Concetti Chiave
- Dante lascia il Limbo nel V canto dell'Inferno, accompagnato solo da Virgilio, e affronta Minosse, un giudice infernale robotizzato e grottesco, mero esecutore divino.
- Il poeta descrive le pene infernali con oggettività, evidenziando il contrasto tra i piaceri terreni perduti e le sofferenze eterne, riflettendo la propria angoscia.
- Il canto utilizza plurilinguismo con termini provenzali, latini e celtici, dimostrando la ricchezza linguistica di Dante.
- Semiramide, regina degli Assiri, è citata come esempio di lussuria sfrenata, basato sugli scritti di Paolo Orosio, con un riferimento geografico forse errato.
- Altri personaggi come Didone e Achille sono menzionati, con influenze da Eneide e romanzi medievali, mostrando la reinterpretazione di miti classici.
Indice
- Dante lascia il Limbo
- Minosse e il giudizio infernale
- Pene eterne e riflessioni
- Semiramide e le sue passioni
- Didone e il suo destino
- Achille e il suo amore
Dante lascia il Limbo
Con il IV canto dell’inferno Dante esce dal Limbo. Lascia il castello dove sono riuniti tutti i grandi e gli uomini di cultura vissuti prima di Cristo, fra cui Ettore, Enea, Abramo, Cicerone. Era accompagnato da altri 4 poeti ma ora resta solo con Virgilio.
Minosse e il giudizio infernale
La prima terzina serve a legare la trama narrativa con quella precedente.
Solitamente gli endecasillabi non stanno sul primo ictus, invece qui, come nel sonetto proemiale, è proprio in prima posizione (stàvvi). Tante allitterazioni e suoni di fastidio. Minosse era il re di Creta, nel canto IV dell’ Eneide, Enea era stato fatto scendere negli inferi, dove trova Minosse come giudice infernale. Dante che si rifà a Virgilio per il metodo di lettura figurale ma questo Minosse è diverso: i tratti sono lontani da qualsiasi modello precedente, perché non ha alcun potere, è solo un demonio grottesco, orribile, robotizzato secondo volontà divina . è un mero esecutore passivo della volontà divina. Giudica e spedisce secondo ch’avvinghia, non parla, ringhia è un animale.
Pene eterne e riflessioni
Quando deve descrivere le pene il poeta si da oggettivo, quasi spietato. La sua emotività è pateticamente segnata, lui stesso è molto segnato.
C’è un costante rapporto dialettico tra tempo umano e eternità. Ciò che è stato in vita si riverbera sempre all’inferno. Le pene sono aggravate dal fatto che si ricordano i tempi felici. Hanno sempre davanti l’opposizione fra il piacere del tempo umano e la loro eterna sofferenza. Dante è sconvolto perché ci si vedere riflesso, è angosciato.
Esempio di plurilinguismo dantesco: Lai, parola provenzale, Aere, parola latina e Briga, parola celtica che significava forza, lotta.

Semiramide e le sue passioni
vv. 51 “la prima di cui tu vuoi aver notizie fu imperatrice di molti popoli che parlavano lingue diverse, fu così abituata al vizio della lussuria (seguire le passioni carnali senza freno) che rese lecito tutto ciò che a lei piaceva, per cancellare il disonore in cui si era trascinata”. Dante prende spunto letterale da Paolo Orosio, storico del VI secolo che parla di Semiramide, regina degli Assiri (1400-1200 a.C) che si erano espandi fino alla Siria. Dopo la morte di suoi marito Nino era diventata regina e fece diventare lecite le sue passioni più basse.” Resse la città su cui oggi regna il sultano (Egitto)”: si crede che Dante si sia confuso con la Babilonia, quartiere del Cairo, con quella della Mesopotamia. Durante il medioevo l’Egitto era considerato Asia. Il suo maestro, Brunetto Latini infatti lo definisce in Asia. Dante forse vuole intendere che ha governato tutta l’Asia fino all’Egitto.
Didone e il suo destino
vv.61 troviamo Didone regina di Cartagine, riferimento al canto IV dell’Eneide. Enea era sbarcato qui dove Venere fa innamorare Didone vedova di Sicheo. Quando era morto aveva giurato che non si sarebbe più sposata, ma convinta che Enea sarebbe rimasto con lei si lascia convincere ad aver rapporti. Quando Enea riparte lei si uccide.
Achille e il suo amore
vv.65-66 secondo il romanzo di Troia, XI secolo, scritto da un francese, Achille non sarebbe morto per la freccia nel tallone. Fra le figlie di Priamo c’era Polissena, di cui Achille si sarebbe innamorato e sarebbe morto combattendo per lei. Achille era stato reinterpretato in veste di cavaliere medievale.
v. 70- dopo che io ebbi sentito il mio erudito maestro parlare di celebri donne e di cavalieri, ebbi uno stato di fortissimo turbamento (ne resta sconvolto, ma non mette in dubbio la volontà divina) e quasi mi sentii male”. Il viaggiatore è in costante rapporto con l’aldilà.
per approfondimenti vedi anche:
Domande da interrogazione
- Qual è il significato del Limbo nel contesto del canto IV dell'Inferno di Dante?
- Come viene rappresentato Minosse nel canto di Dante?
- Qual è il tema centrale delle pene eterne descritte da Dante?
- Chi era Semiramide e quale ruolo ha nel canto di Dante?
- Qual è il destino di Didone secondo il racconto di Dante?
Nel canto IV dell'Inferno, il Limbo è descritto come il luogo dove si trovano i grandi uomini di cultura vissuti prima di Cristo, come Ettore, Enea, Abramo e Cicerone. Dante lascia questo luogo accompagnato solo da Virgilio.
Minosse è rappresentato come un demonio grottesco e orribile, privo di potere autonomo, che esegue passivamente la volontà divina. Giudica e spedisce le anime senza parlare, ma ringhiando come un animale.
Il tema centrale delle pene eterne è il contrasto tra il tempo umano e l'eternità. Le anime soffrono eternamente ricordando i tempi felici della loro vita, e Dante è profondamente sconvolto da questa riflessione.
Semiramide era un'imperatrice che governava molti popoli e si abbandonava al vizio della lussuria. Dante la descrive come una figura che ha reso lecite le sue passioni più basse, basandosi sugli scritti di Paolo Orosio.
Didone, regina di Cartagine, si innamora di Enea, convinta che lui rimarrà con lei. Tuttavia, quando Enea riparte, Didone si uccide, un destino che Dante riprende dal canto IV dell'Eneide.