Concetti Chiave
- Il criterio gerarchico ordina le fonti del diritto in base alla loro gerarchia, aiutando a risolvere conflitti normativi.
- A differenza del criterio cronologico, gli effetti del criterio gerarchico devono essere espressi esplicitamente da una figura qualificata.
- Il criterio gerarchico porta all'annullamento di norme non conformi alla costituzione, a differenza dell'abrogazione determinata dal criterio cronologico.
- L'annullamento implica l'espunzione retroattiva di una legge dall'ordinamento giuridico, mentre l'abrogazione non ha effetto retroattivo.
- Contratti basati su leggi annullate perdono efficacia, al contrario di quelli su leggi abrogate che restano validi fino al loro esaurimento.
Indice
Il criterio gerarchico
Il terzo criterio di risoluzione delle antinomie normative è il criterio gerarchico. Esso si fonda sull’idea secondo cui le fonti del diritto sono ordinate secondo un criterio gerarchico. La gerarchia, pertanto, aiuta l’interprete a scegliere una fonte rispetto a un’altra, in particolare nel caso in cui una norma sia disposta da una fonte sopra ordinata. I meccanismi su cui si fonda il criterio gerarchico e le conseguenze che esso implica sono distinti da quelli prodotti dal criterio cronologico. Questi due criteri si differenziano per un aspetto fondamentale: gli effetti del criterio gerarchico non possono mai essere taciti, come talvolta avviene nel corso dell’attuazione del criterio cronologico, essi devono essere sempre espressi esplicitamente da una figura qualificata; inoltre, mentre il criterio cronologico può determinare l’abrogazione di una legge precedente, il criterio gerarchico può determinarne l’annullamento e mai l’abrogazione.
Effetti del criterio gerarchico
Fino al momento in cui tali effetti non sono resi manifesti da un giudice specifico (come ad esempio un giudice costituzionale), la legge in questione è legalmente in vigore anche se essa è palesemente incoerente con la costituzione. Il criterio gerarchico, dunque, analizza e disciplina il rapporto di validità e invalidità di una fonte sotto ordinata rispetto a una fonte sopra ordinata.
Differenze tra abrogazione e annullamento
Sebbene abrogazione e annullamento sembrino evocare concetti analoghi, essi sono temi ben distinti: l’abrogazione circoscrive l’efficacia di una legge nel corso del tempo e generalmente non ha effetto retroattivo; l’annullamento, invece, ne determina l’espunzione dall’ordinamento giuridico con effetto retroattivo.
Dunque, mentre un rapporto pendente fondato su una legge in seguito abrogata continua ad essere disciplinato fino al suo esaurimento dalla normativa vigente al momento della stipulazione, se un contratto è stato stipulato sulla base di una legge in seguito annullata espressamente da chi di competenza, esso perde invece la sua efficacia ed è effettivamente considerato nullo.
Domande da interrogazione
- Qual è il ruolo del criterio gerarchico nella risoluzione delle antinomie normative?
- Quali sono gli effetti del criterio gerarchico rispetto alla validità delle leggi?
- Qual è la differenza principale tra abrogazione e annullamento di una legge?
Il criterio gerarchico aiuta a scegliere una fonte del diritto rispetto a un'altra basandosi sulla gerarchia delle fonti, determinando l'annullamento di una norma inferiore rispetto a una superiore.
Gli effetti del criterio gerarchico devono essere espressi da un giudice qualificato e possono determinare l'annullamento di una legge incoerente con la costituzione, mantenendola in vigore fino a tale decisione.
L'abrogazione limita l'efficacia di una legge nel tempo senza effetto retroattivo, mentre l'annullamento la espunge dall'ordinamento con effetto retroattivo, rendendo nulli i contratti basati su di essa.