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Concetti Chiave

  • Dante e Virgilio arrivano nel secondo girone dell'Inferno, dove i lussuriosi sono trascinati da un vento incessante, simbolo del loro peccato.
  • Francesca e Paolo, due anime dannate per amore, raccontano a Dante come il loro amore li abbia condotti alla morte e alla dannazione eterna.
  • Francesca utilizza un linguaggio nobile, riflettendo la sua origine aristocratica, e descrive il loro incontro amoroso attraverso la lettura della storia di Lancillotto.
  • La narrazione sottolinea il tema della reciprocità dell'amore, inevitabile e potente, che condusse Francesca e Paolo alla loro tragica fine.
  • Dante, attraverso il dialogo con Francesca, esplora il dolore del ricordo dei momenti felici perduti e la complessità del peccato d'amore.

Indice

  1. L'arrivo nel secondo girone
  2. L'incontro con Francesca
  3. Il racconto di Francesca
  4. La lettura fatale

L'arrivo nel secondo girone

Nel quinto canto Dante e la sua giuda Virgilio giungono nel secondo girone dell’inferno dove risiedono i lussuriosi, essi sono trascinati da un vento in tutte le direzioni. Tra tutti i dannati, Dante scorge due figure cinte l’una all’altro, vengono dipinti come due spiriti leggeri, sia a causa della potenza della bufera, sia poiché il loro peccato appare più lieve (“Quei due che ‘nsieme vanno, e paion sì al vento esser leggeri” vv.74-75).

L’autore, incuriosito, domanda al “dottore”, ossia Virgilio l’identità dei due innamorati e il maestro gli consiglia di pregarli in nome dell’amore che li trascina affinché rispondano ai suoi quesiti (“li priega per quello amor che i mena, ed ei verranno” vv.77-78). L’arrivo degli amanti viene paragonato da Dante alle “colombe dal disio chiamate con l’ali alzate e ferme al dolce nido vengon per l’aere dal voler portate” (vv.82-84). I due spiriti sono come le colombe che, sopraffatte dal desiderio e condotte dalla loro volontà, giungono all’amato nido attraverso l’aria con le ali spiegate e immobili.

L'incontro con Francesca

Francesca si rivolge all’autore denominandolo “animal grazioso e benigno” (v.88), la donna si riferisce ad una creatura dotata di anima, piena di grazia e benevola, prosegue poi “che visitando vai per l’aere perso” (v.89) facendo riferimento al viaggio che Dante sta compiendo che inizia proprio negli inferi. La figura femminile incolpa se stessa e i dannati accanto a lei di aver tinto il mondo di rosso sangue dopo la loro morte nel verso 90 (“noi che tingemmo il mondo di sanguigno”). Procede nei versi successivi dicendo al poeta che se lei e il suo amante fossero amici “del re dell’universo” (v.91), ovvero Dio, Lo pregerebbero per fargli ottenere serenità e pace, poiché lui aveva pietà “del mal perverso” (v.94) quindi del loro peccato. Il linguaggio di Francesca segue un timbro nobile ed elegante, infatti in vita fu una donna di origine aristocratica che ricevette per tanto un’educazione nobile, si comprende inoltre il suo passato dall’utilizzo di una perifrasi per non nominare il Divino (re dell’universo, v.91). La pietà a cui lo spirito fa riferimento è il dolore comune, il soffrire insieme, Dante infatti comprende come egli sia stato vicino a compiere lo stesso peccato di Francesca, ovvero morire per amore, dopo il decesso di Beatrice. I due amanti sono in grado di parlare con i due poeti in quanto il vento “tace” (v.96), la donna esprime la loro intenzione di ascoltare e parlare di quello che agli autori fa piacere udire (“Di quel che udire e che parlar vi piace, noi udiremo e parleremo a voi” vv.94-95). Un’altra perifrasi viene esposta da Francesca per indicare il suo luogo di nascita, Ravenna: “Siede la terra dove nata fui su la marina dove ’l Po discende per aver pace co’ seguaci sui” (vv.97-99), ossia “la città dove nacqui risiede sulla riva dove il Po scende per riposare con i suoi affluenti”, per tanto sulla sponda dell’Adriatico dove sfocia il fiume.

Il racconto di Francesca

Dal verso 100 al 108, la donna espone il sentimento amoroso che i due amanti condividono, attraverso tre anafore del termine amore, appunto, che rendono la passione una forza tragica, il vero soggetto della tragedia. Nella prima, l’amore “al cor gentil ratto s'apprende” (v.100), ossia fa unire rapidamente due cuori gentili, come quelli di Francesca e di Paolo, riportando alla teoria di Guinizzelli “Al cor gentil rempaira sempre amore”. La donna si innamorò “della bella persona” (v.101), facendo riferimento all’aspetto fisico affascinante dell’amante che la morte portò via, (“mi fu tolta” v.102), in quanto il decesso separa lo spirito dal corpo. Francesca risulta offesa (“‘l modo ancor m'offende” v.102), tutt’ora non si comprende se questa sensazione sia causata dell’ingiuria del modo in cui è stata uccisa o dallo stupore dell’amore di Paolo nei suoi confronti. La donna è attratta dalla bellezza del suo amante, seguendo perciò la concezione del nutricamento, ossia l’innamoramento attraverso la bellezza, sia esteriore che interiore. Successivamente, nella seconda anafora, Francesca riporta la legge della reciprocità dell’Amore (“Amor, ch’a nullo amato amar perdona” v. 103), infatti come sentimento nobile non può che essere ricambiato, e quello che i due amanti provano non si è mai spento grazie alla sua intensità: “mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona” (vv. 104-105).

Infine, l’amore viene dipinto come la causa della dannazione dei due innamorati: “Amor condusse noi ad una morte. Caina attende chi a vita ci spense” (vv.106-107). Francesca in vita cadde in un inganno, lei credeva di dover sposare Paolo, invece le venne imposto un matrimonio con il fratello di costui, Gianciotto, uomo rozzo e deforme; il sentimento tra i due non smise mai di crescere e vennero infine probabilmente uccisi dal fratello di Paolo e marito di Francesca. Nominando la Caina, la donna fa rifermento al loro omicida che ora si trova lì, in una delle quattro parti dell’ultimo cerchio dell’Inferno dove sono puniti i traditori dei parenti. Dante si mostra curioso nell’amore tra i due spiriti e domanda alla donna come hanno fatto a comprendere la reciprocità del sentimento, lei risponde addolorata nel ricordare la sua gioia ormai passata (“Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice ne la miseria” vv.120-121). Secondo Francesca anche il “dottore”(v.121), Virgilio, può comprendere questa sofferenza probabilmente per la sua dannazione oppure per la conoscenza dell’Eneide dove racconta la storia di Didone, un’altra dannata che si innamorò di Enea e prima di uccidersi per lui ripensò ai momenti di felicità trascorsi insieme.

La lettura fatale

Riprende poi Francesca la narrazione rispondendo al quesito di Dante: un giorno lessero per svago la storia di Lancillotto e di come “amor lo strinse” (v.128), ossia lo avvolse, i due amanti si trovavano da soli e “sanza alcun sospetto” (v.129) di cosa sarebbe accaduto. La storia di Lancillotto, Ginevra e Artù presenta inoltre un parallelismo con quella di Paolo, Francesca e Gianciotto.

La lettura spinse i due innamorati a guardarsi negli occhi ed i loro volti ad impallidire ripetutamente fino a che un passo vinse le loro esitazioni, ovvero quando “il disiato riso” (v.133), le labbra sorridenti di Ginevra furono baciate “da cotanto amante” (v. 134) quindi da Lancillotto. A questo punto Paolo, che non verrà più separato da Francesca, baciò tramando la bocca della donna. Quest’ultima utilizza due termini differenti per descrivere lo stesso oggetto: “il disiato riso” (v.133) e “la bocca” (v.136), poiché nel primo caso le labbra hanno un significato più delicato ed allusivo mentre nel secondo riproducono il desiderio del momento in cui il bacio avviene. Da quel giorno i due amanti non lessero più il libro di Galeotto, “Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse” (v.137), perché lui nel racconto spinge Lancillotto e Ginevra a rivelare il loro amore nello stesso modo in cui il romanzo portò Francesca e Paolo a confessare i loro sentimenti. Il vero peccato della donna fu quello di amare Paolo in maniera totalizzante a costo di morire per lui, quando in realtà l’unico vero amore assoluto è quello per Dio. Dante stesso quasi cadde in questo peccato ma venne salvato da Beatrice, allegoria della teologia, il fallimento di Francesca potrebbe incarnare il limite posto dallo stilnovismo mentre la superazione di quest’ultimo da Dante.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il contesto dell'arrivo di Dante e Virgilio nel secondo girone dell'inferno?
  2. Dante e Virgilio arrivano nel secondo girone dell'inferno, dove i lussuriosi sono trascinati da un vento incessante. Dante nota due figure leggere e chiede a Virgilio chi siano, ricevendo il consiglio di invocarli in nome dell'amore che li guida.

  3. Come si presenta Francesca a Dante e quale è il suo tono?
  4. Francesca si rivolge a Dante con un linguaggio nobile ed elegante, chiamandolo "animal grazioso e benigno" e riflettendo la sua origine aristocratica. Esprime il desiderio di pace e serenità, se fosse amica di Dio, e parla del suo peccato con un tono di pietà condivisa.

  5. Qual è il significato delle anafore del termine "amore" nel racconto di Francesca?
  6. Le anafore del termine "amore" sottolineano la forza tragica della passione tra Francesca e Paolo. L'amore è descritto come un sentimento che unisce rapidamente i cuori gentili, è reciproco e non perdona chi è amato, portando infine alla loro dannazione.

  7. Qual è la causa della dannazione di Francesca e Paolo secondo il racconto?
  8. La dannazione di Francesca e Paolo è causata dall'amore che li ha condotti alla morte. Francesca racconta di essere stata ingannata nel matrimonio con Gianciotto, mentre il loro amore non ha mai smesso di crescere, portando infine al loro omicidio.

  9. Come la lettura di Lancillotto e Ginevra ha influenzato Francesca e Paolo?
  10. La lettura della storia di Lancillotto e Ginevra ha spinto Francesca e Paolo a confessare il loro amore. Il racconto di Galeotto ha fatto sì che i due amanti si guardassero negli occhi e si baciassero, portandoli a non leggere più il libro, poiché ha rivelato i loro sentimenti.

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