Andrea301AG
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Concetti Chiave

  • I diritti quesiti si perfezionano quando la fattispecie giuridica è completata, come nel caso del salario di produttività.
  • Il salario di produzione si riceve solo dopo la verifica del bilancio aziendale, creando un differimento tra maturazione e pagamento.
  • Un nuovo contratto collettivo peggiorativo si applica solo dopo che il salario di produzione è stato maturato per l'anno precedente.
  • I diritti quesiti fungono da barriera tra vecchi e nuovi contratti, proteggendo i diritti già maturati dal lavoratore.
  • I datori di lavoro possono disapplicare contratti collettivi ritenuti eccessivi, come fece la Fiat recedendo da Confindustria.

Diritti quesiti

I diritti maturati divengono quesiti o acquisiti nel momento in cui la fattispecie giuridica si completa. La problematica dei diritti quesiti riguarda, in concreto, istituti retributivi che maturano nel corso del tempo. Si pensi, ad esempio, al premio di produzione o produttività, che il lavoratore matura nel tempo durante un intero anno. Il suddetto diritto si perfeziona nel momento in cui, completato l’anno solare e fatte le necessarie verifiche di bilancio aziendali, l’impresa può certificare qual è l’effettivo valore del salario di produzione o produttività.

Solo a questo punto il lavoratore riceve il salario di produzione: si ha dunque una differita fra il momento in cui si conclude la maturazione acquisitiva e quello in cui essa viene perfezionata tramite l’effettiva retribuzione del salario di produzione al lavoratore.

Qualora, nell’arco di tempo intercorso fra i due momenti, venga approvato un nuovo contratto collettivo peggiorativo, il contenuto di quest’ultimo sarà applicabile solo per l’anno successivo a quello in cui il salario di produzione o produttività sarà stato maturato dal lavoratore.
I diritti quesiti, dunque, costituiscono una barriera fra il vecchio e il nuovo contratto solo nella misura in cui sono stati già effettivamente maturati dal lavoratore. Sia sul piano individuale che su quello collettivo, la successione di contratti collettivi può dar vita a una certa instabilità.
I datori di lavoro possono opporsi al contratto collettivo qualora lo ritengano troppo oneroso. Per farlo, essi devono disapplicare il contratto collettivo e recedere dall’associazione sindacale che lo ha stipulato. Ciò è successo, ad esempio, circa dieci anni fa, quando la Fiat ha scelto di recedere da Confindustria proprio a causa dell’introduzione di un nuovo contratto collettivo, ritenuto eccessivamente peggiorativo. Se, al contrario, il datore di lavoro non recede, il lavoratore può ricorrere al giudice per pretendere l’applicazione del contenuto del nuovo contratto collettivo.

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