Concetti Chiave
- Dopo la Grande guerra, i lavoratori rivendicarono compensi e occuparono terre, mentre gli operai scioperavano, portando alla creazione temporanea dei consigli di fabbrica.
- Il regime fascista represse violentemente le sommosse operaie utilizzando milizie e squadracce per mantenere il controllo.
- Le associazioni sindacali fasciste monopolizzarono gradualmente la rappresentanza lavorativa, con sindacati sotto il controllo governativo e del prefetto.
- Il patto Vidoni del 1925 riconobbe le corporazioni fasciste come rappresentanti esclusive dei datori di lavoro, sopprimendo le commissioni interne.
- La legislazione sindacale fascista permetteva solo la costituzione di enti di categoria con fede nazionale, separando lavoratori e datori di lavoro in sindacati distinti.
Novità lavoristiche introdotte dal regime fascista
Durante la Grande guerra le iniziative sindacali si ridussero al minimo. Al termine del conflitto, però, i soldati che avevano fatto il proprio dovere rivendicarono compensi in cambio del proprio sacrificio: i braccianti occuparono le terre e gli operai proclamarono numerosi scioperi. Per arginare la grave situazione vennero istituiti i cosiddetti «consigli di fabbrica», sperimentati per la prima volta all’interno della Fiat, dove il consiglio venne istituito dai commissari di reparto eletti da tutti i lavoratori, ma abolito nel 1920, dopo un solo anno dalla sua creazione.
Le sommosse operaie furono represse dal regime fascista tramite azioni violente, promosse e realizzate dalle milizie volontarie e dalle squadracce.
Gradualmente, la rappresentanza lavorativa fu monopolizzata dalle associazioni sindacali fasciste, sostenute dal governo: dapprima i sindacati vennero posti sotto il controllo del prefetto, il quale poteva revocarne gli atti e scioglierne i consigli di amministrazione.
Il delitto Matteotti e il conseguente colpo di stato, poi, consolidarono ulteriormente il potere del fascismo: nel 1925 il patto Vidoni riconobbe Confindustria e le confederazioni delle corporazioni fasciste come rappresentanti esclusive dei datori del mondo lavorativo. Le commissioni interne vennero soppresse e le loro funzioni furono demandate ai sindacati fascisti locali, esterni alle aziende. La stessa CDGL, l’associazione sindacale più importante sul piano nazionale, fu demolita nel 1927.La legislazione sindacale fascista ammetteva, almeno in teoria, la costituzione di enti sindacali di categoria, a patto che gli aderenti fossero contraddistinti da sicura fede nazionale, valore esclusivamente proprio delle associazioni fasciste. Una volta costituite, queste rappresentavano tutti gli appartenenti alla categoria interessata, iscritti e non iscritti. Venne inoltre istituita la rappresentanza separata: lavoratori e datori di lavoro non potevano confluire nella medesima associazione sindacale.