Concetti Chiave
- Il job on call presenta difficoltà di tracciabilità, favorendo potenzialmente il lavoro in nero.
- Il decreto legislativo 81 del 2014 introduce la «sanzione della conversione» per contratti irregolari, convertendoli in contratti a tempo indeterminato.
- Esistono limiti specifici per stipulare contratti di lavoro intermittente, legati alle esigenze economico-produttive delle aziende.
- Il lavoro intermittente è agevolato per giovani sotto i 25 anni e anziani sopra i 65, senza necessità di giustificazioni ulteriori.
- Il legislatore impone la comunicazione preventiva delle assunzioni intermittenti ai servizi per il lavoro per migliorare la tracciabilità.
Indice
Sfide del job on call
Il job on call è soggetto a una difficile tracciabilità. Per questo motivo, esso può favorire la nascita di attività di lavoro in nero. Per disincentivare questa tendenza, il decreto legislativo 81 del 2014 ha introdotto la cosiddetto «sanzione della conversione»: stipulare un rapporto di lavoro intermittente nei casi vietati dalla legge genera il rischio di conversione del suddetto contratto in un rapporto di lavoro a tempo indeterminato.
Normative e limiti del decreto
Il decreto ha altresì fissato i limiti entro i quali è possibile improntare attività di lavoro intermittente. Il contratto di job on call può essere stipulato per ragioni oggettive, cioè legate alle evidenti esigenze di carattere economico-produttivo di ogni azienda.
Un decreto ministeriale emanato nel primo decennio del XXI secolo ha individuato 46 attività nell’ambito delle quali è possibile stipulare contratti di job on call.
Eccezioni per giovani e anziani
Per i giovani fino a 24/25 anni e per gli anziani over 65 è possibile utilizzare la forma del lavoro intermittente senza addurre giustificazioni o rispettare le limitazioni introdotte dal suddetto decreto ministeriale.
Il legislatore ha inoltre fissato a 400 i giorni massimi in cui il lavoratore intermittente può svolgere la propria attività lavorativa nel corso di tre anni.
La stipulazione del contratto di lavoro intermittente richiede la forma scritta solo ad probationem, dunque sono nell’ipotesi di contestazione. Spesso, pertanto, lavoratori intermittenti sono privi di un regolare contratto di lavoro e ciò incentiva più di ogni altra cosa la pratica del lavoro in nero.
Obblighi di comunicazione preventiva
Per disincentivare questa prassi, il legislatore si è proposto di rendere tracciabile il lavoro intermittente imponendo ai servizi per il lavoro l’obbligo di comunicazione preventiva in materia di job on call e, dunque, di assunzioni di lavoratori intermittenti.
Domande da interrogazione
- Quali sono le sfide principali del job on call?
- Quali sono le eccezioni previste per giovani e anziani nel lavoro intermittente?
- Quali obblighi di comunicazione preventiva sono stati introdotti per il lavoro intermittente?
Il job on call presenta difficoltà di tracciabilità, favorendo il lavoro in nero. Il decreto legislativo 81 del 2014 ha introdotto la "sanzione della conversione" per contrastare questa tendenza.
I giovani fino a 24/25 anni e gli anziani over 65 possono utilizzare il lavoro intermittente senza giustificazioni o limitazioni, con un massimo di 400 giorni lavorativi in tre anni.
Il legislatore ha imposto ai servizi per il lavoro l'obbligo di comunicazione preventiva per rendere tracciabile il lavoro intermittente e disincentivare il lavoro in nero.