Concetti Chiave
- La potestà dei genitori, riformata nel 1975, sostituisce la "patria potestà" e si esercita di comune accordo per il bene dei figli minorenni.
- I diritti e doveri dei genitori comprendono il mantenimento, l'istruzione e l'educazione dei figli, tenendo conto delle loro capacità e aspirazioni, anche in caso di divorzio.
- I figli hanno il diritto di esprimere la propria opinione su questioni che li riguardano, considerata in base alla loro età e maturità, secondo l'art. 24 della Carta UE.
- I figli devono contribuire ai bisogni familiari in base al loro reddito, rispettando il principio di solidarietà familiare.
- Il rispetto verso i genitori è un obbligo morale per i figli, pur non essendo previsto da sanzioni giuridiche, secondo l'art. 315 c.c.
I rapporti tra genitori e figli
Dalla patria potestà alla potestà dei genitori
I figli sono soggetti “alla potestà dei genitori sino all’età maggiore o all’emancipazione” (art.316 c.c.).
La riforma del 1975 non parla più di “patria potestà” ma di potestà dei genitori, che viene esercitata dai coniugi di comune accordo. La potestà dei genitori deve essere intesa come un insieme di poteri e di doveri che devono avere un unico obiettivo: realizzare gli interessi dei figli minorenni.
In caso di problemi di particolare importanza, ciascun genitore può ricorrere, senza formalità, al giudice indicando i provvedimenti che ritiene idonei.
L’educazione dei figli
La potestà dei genitori comporta una serie di diritti e doveri.
I fondamentali doveri che gravano sui genitori nei confronti dei figli sono indicati nell’art. 147 c.c. “il matrimonio impone ad ambedue i coniugi l’obbligo di mantenere, istruire ed educare la prole tenendo conto delle capacità, delle inclinazioni naturali e delle aspirazioni dei figli”.
L’art. 30 Cost. ribadisce infatti “è dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli.”
Dopo la riforma del 1975, il diritto-dovere di educare i figli ricade su entrambi i coniugi che lo mantengono anche in caso di divorzio ed eventuale nuovo matrimonio.
Il figlio ha diritto quindi al mantenimento da parte dei genitori ma anche di assistenza morale e insegnamenti con cui possa sviluppare la propria personalità in armonia con le proprie inclinazioni ed aspirazioni. Il diritto al mantenimento permane anche nei confronti del figlio maggiorenne per consentirgli di acquistare la preparazione culturale e sociale che gli consenta di divenire produttivo e maturo per una propria autonoma esistenza; l’obbligo non sussiste se il mancato inserimento nel mondo del lavoro dipenda da una sua negligenza. In ogni caso permane a carico dei genitori un obbligo alimentare, se il figlio versi in un effettivo stato di bisogno.
Il figlio che ha un proprio reddito deve provvedere al proprio mantenimento o a parte di esso nella misura in cui gli è consentito.
L’opinione dei figli
L’art. 24 Carta UE afferma che sulle questioni che li riguardano, i figli possono esprimere liberamente la propria opinione che viene presa in considerazione in funzione della loro età e della loro maturità. Stabilisce inoltre che ogni figlio ha diritto di intrattenere regolarmente relazioni personali e contatti diretti con i due genitori, ma considera anche l’ipotesi che questo possa essere contrario al suo interesse.
I doveri dei figli
Anche i figli hanno dei doveri nei confronti dei genitori.
Se il figlio convive con i genitori, deve contribuire al soddisfacimento dei bisogni della famiglia in proporzione al proprio reddito, in virtù del principio solidaristico che prescrive che tutti i componenti del nucleo familiare collaborino per il comune benessere.
Se il figlio è minorenne, i genitori hanno per legge l’usufrutto sui suoi beni; con il raggiungimento della maggiore età del figlio, l’usufrutto legale dei suoi beni da parte dei genitori si estingue, ma l’obbligo di contribuzione si protrae per la durata della convivenza.
Il figlio ha inoltre l’obbligo di rispettare i propri genitori (se pur enunciato nell’art. 315 c.c. ha in realtà valore soprattutto morale, non essendo previste sanzioni giuridiche).
Domande da interrogazione
- Qual è la differenza tra "patria potestà" e "potestà dei genitori" secondo la riforma del 1975?
- Quali sono i principali doveri dei genitori nei confronti dei figli?
- In che modo l'opinione dei figli viene considerata nelle questioni che li riguardano?
- Quali obblighi hanno i figli nei confronti dei genitori?
- Cosa accade all'usufrutto dei beni del figlio al raggiungimento della maggiore età?
La riforma del 1975 ha sostituito il concetto di "patria potestà" con "potestà dei genitori", che viene esercitata di comune accordo dai coniugi per realizzare gli interessi dei figli minorenni.
I genitori hanno il dovere di mantenere, istruire ed educare i figli, tenendo conto delle loro capacità, inclinazioni naturali e aspirazioni, come stabilito dall'art. 147 c.c. e dall'art. 30 Cost.
L'art. 24 della Carta UE afferma che i figli possono esprimere liberamente la propria opinione, che viene presa in considerazione in base alla loro età e maturità.
I figli devono contribuire al soddisfacimento dei bisogni familiari in proporzione al proprio reddito e rispettare i genitori, anche se quest'ultimo obbligo ha principalmente valore morale.
Al raggiungimento della maggiore età del figlio, l'usufrutto legale dei suoi beni da parte dei genitori si estingue, ma l'obbligo di contribuzione si protrae per la durata della convivenza.