Concetti Chiave
- Il lavoro subordinato gode di tutele non estese ai lavoratori parasubordinati, che spesso sono socialmente vulnerabili.
- Il Jobs Act ha cercato di estendere alcune protezioni del lavoro subordinato ai lavoratori parasubordinati tramite il d.lgs 81/2015.
- I gig worker, come conducenti di Uber e rider di Deliveroo, operano in una "zona grigia" tra autonomia e subordinazione, con scarse garanzie.
- La prima sentenza italiana non ha riconosciuto i gig worker come lavoratori subordinati, ma è in discussione una proposta per cambiare questo status.
- La legislazione recente mira a ridurre il divario tra lavoro subordinato e parasubordinato, cercando di armonizzare le protezioni legali.
Indice
Tutela dei lavoratori non standard
Di regola, la tutela riconosciuta ai lavoratori subordinati non è estesa alle altre forme giuridiche di lavoro (non standard, parasubordinato, interinale, ecc.). Spesso, però, queste tipologie di impiegati presentano una condizione sociale estremamente debole e, quindi, meritevole di protezione. Il Jobs act ha tentato, tramite il d.lgs 81/2015, di estendere in parte la disciplina prevista per il lavoro subordinato anche ad alcune fattispecie di quello parasubordinato (collaborazione lavorativa).
Gig economy e piattaforme digitali
Negli anni recenti, la cosiddetta «zona grigia» fra subordinazione e autonomia è stata messa in discussione soprattutto in merito alla figura dei gig worker» o lavoratori su piattaforma (conducenti di Uber, rider di Justeat o Deliveroo, ecc.). Essi si coordinano con il cliente direttamente tramite una piattaforma digitale gestita dall’impresa, la quale trasmette al lavoratore la richiesta d’intervento; egli ha la facoltà di dichiarare o meno la propria disponibilità. A servizio ultimato, il gig worker verrà pagato con un importo prefissato: tale attività, perlopiù svolta da lavoratori molto giovani (in particolare studenti universitari) non garantisce alcuna continuità e, dunque, nessuna certezza.
Dibattito politico e proposte legislative
Il dibattito politico ruota attorno alla necessità di assicurare maggiori forme di garanzia a queste figure professionali: in Italia, la prima sentenza in merito ha dichiarato i gig worker non riconducibili alla categoria dei lavoratori subordinati. Di recente, però, il governo Conte ha presentato una proposta che, se approvata, modificherebbe l’inquadramento dei gig workers da collaboratori a dipendenti, con le garanzie che ne conseguono.
Riduzione del divario tra lavori
In sostanza, la legislazione degli ultimi anni sta cercando, con esiti alterni e quasi mai prevedibili, a ridurre il divario che intercorre fra lavoro subordinato e parasubordinato, con l’obiettivo di ravvicinare e armonizzare le due discipline. La speranza è quella di estendere concretamente le forme di tutela riconosciute ai lavoratori subordinati anche ai prestatori d’opera parasubordinati (collaboratori).
Domande da interrogazione
- Quali sono le principali sfide affrontate dai lavoratori non standard?
- Come viene gestita la figura dei gig worker nella gig economy?
- Quali sono le proposte legislative recenti riguardanti i gig worker in Italia?
I lavoratori non standard spesso si trovano in una condizione sociale debole e non godono delle stesse tutele dei lavoratori subordinati, nonostante il Jobs act abbia cercato di estendere alcune protezioni anche a loro.
I gig worker operano tramite piattaforme digitali, coordinandosi direttamente con i clienti. Tuttavia, questo tipo di lavoro non garantisce continuità né certezza, essendo spesso svolto da giovani come studenti universitari.
Il governo Conte ha proposto di modificare l'inquadramento dei gig worker da collaboratori a dipendenti, offrendo loro le garanzie tipiche dei lavoratori subordinati, in risposta al dibattito politico sulla necessità di maggiori tutele.