Concetti Chiave
- I decreti aventi natura non regolamentare sono stati introdotti per emanare ulteriori disposizioni attuative, spesso su iniziativa del governo.
- Questi decreti si distinguono per non essere determinati dal contenuto ma dall'auto-qualificazione, escludendo quindi la loro classificazione come atti amministrativi.
- La Corte costituzionale li ha definiti «atti dalla indefinibile natura giuridica», poiché regolano senza assumere natura regolamentare.
- Il governo ha utilizzato questi decreti per aggirare restrizioni costituzionali che limitano il potere regolamentare statale in alcune materie.
- Spesso, tali decreti vengono attribuiti al ministro dell'economia e delle finanze, data la natura concorrente del coordinamento finanziario e tributario.
Indice
Evoluzione dei decreti non regolamentari
Negli ultimi anni è diventato sempre più frequente il ricorso ai cosiddetti decreti aventi natura non regolamentare. Sorti dapprima su iniziativa del governo, sono stati poi previsti in numerosi atti legislativi che rinviano ad essi per l’emanazione di ulteriori disposizioni attuative.
I decreti governativi possono contenere norme generali e astratte oppure atti di concreta amministrazione. Nel secondo caso ricevono il trattamento giuridico proprio degli atti amministrativi. Nel primo caso, invece, si inseriscono nel sistema delle fonti sulla base del loro contenuto materiale: atti con forza di legge se adottati in base agli artt. 76 e 77 della Costituzione; atti regolamentari se adottati in base all’art. 17 della legge 400/1988.
Natura giuridica dei decreti ibridi
Nel caso dei decreti «aventi natura non regolamentare», l’inserimento nel sistema delle fonti – o l’esclusione dallo stesso – non è determinato dal contenuto, ma dall’auto-qualificazione. Si tratta di atti certamente non amministrativi, non essendo volti alla cura di interessi concreti, che stabiliscono (come in genere i regolamenti) criteri, procedure, modalità di esercizio delle funzioni amministrative (sono volti cioè a regolare più che a provvedere). Essi, tuttavia, pretendono di non assumere natura regolamentare e di mantenere la forma amministrativa. La Corte costituzionale li ha chiamati «atti dalla indefinibile natura giuridica» (sent. 116/2006).
Motivazioni dietro l'uso dei decreti ibridi
Qual è il motivo di questo ibrido? Il governo ha cercato così di aggirare una norma (certo non felicissima) introdotta nel 2001 dalla riforma costituzionale del titolo V. In base al sesto comma dell’art. 117 Cost., lo Stato può emanare regolamenti solo nelle materie di legislazione esclusiva statale, mentre in quelle di legislazione concorrente fra Stato e regioni il potere regolamentare è di sola competenza regionale. Nella maggior parte dei casi tali decreti sono attribuiti al ministro dell’economia e delle finanze, proprio perché il coordinamento finanziario e tributario è, nel testo costituzionale del 2001, una materia concorrente.
Domande da interrogazione
- Qual è la funzione principale dei decreti aventi natura non regolamentare?
- Perché il governo ha adottato i decreti aventi natura non regolamentare?
- Qual è la posizione della Corte costituzionale riguardo ai decreti aventi natura non regolamentare?
I decreti aventi natura non regolamentare stabiliscono criteri, procedure e modalità di esercizio delle funzioni amministrative, regolando piuttosto che provvedendo, senza assumere natura regolamentare.
Il governo ha adottato questi decreti per aggirare la norma introdotta nel 2001 dalla riforma costituzionale del titolo V, che limita il potere regolamentare dello Stato alle materie di legislazione esclusiva statale.
La Corte costituzionale ha definito questi decreti come «atti dalla indefinibile natura giuridica», riconoscendo la loro complessità e la difficoltà di classificarli chiaramente nel sistema delle fonti.