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Concetti Chiave

  • L'Italia aderì all'ONU il 14 dicembre 1955, dopo un lungo periodo di attesa dovuto al veto sovietico.
  • L'adesione all'ONU è coerente con l'articolo 11 della Costituzione italiana, che ripudia la guerra come strumento di offesa.
  • La partecipazione italiana a missioni militari all'estero è considerata legittima quando autorizzata dalle Nazioni Unite.
  • La legge del 21 luglio 2016 regola la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali, definendo il processo decisionale e le modalità operative.
  • Nel 2018, l'Italia era impegnata in 33 missioni internazionali in 23 paesi, con un contributo significativo in aree come il Libano, l'Afghanistan e i Balcani.

Indice

  1. L'adesione dell'Italia all'Onu
  2. Partecipazione italiana a missioni militari
  3. Disciplina delle missioni internazionali
  4. Impegno italiano nelle missioni internazionali

L'adesione dell'Italia all'Onu

L’Italia fu ammessa all’Onu il 14 dicembre 1955, dopo un’anticamera durata otto anni causa il veto sovietico. L’adesione era coerente con il dettato dell’art. 11 Cost. in base al quale:
a) il nostro paese «ripudia» – cioè non riconosce più come proprio ciò che un tempo lo era – la guerra sia come strumento di offesa contro altri popoli (di offesa, non di difesa: infatti la Costituzione contempla, all’art. 78, la possibilità dello stato di guerra) sia come mezzo per risolvere le controversie con altri stati, secondo la formula già usata dal patto Briand-Kellogg del 1928 (firmato da Francia, Giappone, Germania, Italia, Regno Unito e Usa, fu però subito violato dal Giappone che aggredì la Manciuria e dall’Italia che aggredì l’Etiopia); e perciò:

b) l’Italia «promuove e favorisce» le organizzazioni internazionali rivolte allo scopo di assicurare la pace e la giustizia fra le nazioni (anche mediante le necessarie «limitazioni di sovranità»: sul punto v. il par. 2 del cap. 6).

Partecipazione italiana a missioni militari

È sulla base dell’art. 11 che si discute della partecipazione dell’Italia a missioni militari all’estero. L’interpretazione largamente prevalente, che si è affermata nella prassi, è che essa sia da considerarsi sicuramente legittima dal punto di vista costituzionale ogniqualvolta si tratti di operazioni delle Nazioni Unite o comunque da esse autorizzate (ad es. la partecipazione all’operazione condotta nel 1991 a seguito dell’invasione irachena del Kuwait; lo stesso si può dire per molte altre missioni alle quali il nostro paese ha contribuito o contribuisce tuttora).

Disciplina delle missioni internazionali

Con la l. 21 luglio 2016, n. 145 è stata introdotta una disciplina organica sulla partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali. Essa stabilisce il procedimento con cui sono assunte le decisioni di inviare missioni militari all’estero, le modalità di copertura finanziaria, le indennità del personale, le disposizioni applicabili in materia penale. È il Consiglio dei ministri che delibera l’invio di una missione, previo eventuale esame del Consiglio supremo di difesa, e successiva discussione parlamentare; le Camere autorizzano la missione per una durata annuale approvando propri atti di indirizzo. Le Camere, inoltre, approvano la «relazione analitica» che il governo presenta entro il 31 dicembre di ogni anno su tutte le missioni in corso, autorizzandone la prosecuzione. Al personale in missione si applica di norma il codice penale militare di pace; è esclusa la punibilità di chi fa uso della forza in conformità alle regole di ingaggio (cioè le direttive governative che indicano circostanze e limiti entro cui le forze armate iniziano o continuano un combattimento).

Impegno italiano nelle missioni internazionali

All’inizio del 2018 l’Italia partecipava a 33 missioni internazionali in 23 diversi paesi o aree geografiche, con un impegno complessivo di circa 6.200 uomini e donne. La maggior parte delle forze era impegnata nelle missioni in Libano, in Afghanistan, nei Balcani, nell’ambito della coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh (o Isis), nell’area del Mediterraneo centrale e in Libia.

Domande da interrogazione

  1. Quando l'Italia è stata ammessa all'ONU e quali sono state le circostanze che hanno ritardato questo processo?
  2. L'Italia è stata ammessa all'ONU il 14 dicembre 1955, dopo un'attesa di otto anni a causa del veto sovietico.

  3. Qual è il ruolo dell'articolo 11 della Costituzione italiana in relazione alla partecipazione dell'Italia alle missioni militari internazionali?
  4. L'articolo 11 della Costituzione italiana stabilisce che l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa e promuove organizzazioni internazionali per la pace, legittimando la partecipazione a missioni militari autorizzate dalle Nazioni Unite.

  5. Quali sono le procedure stabilite dalla legge italiana per l'invio di missioni militari all'estero?
  6. La legge del 21 luglio 2016, n. 145, stabilisce che il Consiglio dei ministri delibera l'invio di missioni militari, seguito da una discussione parlamentare e autorizzazione delle Camere, che approvano anche una relazione annuale sulle missioni in corso.

  7. Quante missioni internazionali stava conducendo l'Italia all'inizio del 2018 e in quali aree geografiche erano principalmente impegnate le forze italiane?
  8. All'inizio del 2018, l'Italia partecipava a 33 missioni internazionali in 23 paesi o aree geografiche, con la maggior parte delle forze impegnate in Libano, Afghanistan, Balcani, contro il Daesh, nel Mediterraneo centrale e in Libia.

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