Concetti Chiave
- La crisi dell'eurozona è stata innescata dalla situazione finanziaria della Grecia, mettendo a rischio altri paesi indebitati e l'euro stesso.
- L'introduzione dell'euro ha eliminato il rischio di cambio ma ha mancato di istituzioni che garantissero una politica di bilancio comune.
- La BCE non può finanziare direttamente i debiti pubblici, ma può influenzare i tassi di interesse attraverso acquisti sul mercato secondario.
- Il quantitative easing di Mario Draghi ha aumentato la liquidità, sostenuto l'economia e aiutato a superare la crisi finanziaria.
- Con l'euro, i singoli stati non possono svalutare la moneta per affrontare le crisi del debito, limitando le opzioni come l'inflazione per ridurre il debito.
Impatto della crisi economica sull’Unione europea
La crisi finanziaria globale esplosa nel 2008 ha coinvolto, a partire dal 2010, i paesi della zona euro che i mercati hanno ritenuto non in grado di sostenere i loro debiti sovrani: e quindi in particolare quelli col debito più elevato in rapporto al prodotto interno lordo e col tasso di crescita più basso, costretti a pagare interessi sempre maggiori per collocare sul mercato i propri titoli. La crisi dell’eurozona è scoppiata a causa della situazione della Grecia che, per debolezza economica e finanza pubblica fuori controllo, era parsa sull’orlo di dichiarare fallimento (default): tale situazione rischiava di travolgere le banche che l’avevano fino ad allora finanziata, soprattutto francesi e tedesche, esponendo al «rischio contagio» altri paesi fortemente indebitati (Irlanda, Portogallo, Spagna, Italia) al punto da minacciare la stessa sopravvivenza dell’euro.
Bisogna tenere conto del fatto che la moneta unica, la quale nelle intenzioni avrebbe dovuto favorire una maggiore solidità delle economie europee attraverso l’abolizione del rischio di cambio, è stata introdotta in assenza di istituzioni capaci di imporre una comune politica di bilancio; inoltre, se alla Banca centrale europea è stato affidato dai trattati il compito di fissare l’ammontare di moneta da mettere in circolazione, sottraendo questo potere alle banche centrali nazionali, ad essa è stato espressamente vietato di finanziare i debiti pubblici attraverso l’«acquisto diretto» di titoli di stato (vale a dire al momento dell’emissione: art. 123 Tfue).
Può effettuare acquisti solo sul mercato secondario (vale a dire di titoli già collocati). Ciò non è poco, potendo in questo modo influire sui tassi di interesse: infatti, facendo ricorso proprio alle operazioni a mercato aperto, la Bce guidata dal governatore Mario Draghi ha condotto una strategia (il quantitative easing) volta ad aumentare la liquidità del sistema bancario, sostenere l’economia produttiva, perseguire l’obiettivo di un’inflazione al 2%, concorrendo in misura decisiva al superamento della crisi finanziaria.
Resta però che con la moneta unica i singoli stati non possono far ricorso al metodo un tempo utilizzato per fronteggiare crisi del proprio debito: stampare carta moneta e, mediante l’inflazione da ciò generata, aumentare il Pil nominale e ridurre il debito, in altre parole svalutare direttamente la moneta nazionale per migliorare la competitività (con effetti però negativi sul piano sociale).
Domande da interrogazione
- Qual è stata la causa principale della crisi dell'eurozona?
- Quali limitazioni ha la Banca Centrale Europea nel gestire i debiti pubblici?
- Quali strategie ha adottato la BCE per superare la crisi finanziaria?
La crisi dell'eurozona è scoppiata a causa della situazione economica e finanziaria della Grecia, che era sull'orlo del fallimento, mettendo a rischio le banche che l'avevano finanziata e minacciando altri paesi indebitati.
La Banca Centrale Europea non può finanziare i debiti pubblici attraverso l'acquisto diretto di titoli di stato al momento dell'emissione, ma può effettuare acquisti sul mercato secondario per influire sui tassi di interesse.
La BCE, sotto la guida di Mario Draghi, ha adottato il quantitative easing per aumentare la liquidità del sistema bancario, sostenere l'economia produttiva e perseguire un'inflazione al 2%, contribuendo al superamento della crisi.