dalle idee platoniche?
Aristotele, nato tra il 384 e il 383 a.C. a Stagira, è considerato uno dei padri fondatori del pensiero filosofico, insieme a Platone e Socrate. Il suo contributo principale fu la ricerca di un principio che spiegasse i cambiamenti nel mondo naturale, conciliando le idee di Parmenide e Eraclito.
Aristotele individua quattro cause: la causa formale (essenza e qualità dell'oggetto), la causa materiale (materia necessaria per l'esistenza dell'oggetto), la causa efficiente (fattore che produce il cambiamento) e la causa finale (scopo ultimo dell'oggetto).
Aristotele definisce l'immanenza come una qualità che appartiene alla natura di un essere o fenomeno e non può esistere separata dall'unità di cui fa parte. La forma è vista come causa immanente, interna a ogni sostanza individuale.
Aristotele utilizza l'esempio della sillaba, composta dalle lettere A e B, per spiegare che la forma non è solo la somma delle lettere, ma la specifica unità che le costituisce in una sillaba, rappresentando il principio fondamentale di una sostanza.
Aristotele non considera la forma come un genere o un modello separato delle cose concrete, ma come un principio di determinazione interno a ogni sostanza individuale, differenziandosi dalle idee platoniche che sono viste come entità separate.