Concetti Chiave
- L'ONU centralizza l'uso della forza al Consiglio di Sicurezza, consentendolo solo per legittima difesa fino a intervento del Consiglio.
- Le truppe devono essere fornite dagli stati membri, richiedendo il consenso dei cinque membri permanenti del Consiglio per ogni intervento.
- Dopo la Guerra Fredda, il Consiglio di Sicurezza ha autorizzato l'uso della forza in situazioni come la guerra del Golfo e la guerra civile in Somalia.
- Le operazioni di peacekeeping, come quelle dei caschi blu, sono interventi non coercitivi gestiti dall'ONU, spesso con esiti variabili.
- Alcune missioni ONU sono politiche, mirate a prevenzione, pacificazione e ricostruzione, gestite da rappresentanti speciali del segretario generale.
Indice
L'idea centrale dell'ONU
Alla base dell’Organizzazione delle Nazioni Unite c’è l’idea, assolutamente innovativa, che l’uso della forza sia centralizzato, cioè affidato al solo Consiglio di sicurezza: i singoli stati non possono farvi ricorso («divieto dell’uso della forza»), salvo in caso di attacco armato dal quale difendersi o dal quale difendere uno stato aggredito («legittima difesa») e solo a titolo temporaneo (finché il Consiglio di sicurezza non abbia preso le misure necessarie: art. 51 Carta Onu).
Interventi militari e consenso
Tuttavia i singoli stati non hanno mai messo a diretta disposizione delle Nazioni Unite le loro forze armate, come il capitolo VII della Carta prevede: ciò significa che di volta in volta è necessario, perché le truppe siano fornite dagli stati, attendere che sia stato specificamente deliberato l’intervento, il che equivale a dire che ci vuole il consenso o il non dissenso di tutti e cinque i membri permanenti.
Per decenni ciò è stato quasi sempre impossibile per la divisione del mondo in due blocchi contrapposti. Dopo la fine della guerra fredda è risultato possibile, a partire dai casi della guerra del Golfo Persico nel 1990-91 e della guerra civile in Somalia nel 1992-93. In queste due situazioni il Consiglio di sicurezza autorizzò gli stati membri a «usare tutti i mezzi necessari», cioè a usare la forza, per ripristinare la pace e la sicurezza (operazioni di peace enforcement: v. rispettivamente la risoluzione 678/1990 e la risoluzione 794/1992).
Missioni di peace keeping
Più frequentemente, invece, il Consiglio di sicurezza ha deliberato interventi non coercitivie di interposizione (operazioni di peace keeping, gestite direttamente dall’Onu). Si tratta delle missioni dei «caschi blu»: non sempre coronate da successo, come si verificò per i conflitti nella ex Jugoslavia (1992-95) e in Ruanda (1993-96). Un altro esempio è la missione Unifil in Libano, inviata nel 1978 e rafforzata a seguito del conflitto del 2006 (v. la risoluzione 1701/2006).
Missioni politiche dell'ONU
Altre missioni dell’Onu hanno carattere politico, con finalità di prevenzione dei conflitti, pacificazione e ricostruzione: esse fanno capo a rappresentanti speciali del segretario generale (ad esempio, per il processo di pace in Medio Oriente).
Domande da interrogazione
- Qual è il ruolo del Consiglio di sicurezza dell'ONU nell'uso della forza?
- In quali situazioni recenti il Consiglio di sicurezza ha autorizzato l'uso della forza?
- Quali sono le differenze tra le operazioni di peace enforcement e peace keeping dell'ONU?
Il Consiglio di sicurezza dell'ONU ha il compito esclusivo di centralizzare l'uso della forza, permettendolo solo in casi di legittima difesa temporanea fino a quando non prende le misure necessarie.
Dopo la guerra fredda, il Consiglio di sicurezza ha autorizzato l'uso della forza durante la guerra del Golfo Persico nel 1990-91 e la guerra civile in Somalia nel 1992-93 per ripristinare la pace e la sicurezza.
Le operazioni di peace enforcement autorizzano l'uso della forza per mantenere la pace, mentre le operazioni di peace keeping, come quelle dei caschi blu, sono interventi non coercitivi di interposizione gestiti direttamente dall'ONU.