Andrea301AG
Ominide
3 min. di lettura
Vota

Concetti Chiave

  • Il concetto di "dovere civico" fu introdotto per incentivare i cittadini a votare, senza però imporre un obbligo giuridico.
  • Nel 1993, il voto non fu più considerato un obbligo, ma un diritto e dovere civico garantito e promosso dalla Repubblica.
  • La legge costituzionale del 2000 introdusse una normativa speciale per facilitare il voto agli italiani residenti all'estero, vista la difficoltà di tornare in Italia per votare.
  • Il voto per corrispondenza è stato adottato per gli italiani all'estero, sebbene non garantisca completamente la personalità del voto.
  • Dal 2006, specifiche norme permettono il voto per corrispondenza a cittadini temporaneamente all'estero per lavoro, studio o cure mediche.

Dovere civico in ambito elettorale

Dopo il riconoscimento del diritto di voto alle donne, i partiti come la Dc, meno organizzati e meno capaci di mobilitazione rispetto a quelli della sinistra marxista, ritenevano indispensabile «obbligare» i cittadini ad andare a votare. Comunisti e socialisti (per ragioni contingenti), qualunquisti e liberali (per ragioni ideali) la pensavano invece in modo diametralmente opposto. La formula «dovere civico» fu introdotta quale invito al legislatore ordinario a provvedere, senza però che ciò costituisse un vincolo giuridico.

Questo invito fu accolto, ma con sanzioni assai blande (menzione del non voto nel certificato di buona condotta, pubblicazione negli albi comunali dei nomi di coloro che non avevano votato).
Nel 1993 fu soppresso il riferimento al voto come «obbligo». Attualmente il voto è qualificato dalla legge «un dovere civico e un diritto di tutti i cittadini, il cui libero esercizio deve essere garantito e promosso dalla Repubblica» (art. 4 d.p.r. 361/1957).

Il terzo comma dell’art. 48 è stato introdotto dalla l. cost. 1/2000. Con esso si è voluto demandare alla legge una disciplina speciale e derogatoria (rispetto all’interpretazione del comma 2) per i cittadini italiani residenti all’estero. Questi ovviamente hanno sempre goduto del diritto di voto, ma la distanza dall’Italia rendeva eccezionalmente oneroso il suo esercizio, dovendo tornare nel comune di iscrizione nelle liste elettorali. D’altra parte, mentre la legislazione per le elezioni europee prevede l’allestimento di sezioni elettorali nei paesi dell’Unione dove i nostri concittadini vivono o si trovano per motivi di studio o lavoro, lo stesso non è possibile per le grandi comunità italiane del Nord e Sud America (sia per il numero degli aventi diritto sia per i rapporti con le autorità sovrane locali). Sicché l’unica soluzione è apparsa il voto per corrispondenza, il quale tuttavia, anche con tutte le possibili garanzie, non può assicurare interamente la personalità del suffragio. Di qui l’esigenza di una previsione costituzionale che invece lo rendesse legittimo.
È stato infine affrontato il problema di come permettere l’esercizio del diritto di voto ai cittadini temporaneamente all’estero. Norme specifiche sono state previste dal 2006 per il personale militare e di polizia in missione, mentre la l. 52/2015 ha esteso la possibilità di votare per corrispondenza a tutti i cittadini che si trovano, per un periodo di almeno tre mesi, in un paese estero per motivi di lavoro, studio (Erasmus) e cure mediche, inclusi i familiari conviventi.

Domande da interrogazione

  1. Qual è stato il motivo principale per cui i partiti come la Dc volevano "obbligare" i cittadini a votare?
  2. I partiti come la Dc, meno organizzati rispetto a quelli della sinistra marxista, ritenevano indispensabile "obbligare" i cittadini a votare per garantire una maggiore partecipazione elettorale.

  3. Come è stato modificato il concetto di obbligo di voto nel 1993?
  4. Nel 1993, il riferimento al voto come "obbligo" è stato soppresso, e attualmente il voto è considerato un "dovere civico e un diritto" di tutti i cittadini, il cui libero esercizio deve essere garantito e promosso dalla Repubblica.

  5. Quali soluzioni sono state adottate per facilitare il voto dei cittadini italiani residenti all'estero?
  6. Per i cittadini italiani residenti all'estero, è stato introdotto il voto per corrispondenza, nonostante le difficoltà nel garantire la personalità del suffragio, e sono state previste norme specifiche per il personale militare e di polizia in missione e per cittadini temporaneamente all'estero per motivi di lavoro, studio o cure mediche.

Domande e risposte

Hai bisogno di aiuto?
Chiedi alla community