Concetti Chiave
- Il diritto alla vita è considerato prioritario, ma in casi specifici, come il coma vegetativo irreversibile, la vita può essere interrotta.
- La Corte di cassazione italiana ha stabilito che l'interruzione del trattamento sanitario è possibile se il paziente è in stato vegetativo irreversibile e non avrebbe acconsentito alla continuazione del trattamento, basandosi su convinzioni personali e culturali.
- Se non si verificano entrambe le condizioni, l'autorizzazione all'interruzione deve essere negata, privilegiando sempre il diritto alla vita.
- La decisione della Corte di cassazione nel caso di Eluana Englaro ha scatenato polemiche e un conflitto di attribuzione da parte del Parlamento italiano.
- La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il conflitto di attribuzione, affermando che la Corte di cassazione ha agito nell'ambito giurisdizionale per il caso specifico.
Interruzione dello stato vegetativo
Le disposizioni costituzionali delineano l’assoluta preminenza del diritto alla vita. Per questo motivo, di regola bisogna privilegiare la continuazione dell’esistenza, anche nel caso in cui ci si trovi in una condizione critica o, peggio, irreversibile. In specifici contesti, peraltro, la vita può essere «spenta»: ciò accade nel caso di coma vegetativo irreversibile.
La giurisprudenza si è chiesta cosa fare nel caso in cui il paziente non abbia manifestato alcuna volontà documentata (come nel noto caso di Terri Schiavo negli Stati Uniti).
Domande da interrogazione
- Qual è la posizione della giurisprudenza italiana riguardo all'interruzione dello stato vegetativo?
- Quali sono le condizioni necessarie per autorizzare l'interruzione del trattamento sanitario in Italia?
- Qual è stata la reazione del Parlamento italiano alla decisione della Corte di cassazione nel caso Englaro?
La giurisprudenza italiana, come evidenziato dalla sentenza della Corte di cassazione nel caso di Eluana Englaro, permette l'interruzione del trattamento sanitario in caso di stato vegetativo irreversibile, a condizione che sia accertato che il paziente, se cosciente, non avrebbe acconsentito alla continuazione del trattamento.
Le condizioni necessarie sono due: l'irreversibilità dello stato vegetativo del paziente secondo standard scientifici internazionali e l'accertamento che il paziente, basandosi sulla sua personalità e convinzioni, non avrebbe acconsentito alla continuazione del trattamento.
La decisione ha suscitato polemiche, portando Camera e Senato a sollevare un conflitto di attribuzione contro la Corte di cassazione, ritenendo che avesse creato nuovo diritto. Tuttavia, la Corte costituzionale ha dichiarato il conflitto inammissibile.