Concetti Chiave
- La dottrina della separazione dei poteri, formulata da Locke e sviluppata da Montesquieu, è fondamentale per evitare sconfinamenti tra legislativo, esecutivo, e giudiziario.
- Nel Medioevo e nelle monarchie assolute, il potere giudiziario spesso spettava al re, in parte influenzato dall'idea di giustizia divina.
- Il cesarismo descrive governanti come Giulio Cesare e Lorenzo de' Medici, che pur mantenendo istituzioni repubblicane, esercitavano un controllo assoluto.
- In Italia, il conflitto tra i poteri si è manifestato con episodi come il rifiuto del re di firmare il decreto di stato d'assedio nel 1922.
- Negli anni '70, il ministro Cossiga si scontrò con la magistratura riguardo a un'estensione dei poteri della polizia, ma la Corte Costituzionale infine appoggiò la sua proposta.
Indice
Evoluzione della separazione dei poteri
La questione della separazione dei poteri – legislativo, esecutivo e giudiziario – è sempre attuale e succede che a volte si vengano a creare delle accuse reciproche di sconfinamento creando così condizioni di conflitto fra organismi istituzionali. Nel corso del tempo la dottrina della separazione dei poteri ha subito una certa evoluzione.
Origini storiche e influenze
L’idea nacque con il filosofo inglese John Locke, vissuto nella seconda metà del XVII secolo,ma è soprattutto nel secolo successivo che essa si sviluppò con il pensatore francese illuminista Montesquieu. L’opera in cui egli indica le linee guida dello stato moderno si chiama “Lo spirito delle leggi” (= L’esprit des lois), pubblicato nel 1748. II potere legislativo elabora le leggi, chi ha il potere esecutivo le fa eseguire, mentre il potere giudiziario ho il compito di punire coloro che le hanno trasgredite. In altri termini, questo significa che in uno stato costituzionale, gli organi statali devono sempre agire in conformità con le leggi. Si tratta di un principio che è stato recepito da tutte le Costituzioni moderne, prima fra tutte da quella del 1789, votata dall’Assemblea Nazionale francese, all’inizio della Rivoluzione. Prima, nella maggior parte dei casi, il potere giudiziario spettava al re che in certi casi poteva anche delegare. Era un modo di gestire la giustizia tipico del Medioevo e delle monarchia assolute. Occorre anche precisare che con l’avvento del Cristianesimo, spesso la giustizia del re coincideva con quella divina e chi governava poteva essere giudicato solo da Dio,e soltanto nell’aldilà; d’altra parete, è noto come il potere monarchico avesse delle origini divine.
Cesarismo e potere assoluto
Esistono anche casi di governanti che pur non modificando le istituzioni, di fatto si sono comportati come monarchi assoluti. In tal caso si parla di “cesarismo” e ne costituiscono degli esempi significativi Giulio Cesare, Augusto e Lorenzo de’ Medici. Come Giulio Cesare, Augusto, pur rispettando le istituzioni repubblicane, ottenne un potere che lo rese “primus inter pares”. Egli non eliminò l’antica aristocrazia senatoriale, ma gli affiancò un gruppo di uomini di affari e di funzionari che gli erano fedeli con il fine di controllare gli organi repubblicani e di governare in suo nome le province facenti parte dell’Impero. Lorenzo de’ Medici non tenne un comportamento molto diverso. Nella Firenze del Rinascimento, egli non abolì le istituzioni repubblicane, ma fece in modo di pilotarne le decisioni influenzando la nomina, per sorteggio, di coloro che avrebbero ricoperto incarichi pubblici.
Conflitti moderni tra poteri
Il conflitto fra i tre poteri si è avuto anche in tempi più recenti, dopo l’unità d’ Italia. Il conflitto più significativo si ebbe nel 1922 quando il re Vittorio Emanuele III si rifiutò di firmare il decreto di stato d’assedio che era stato predisposto da Luigi Facta, allora presidente del Consiglio. Eravamo nel 1922, nel momento della marcia su Roma di Mussolini. Negli anni ’70, il ministro degli interni Cossiga, che deteneva il potere esecutivo, entrò in conflitto con la Magistratura a proposito del trattamento che avrebbe dovuto riservare a coloro che erano sospettati di azioni terroristiche. Egli aveva proposto una legge che avrebbe esteso i poteri della polizia, ma il Tribunale di Padova prima e la Corte d’Assise di Torino poi, che detenevano il potere giudiziario, ritennero la proposta contraria alla Costituzione. Tuttavia, in secondo momento la Corte Costituzionale dette ragione a Francesco Cossiga.
Domande da interrogazione
- Qual è l'origine della dottrina della separazione dei poteri?
- Come si manifestava il potere giudiziario prima della separazione dei poteri?
- Cosa si intende per "cesarismo" e quali sono alcuni esempi storici?
- Qual è stato un conflitto significativo tra i poteri dello Stato in Italia dopo l'unità?
- Qual è stato il conflitto tra il potere esecutivo e giudiziario negli anni '70 in Italia?
La dottrina della separazione dei poteri ha origine con il filosofo inglese John Locke nel XVII secolo e si sviluppa ulteriormente nel XVIII secolo con Montesquieu, che ne delinea le linee guida nel suo lavoro "Lo spirito delle leggi".
Prima della separazione dei poteri, il potere giudiziario era spesso nelle mani del re, che poteva delegarlo. Questo era tipico del Medioevo e delle monarchie assolute, dove la giustizia del re coincideva spesso con quella divina.
Il "cesarismo" si riferisce a governanti che, pur rispettando le istituzioni, si comportano come monarchi assoluti. Esempi storici includono Giulio Cesare, Augusto e Lorenzo de’ Medici.
Un conflitto significativo si è verificato nel 1922 quando il re Vittorio Emanuele III si rifiutò di firmare il decreto di stato d'assedio predisposto da Luigi Facta, durante la marcia su Roma di Mussolini.
Negli anni '70, il ministro degli interni Cossiga entrò in conflitto con la Magistratura riguardo al trattamento dei sospettati di terrorismo. Propose una legge per estendere i poteri della polizia, ma fu ritenuta incostituzionale dal Tribunale di Padova e dalla Corte d'Assise di Torino, anche se successivamente la Corte Costituzionale gli diede ragione.