Andrea301AG
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Concetti Chiave

  • Le politiche di integrazione dello straniero si basano su tre modelli: assimilazione, multiculturale e temporaneo.
  • Il modello di assimilazione, come in Francia, richiede che la diversità rimanga privata, adottando valori repubblicani universali in pubblico.
  • L'approccio multiculturale, adottato da Canada e Gran Bretagna, offre autonomia culturale a diverse comunità.
  • Il modello tedesco di integrazione temporanea mira a un'integrazione provvisoria, incentivando il ritorno nei Paesi d'origine.
  • Nel sistema liberale, la sovranità è della nazione, ma il potere è esercitato da rappresentanti eletti senza mandato imperativo.

Politiche di integrazione dello straniero

In genere si tende a distinguere tre modelli relativi alle politiche di integrazione dello straniero:
1) integrazione per assimilazione (es. Francia): si fonda sul presupposto che la diversità etnica, religiosa e culturale debba rimanere confinata alla sfera privata, mentre in ambito pubblico debbono essere a tutti imposti i valori universali repubblicani;
2) integrazione secondo approccio multiculturale (es.

Canada e Gran Bretagna): garantisce un certo livello di autonomia culturale alle varie comunità.
3) integrazione secondo il modello temporaneo tedesco: mira ad un integrazione temporanea che faccia fronte all’esigenza contingente e sempre proporzionata alla determinazione di spingere le popolazioni immigrate a far ritorno ai Paesi di provenienza.

In generale, nello stato liberale la sovranità risiede nella nazione, concepita come entità giuridica unitaria costituita dall’insieme dei cittadini. L’esercizio diretto del potere è, però, affidato agli organi rappresentativi della nazione stessa. La rappresentanza politica si manifesta attraverso l’elezione, ad opera dei cittadini della nazione, di un’Assemblea composta da individui svincolati dal corpo elettorale, secondo il principio del divieto di mandato imperativo. Mancando, quindi, un vincolo di mandato, i rappresentanti godono di un potere amplissimo. Il mandato rappresentativo si configura, così, come un mandato politico, come una investitura fiduciaria tendente a legittimare il ruolo dei rappresentanti il cui potere e le cui competenze derivano direttamente dalla Costituzione e non dalla volontà degli elettori. L’investitura fiduciaria collega il singolo deputato all’intera nazione, indivisibile.
Il principio rappresentativo viene, poi, progressivamente fuso a quello democratico, mediante l’introduzione dei partiti, che divengono strumenti di collegamento diretto tra corpo elettorale e membri dell’Assemblea, e la coscienza del controllo politico esercitato dagli elettori sui deputati, attraverso l’eventuale mancata rielezione dei membri uscenti.

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