Concetti Chiave
- Negli anni '50 la contrattazione collettiva era centralizzata e dominata dal livello confederale, determinando retribuzioni e discipline su vasta scala.
- Nei primi anni '60, le lotte per il rinnovo dei contratti portarono a un sistema contrattuale su più livelli, con il coinvolgimento dei sindacati provinciali.
- Alla fine degli anni '60, la contrattazione si decentrò ulteriormente, ma negli anni '70 fu ridimensionata e consolidata a metà degli anni '80.
- Il protocollo del 1993 stabilì la contrattazione su due livelli: nazionale e aziendale, con durate quadriennali e competenze economiche differenziate.
- La contrattazione aziendale, basata sulla produttività, richiedeva una delega dalla contrattazione nazionale, che si occupava degli effetti economici dell'inflazione.
Indice
Evoluzione della contrattazione collettiva
Fino agli anni 50 dello scorso secolo, la contrattazione collettiva è stata caratterizzata da una forte centralizzazione: gli accordi interconfederali stipulati tra le parti sociali trovavano applicazione in interi settori e contenevano discipline relative a grandi materie. Il livello confederale (centrale) della confederazione era dominante: infatti, esso determinava le retribuzioni differenziate per categoria produttiva, le qualifiche professionali, la disciplina sui licenziamenti collettivi, ecc.
Transizione verso un sistema articolato
La situazione cambiò all’inizio degli anni 60, quando cominciarono le lotte per il rinnovo dei contratti collettivi di importanti categorie dell’industria, soprattutto quella dei metalmeccanici. In questo periodo la contrattazione confederale fu affiancata da un sistema contrattuale coordinato su più livelli, quindi articolato e non più centralizzato. Però ancora non esistevano soggetti organizzati a livello aziendale, per questo le decisioni sulle imprese erano adottate dai sindacati provinciali.
Regolamentazione della contrattazione su due livelli
La contrattazione a livello locale si sviluppò solo alla fine degli anni 60, quando fu rinnovato il contratto dei metalmeccanici: la contrattazione raggiunse il massimo di decentramento, che durante gli anni settanta fu nuovamente ridimensionato per essere definitivamente consolidato a metà anni 80, grazie allo sviluppo economico e La contrattazione su due livelli (nazionale e aziendale) fu regolamentata per la prima volta dal protocollo del 1993, secondo cui:
- il contratto nazionale di categoria aveva una durata quadriennale per la parte normativa e biennale per quella obbligatoria;
- il contratto aziendale aveva invece durata quadriennale.
I due livelli avevano competenze diverse: quello nazionale definiva gli effetti economici del contratto in base ai tassi di inflazione; quello aziendale, invece, determinava i trattamenti economici in base alla produttività nelle singole imprese. La contrattazione aziendale era autorizzata ad agire previa delega da parte di quella nazionale (clausola di rinvio).
Domande da interrogazione
- Quali erano le caratteristiche principali della contrattazione collettiva fino agli anni '50?
- Come è cambiato il sistema di contrattazione collettiva negli anni '60?
- Quali sono le caratteristiche della contrattazione su due livelli regolamentata dal protocollo del 1993?
Fino agli anni '50, la contrattazione collettiva era fortemente centralizzata, con accordi interconfederali che si applicavano a interi settori e determinavano retribuzioni, qualifiche professionali e disciplina sui licenziamenti collettivi.
Negli anni '60, il sistema di contrattazione è passato da centralizzato a articolato su più livelli, con l'introduzione di un sistema contrattuale coordinato, sebbene le decisioni aziendali fossero ancora prese dai sindacati provinciali.
Il protocollo del 1993 ha regolamentato la contrattazione su due livelli: il contratto nazionale di categoria con durata quadriennale per la parte normativa e biennale per quella obbligatoria, e il contratto aziendale con durata quadriennale, con competenze diverse basate su inflazione e produttività.