Concetti Chiave
- Gli enti ecclesiastici in Italia devono ottenere il riconoscimento giuridico dallo Stato, che verifica la loro affiliazione religiosa e capacità di soddisfare le esigenze della comunità.
- Il riconoscimento avviene tramite decreto del ministro dell'interno, con il consenso del Consiglio di Stato, un cambiamento rispetto al passato quando era necessario il decreto del Presidente della Repubblica.
- Qualsiasi modifica successiva alla creazione di un ente ecclesiastico, come il cambio di parroco, deve essere approvata dal Ministero degli Interni.
- Una volta riconosciuti, gli enti ecclesiastici sono soggetti alle norme del diritto canonico.
- C'è dibattito sulla possibilità di fallimento degli enti ecclesiastici; mentre alcuni esperti ritengono che sia impossibile, l'opinione prevalente è che potrebbe accadere se lo Stato mantenesse qualche forma di ingerenza.
Indice
Riconoscimento degli enti ecclesiastici
Gli enti ecclesiastici presenti in Italia sono numerosi (associazioni, fondazioni, ecc.). Nel momento in cui riconosce la personalità giuridica di un ente ecclesiastico, lo Stato effettua dei controlli rigorosi volti ad accertare l’affiliazione dell’ente con il regime di culto cui appartiene.
Controlli e modifiche degli enti
Lo stato verifica anche la capacità dell’ente di soddisfare le esigenze religiose della comunità che rappresenta. Effettuati i dovuti accertamenti, il riconoscimento dell’ente è realizzato dal ministro dell’interno con apposito decreto, previo consenso del Consiglio di stato (in passato il riconoscimento avveniva per mezzo di un decreto del Presidente della Repubblica, la disciplina attuale vige dal 1985).
Inoltre, tutte le modifiche dell’ente successive alla creazione devono essere riconosciute dal ministero degli interni. Se, ad esempio, una parrocchia cambia parroco, tale mutamento deve essere attestato mediante decreto del M.I.
Norme e fallimento degli enti
Una volta istituiti, gli enti ecclesiastici sono assoggettati alle norme del diritto canonico.
Infine, la dottrina si è chiesta se gli enti ecclesiastici possano incorrere nel fallimento: il professor Cardia ritiene che ciò non possa accadere, ma l’orientamento maggioritario sostiene che questa ipotesi sarebbe da escludere solo se l’ingerenza dello stato fosse inesistente (tuttavia di fatto non lo è).