Concetti Chiave
- La separazione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario è fondamentale per evitare la concentrazione del potere, come teorizzato da Locke e Montesquieu.
- La netta distinzione tra i poteri è applicabile principalmente alla funzione giurisdizionale, garantendo indipendenza e imparzialità.
- Storicamente, nessun ordinamento ha realizzato una separazione completa tra gli organi legislativi ed esecutivi, neanche negli Stati fondati su tale principio.
- L'indirizzo politico di una comunità implica influenzare la produzione normativa e la sua esecuzione, compito svolto in modo determinante dai governi.
- La definizione dell'indirizzo politico è strettamente legata all'organizzazione e alla distribuzione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario all'interno dello Stato.
Separazione dei poteri
Secondo i canoni del costituzionalismo moderno, la funzione di individuare i fini politici e tradurli in comandi generali e astratti (leggi), la funzione di eseguire tali comandi, in via amministrativa, e infine la funzione di garantirne l’applicazione in caso di controversie o contestazioni, in via giurisdizionale, è opportuno siano attribuite a organi diversi, allo scopo di evitare quell’eccessiva concentrazione di potere che aveva tipicamente caratterizzato lo stato assoluto. È questo il senso della classica separazione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario teorizzata da Locke e Montesquieu.
Distinzione tra funzioni
Nel tempo, tuttavia, si è compreso che una netta distinzione è davvero opportuna e possibile solo per la funzione giurisdizionale, la cui caratteristica sta proprio nella terzietà dei soggetti che la esercitano: senza terzietà non ci possono essere né indipendenza né imparzialità e mancano i presupposti stessi perché si rinunci a farsi giustizia da sé. Così non è, invece, per le altre due funzioni, legislativa ed esecutiva-amministrativa. E se anche a una netta distinzione si può puntare, negli ordinamenti storicamente affermatisi non si hanno esempi di separazione integrale fra gli organi che di esse sono (almeno in prevalenza) titolari: neppure in quegli ordinamenti che si sono originariamente fondati sulla separazione dei poteri (il riferimento è agli Stati Uniti).
Indirizzo politico e poteri
Guidare verso il perseguimento di determinati fini di carattere generale una comunità politica – vale a dire imprimere ad essa un determinato indirizzo politico – comporta poter incidere sia sulla produzione dei comandi normativi sia sulla loro successiva esecuzione. Guidare politicamente una comunità, se non vuol dire esercitare entrambi i poteri (di fare le leggi e di attuarle), vuol dire certamente influire in misura determinante sull’uno e sull’altro: ed è ciò che fanno, per l’appunto, i governi a tutti i livelli. Le politiche pubbliche richiedono l’esercizio coordinato sia di attività legislative sia di attività esecutive-amministrative.
In sostanza, la definizione dell’indirizzo politico dipende dal modo in cui sono organizzati e ripartiti, all’interno dello Stato, i tre poteri tradizionali: legislativo; esecutivo e giudiziario.
Domande da interrogazione
- Qual è il significato della separazione dei poteri secondo il costituzionalismo moderno?
- Perché la funzione giurisdizionale è considerata distinta dalle altre due funzioni?
- Come influisce l'indirizzo politico sulla produzione e l'esecuzione dei comandi normativi?
La separazione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, teorizzata da Locke e Montesquieu, mira a evitare l'eccessiva concentrazione di potere tipica dello stato assoluto, attribuendo funzioni diverse a organi distinti.
La funzione giurisdizionale è caratterizzata dalla terzietà dei soggetti che la esercitano, garantendo indipendenza e imparzialità, elementi essenziali per evitare la giustizia fai-da-te.
L'indirizzo politico comporta un'influenza determinante sia sulla produzione dei comandi normativi sia sulla loro esecuzione, richiedendo un esercizio coordinato delle attività legislative ed esecutive-amministrative.