Concetti Chiave
- La convivenza fuori dal matrimonio è analizzata per tutelare i figli nati da tali unioni, nonostante le problematiche legate alla sua natura variabile.
- La giurisprudenza distingue tra famiglia di fatto e rapporti occasionali, considerando la stabilità come criterio chiave per differenziare le due situazioni.
- Per avere rilevanza giuridica, la convivenza deve essere tra due soggetti di sesso diverso, escludendo le unioni omosessuali.
- In alcuni paesi, come Olanda e Spagna, c'è stata un'apertura verso le unioni omosessuali permettendo loro di accedere al matrimonio.
- Alle coppie conviventi eterosessuali è consentito l'accesso alla procreazione assistita e l'adozione, se convivono stabilmente per tre anni prima del matrimonio.
La convivenza
La convivenza fuori dal matrimonio è stata presa in considerazione per via della diffusione del fenomeno, per tutelare comunque l’interesse dei figli che nascono da queste unioni, sebbene non manchino problematiche relative al suo carattere polimorfo, data la varietà delle situazioni che esso tende a comprendere e che sono essenzialmente accomunate dal solo dato dell’assenza di matrimonio tra i conviventi.
La giurisprudenza si è occupata di precisare i tratti distintivi della convivenza a cui riconnettere eventuali conseguenze giuridiche e per distinguere la famiglia di fatto dal semplice rapporto occasionale.
Ciò ha comportato la rilevante problematica delle unioni omosessuali (ricordiamo che in diversi paesi quali Olanda, Belgio, Spagna, Portogallo e Francia vi è stata l’apertura alle coppie omosessuali del medesimo istituto matrimoniale).
Inoltre alle coppie conviventi, ma solo se di sesso diverso, è stato consentito l’accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita e la convivenza prematrimoniale, al fine di ammettere all’adozione i coniugi che “abbiano convissuto in modo stabile e continuativo prima del matrimonio per un periodo di tre anni“.