Concetti Chiave
- Kelsen critica l'approccio che vede il diritto come semplice studio della società, sostenendo che sia necessaria un'osservazione formale preliminare.
- La teoria di Kelsen si basa sull'idea che il diritto debba essere definito concettualmente prima di applicarlo alla società, enfatizzando un approccio teorico.
- Kelsen si oppone al giusnaturalismo, proponendo uno studio scientifico del diritto privo di giudizi di valore, focalizzato sulla struttura normativa.
- Introduce il concetto di fallacia naturalistica, affermando che il diritto non può essere ridotto a istinti naturali o fatto universale.
- Per Kelsen, il diritto è una norma giuridica, distinta da norme morali e fatti, indipendente dall'organizzazione sociale che lo produce.
Diritto formale e applicazione sostanziale
Kelsen sostiene che la tesi secondo cui il diritto si debba configurare come studio della società sia scorretta. Egli, infatti, afferma che, per studiare il diritto della società, bisogna innanzitutto sapere cosa è necessario osservare all’interno della società (assunzione formale). Scegliere cosa osservare non è un atto pratico, bensì teorico. Rifacendosi a Popper, Kelsen sostiene che, prima di applicare lo studio del diritto alla società, bisogna sapere cosa si deve osservare, cioè cos’è il diritto.
Solo in seguito alla formulazione teorica di un’ipotesi, dice Kelsen, sarà possibile applicare il diritto alla sociologia, dunque a livello pratico. Secondo il filosofo, dunque, non è possibile ridurre il diritto a fatto se prima non se ne definisce il concetto. In sintesi, lo studioso si propose di pervenire a una teoria formale del diritto al fine di studiarne la struttura normativa indipendentemente dai valori sostanziali che tale struttura racchiude: il filosofo condusse uno studio scientifico del diritto, in opposizione al giusnaturallismo, il quale aveva introdotto giudizi di valore, compromettendo la scientificità del suddetto studio.Kelsen sostiene inoltre che il concetto di natura non sia un concetto desumibile dall’osservazione (essa non può essere ridotta a diritto sulla base degli istinti naturali: il fatto che un leone è portato istintivamente a sgozzare una preda non autorizza un uomo a fare lo stesso con i propri nemici). Ciò introduce il concetto di fallacia naturalistica, secondo cui non è possibile evincere regole naturali universali sulla base della loro particolare applicazione: il diritto, in particolare quello naturale, non può dunque essere un fatto poiché esso non è uguale per tutti gli esseri viventi.
Non essendo un fatto, il diritto è norma. Mentre secondo gli istituzionalisti il diritto è tale in funzione dell’organizzazione sociale da cui esso è prodotto, Kelsen e i normativisti guardano al diritto a prescindere dalla sua applicazione sostanziale. Secondo Kelsen il diritto non corrisponde né a una norma morale né a un fatto, bensì alla norma giuridica (tale posizione costituisce un truismo, cioè una verità ovvia: Kelsen non fa altro che affermare che il diritto è diritto).
Domande da interrogazione
- Qual è la posizione di Kelsen riguardo allo studio del diritto nella società?
- Come Kelsen critica il giusnaturalismo?
- Qual è la differenza tra la visione di Kelsen e quella degli istituzionalisti riguardo al diritto?
Kelsen ritiene che lo studio del diritto debba iniziare con una comprensione teorica di cosa osservare nella società, piuttosto che considerarlo direttamente come uno studio della società stessa.
Kelsen critica il giusnaturalismo per aver introdotto giudizi di valore nello studio del diritto, compromettendo la sua scientificità, e sostiene che il diritto non può essere ridotto a un fatto basato su istinti naturali.
Mentre gli istituzionalisti vedono il diritto in funzione dell'organizzazione sociale che lo produce, Kelsen e i normativisti considerano il diritto indipendentemente dalla sua applicazione sostanziale, definendolo come norma giuridica.