Concetti Chiave
- Nel 1949, un accordo mediato dall'ONU tra Israele e Giordania stabilì una linea di demarcazione, ma nel 1967 Israele occupò territori oltre tale linea, ritenuti occupazioni illecite dal CdS.
- Nel 2001, Israele iniziò la costruzione di una barriera divisoria nei Territori palestinesi occupati, creando enclavi e influenzando la vita di migliaia di palestinesi.
- Nel 2003, l'area tra la barriera e la linea verde fu dichiarata "area chiusa", con restrizioni per i palestinesi, mentre gli israeliani potevano accedervi liberamente.
- La CIG ha dichiarato che la costruzione del muro viola il diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese e ha richiesto il ripristino delle terre o compensazioni per i danni causati.
- La CIG ha sottolineato la natura erga omnes di alcuni obblighi internazionali, esortando gli stati a non riconoscere la situazione illecita e a rispettare le norme di diritto internazionale umanitario.
Indice
Indipendenza di Israele e conflitti
Nel 1948, lo stato di Israele proclamò la propria indipendenza provocando uno scontro armato con i limitrofi stati arabi. Nel 1948, una risoluzione dell’ONU invitò le parti in conflitto a individuare una soluzione pacifica della controversia e, conformemente a tale disposizione, un accordo siglato a Rodi nell’aprile del 1949 pose fine alle ostilità grazie alla mediazione dell’ONU. Tale accordo, siglato tra Israele e Giordania, conteneva l’indicazione di una linea di demarcazione tra le rispettive forze (linea verde).
Conseguenze della guerra dei sei giorni
Durante il conflitto del 1967 (la cosiddetta «guerra dei sei giorni»), però, l’Israele occupò tutte le aree situate tra la linea verde e il precedente confine orientale della Palestina britannica: tale occupazione venne però considerata dal CdS illecita e inammissibile. Al conflitto fu posto un termine solo nel 1994 con la stipulazione della pace israelo-giordana, la quale stabiliva inoltre la frontiera tra i due stati sulla linea di confine, senza pregiudicare lo status dei Territori palestinesi occupati.
Costruzione della barriera israeliana
Su tali territori, però, l’Israele realizzò una vera e propria barriera divisoria lunga 80 chilometri. I lavori di edificazione, avviati nel 2001, determinarono la creazione di diverse enclavi ospitanti più di 56000 palestinesi; se i lavori fossero proseguiti sarebbero stati creati altri numerosi enclavi che avrebbero determinato la «prigionia» di 80000 palestinesi. Nel 2003, l’area compresa tra la linea verde e la barriera venne qualificata come «area chiusa», i cui residenti non erano più autorizzati a dimoravi a meno che non fossero in possesso di un apposito permesso emesso dalle autorità israeliane; i cittadini dell’Israele, al contrario, potevano soggiornare o permanere nell’area chiusa senza bisogno di esibire alcun’autorizzazione.
Risoluzione ONU e parere della CIG
Nel dicembre del 2003 l’Onu adottò una risoluzione in cui veniva richiesto un parere alla CIG relativo alle conseguenze giuridiche derivanti dalla costruzione del muro israelo-palestinese. In primo luogo la Corte ha evidenziato l’assoluta inderogabilità dei principi internazionali di autodeterminazione dei popoli e di integrità territoriale degli stati. Essa ha poi dimostrato l’applicabilità della Convenzione di Ginevra ai Territori palestinesi occupati, soffermandosi in particolare sull’art. 2 della stessa, il quale afferma che la tutela dei diritti umani non cessa in caso di conflitti armati.
L’esodo palestinese al di là dei confini del muro aveva determinato un’evidente violazione del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese. Pertanto, la Corte ha sostenuto la necessità che l’Israele ponesse immediatamente termine alla violazione dei propri obblighi internazionali, perpetrata attraverso la costruzione della barriera, e restituisse ad integrum le terre confiscate o, laddove non fosse possibile, di compensare i danni materiali causati alle persone fisiche o giuridiche dovuti alla costruzione della barriera.
Obblighi internazionali e autodeterminazione
Tramite questo parere, infine, la CIG riconobbe la natura erga omnes di alcuni obblighi internazionali, con particolare riferimento al principio di autodeterminazione dei popoli e alla necessità di rispettare le norme di diritto internazionale umanitario. L’universalità di tali principi ha indotto la CIG a individuare quattro distinti obblighi rivolti a tutti gli stati diversi da quello autore dell’illecito: l’obbligo di non riconoscere la situazione illecita derivante dalla costruzione della barriera nei Territori palestinesi occupati; l’obbligo di non fornire alcuna assistenza allo stato responsabile dell’illecito; il dovere di contribuire all’eliminazione di tutti gli ostacoli posti all’esercizio del diritto di autodeterminazione del popolo palestinese e, infine, l’obbligo rivolto ai contraenti della Convenzione di Ginevra di assicurare il rispetto, da parte dell’Israele, delle norme di diritto internazionale umanitario contenute nella stessa.
La CIG ha anche demandato all’Onu il compito di individuare eventuali azioni da intraprendere necessariamente per porre termine all’illecito risultante dalla costruzione della barriera da parte dell’Israele.
Domande da interrogazione
- Qual è stato il ruolo dell'ONU nel conflitto israelo-palestinese del 1948?
- Quali sono state le conseguenze della costruzione della barriera da parte di Israele nei Territori palestinesi occupati?
- Quali principi internazionali ha sottolineato la CIG nel suo parere sulla barriera israelo-palestinese?
- Quali obblighi ha individuato la CIG per gli stati diversi da Israele riguardo alla costruzione della barriera?
- Qual è stato il compito assegnato all'ONU dalla CIG in merito alla barriera?
L'ONU ha invitato le parti in conflitto a trovare una soluzione pacifica e ha mediato l'accordo di Rodi nel 1949, che ha posto fine alle ostilità tra Israele e Giordania.
La costruzione della barriera ha creato enclavi che hanno limitato la libertà di movimento dei palestinesi, violando il loro diritto all'autodeterminazione e portando a una richiesta di compensazione per i danni materiali.
La CIG ha evidenziato l'importanza dei principi di autodeterminazione dei popoli e di integrità territoriale degli stati, oltre all'applicabilità della Convenzione di Ginevra ai Territori palestinesi occupati.
Gli stati devono non riconoscere la situazione illecita, non fornire assistenza a Israele, contribuire all'eliminazione degli ostacoli al diritto di autodeterminazione palestinese e assicurare il rispetto delle norme di diritto internazionale umanitario.
La CIG ha demandato all'ONU il compito di individuare azioni necessarie per porre termine all'illecito derivante dalla costruzione della barriera da parte di Israele.