Concetti Chiave
- Durante la sessione di bilancio, il parlamento dà priorità all'analisi e approvazione di decreti-legge che anticipano misure economiche prima della legge di bilancio.
- I decreti-legge correttivi sono emessi per attuare modifiche finanziarie rapidamente, spesso poco dopo l'approvazione della legge di bilancio.
- La conversione dei decreti-legge può avvenire anche durante la sessione parlamentare di bilancio, facilitando l'adozione di misure urgenti.
- Il bilancio è visto più come uno strumento di gestione amministrativa piuttosto che di controllo politico, con un focus sui rapporti tra Stato e UE.
- Il Parlamento limita meno la gestione finanziaria del Governo per permettere modifiche rapide delle risorse senza ricorrere a nuovi interventi legislativi.
D.l. preventivi alla legge di bilancio e decreti correttivi
Durante la sessione di bilancio il parlamento attribuisce un’effettiva corsia preferenziale all’analisi e all’approvazione di alcuni atti giuridici. Fra questi, i principali sono:
- decreti-legge presentati prima del ddl di bilancio, che anticipano misure giuridiche ed effetti economici che altrimenti avrebbero dovuto “attendere” la legge di bilancio;
- decreti-legge con cui si attuano le “manovre correttive” (spesso dopo pochissimi mesi dall’approvazione della manovra finanziaria con la legge di bilancio di dicembre).
L’uso del decreto-legge è ad esempio facilitato dal fatto che le leggi di conversione dei decreti-legge in scadenza possono essere approvati anche durante la sessione parlamentare di bilancio.
Le stesse esigenze di rapidità nella gestione del bilancio, e del suo adeguamento al mutare degli eventi, richiedono che, sempre nel rapporto “Governo/Parlamento, del bilancio venga esaltato maggiormente il ruolo di strumento di gestione amministrativa, piuttosto che di strumento di controllo politico preventivo (l’asse del confronto politico ormai è spostato nel rapporto “Stato/Unione europea”, ovvero “Governo nazionale/Commissione UE”).
Si è avvertita sempre più l’esigenza, quindi, che il Parlamento con il suo voto limitasse in misura minore la gestione dell’attività finanziaria da parte del Governo.