Andrea301AG
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Concetti Chiave

  • La tutela delle minoranze si basa principalmente sulla territorialità, proteggendo le minoranze nei territori specifici dove sono insediate.
  • Esiste anche un criterio di personalità, che permette l'uso della lingua minoritaria in tutto il territorio nazionale, come nel caso dei germanofoni a Bolzano.
  • Il modello italiano riconosce la differenza tra maggioranza e minoranze linguistiche, offrendo autonomie speciali alle regioni con minoranze.
  • L'Italia tutela diverse minoranze linguistiche come albanese, germanica, greca, ecc., attraverso normative specifiche del 1999.
  • Il modello svizzero-belga adotta un regime di parificazione linguistica, riconoscendo più lingue ufficiali senza distinguere tra maggioritarie e minoritarie.

Indice

  1. Criteri di tutela delle minoranze
  2. Modelli di tutela minoritaria
  3. Esempi di tutela in Italia

Criteri di tutela delle minoranze

La tutela delle minoranze avviene secondo il prevalente criterio della territorialità: la minoranza è protetta solo sul territorio di insediamento determinato (es. in Italia il diritto all’insegnamento della propria lingua può farsi valere nelle scuole organizzate nel territorio di insediamento).

Talvolta, invece, il criterio di tutela è basato sul principio di personalità (es. i cittadini di lingua tedesca della provincia di Bolzano hanno diritto ad usare la propria lingua davanti ai tribunali in ogni parte del territorio nazionale).

Modelli di tutela minoritaria

Si individuano due modelli di tutela minoritaria:

- il modello italiano, che riconosce l’esistenza di una maggioranza e di più minoranze linguistiche, la tutela delle quali può costituire deroga al principio di eguaglianza formale. La tutela speciale consiste spesso nell’attribuzione alle sub-unità territoriali in cui le minoranze sono stanziate di forme e livelli speciali di autonomia (Italia, Spagna, Finlandia).

Esempi di tutela in Italia

In Italia, oltre alla tutela delle minoranze linguistiche stanziate nelle regioni di confine a statuti speciali, si è proceduto anche alla tutela delle minoranze di lingua e cultura albanese, germanica, greca, slovena, croata, franco-provenzale, friulana, ladina, occitana e sarda, attraverso le Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche del 1999;

- il modello svizzero e belga: le federazioni asimmetriche tendono a scegliere un regime di parificazione delle diverse lingue nazionali. I vari gruppi linguistici sono posti su un piano di parità a livello federale, non riconoscendosi una lingua maggioritaria e delle lingue minoritarie, ma unicamente la compresenza di più lingue ufficiali. La tutela del gruppo minoritario passa, quindi, attraverso la tutela della sua specificità linguistica. La Svizzera, ad esempio, riconosce il francese, il tedesco, l’italiano ed il romancio come lingue nazionali, anche se solo le prime tre sono lingue ufficiali della confederazione.

Domande da interrogazione

  1. Quali sono i criteri principali per la tutela delle minoranze in Italia?
  2. In Italia, la tutela delle minoranze avviene principalmente secondo il criterio della territorialità, dove le minoranze sono protette nel loro territorio di insediamento. Tuttavia, esiste anche il criterio di personalità, come per i cittadini di lingua tedesca della provincia di Bolzano, che possono usare la loro lingua in tribunale ovunque nel territorio nazionale.

  3. Quali modelli di tutela minoritaria sono presenti in Europa?
  4. In Europa, si distinguono principalmente due modelli di tutela minoritaria: il modello italiano, che prevede autonomie speciali per le minoranze linguistiche, e il modello svizzero e belga, che adotta un regime di parificazione delle lingue nazionali senza riconoscere una lingua maggioritaria.

  5. Come viene attuata la tutela delle minoranze linguistiche in Italia?
  6. In Italia, la tutela delle minoranze linguistiche è attuata attraverso le Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche del 1999, che proteggono minoranze come quelle albanese, germanica, greca, slovena, croata, franco-provenzale, friulana, ladina, occitana e sarda, specialmente nelle regioni di confine a statuti speciali.

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