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Concetti Chiave

  • L'allegoria è una figura retorica fondamentale nel medioevo, utilizzata per dare significati profondi diversi da quelli letterali.
  • Dante, nel Convivio, descrive quattro sensi di interpretazione: letterale, allegorico, morale e anagogico.
  • Nella Divina Commedia, Dante impiega l'allegoria teologica dove il senso letterale ha una realtà storica, diversamente dall'allegoria poetica.
  • Il proemio della Divina Commedia è ricco di allegorie, come la selva che rappresenta il peccato e le tre fiere che simboleggiano vizi umani.
  • L'ipertestualità nella Divina Commedia collega il testo a riferimenti culturali e biblici ben noti ai contemporanei di Dante.

Questo appunto di Letteratura Italiana tratta dell’allegoria, proponendone la definizione, la sua trattazione teorica nel Convivio e la sua presenza nella Divina Commedia. Si fa anche cenno all’ipertestualità, con particolare riferimento al proemio della Divina Commedia.
Allegoria nell'opera dantesca articolo

Indice

  1. Origine e significato dell'allegoria
  2. Differenze tra allegoria teologica e poetica
  3. Il proemio della Divina Commedia
  4. L'allegoria e l'ipertestualità

Origine e significato dell'allegoria

Il termine allegoria proviene dal latino tardo allegoria prestito dal greco ἀλληγορία derivato dal verbo ἀλληγορέω, “dire o interpretare allegoricamente”, composto di ἄλλος, “altro”, e ἀγορεύω, “parlare”.

Questa figura retorica consiste nel vincolare una narrazione o una descrizione a significati profondi diversi da quelli letterali. Nella cultura medievale l’allegoria riveste un’importanza centrale non solo nella letteratura ma anche nella lettura della realtà.

Nel Convivio (II, 1) Dante, trattando dell’interpretazione dei testi, descrive i quattro sensi delle Scritture:

  • Il primo senso è quello letterale che non va oltre il senso immediato delle parole: “non si stende più oltre che la lettera delle parole fittizie, sì come sono le favole de li poeti”.
  • Il secondo senso è quello allegorico vale a dire ciò che va oltre il senso letterale: “è una veritade ascosa sotto bella menzogna”. Dante presenta l’esempio di Ovidio che dice che il poeta Orfeo con la sua cetra poteva ammansire le fiere e commuovere alberi e pietre. Il significato nascosto di questa narrazione è che l’uomo saggio può indirizzare con la parola gli uomini crudeli verso la sua volontà.
  • Il terzo senso è quello morale e si riferisce alle indicazioni riguardanti il comportamento e le azioni al fine di una vita virtuosa e cristiana.
  • Il quarto senso è quello anagogico o sovrasenso e indica il significato spirituale che rimanda alla realtà ultraterrena della salvezza eterna.

Differenze tra allegoria teologica e poetica

Nel parlare dell’allegoria Dante specifica che quella dei teologi è diversa da quella dei poeti. Nell’allegoria dei teologi, infatti, anche il senso letterale ha una realtà storica. Il sommo poeta afferma che nel Convivio seguirà l’allegoria dei poeti. Il critico letterario e italianista Charles Southward Singleton afferma che, invece, nella Divina Commedia, Dante fa ricorso all’allegoria dei teologi. Il senso letterale non è dunque solo una finzione ma fa riferimento ad eventi storicamente veri.

Il proemio della Divina Commedia

Il proemio costituisce la parte della Divina Commedia in cui il senso allegorico è più evidente e preponderante giungendo quasi a prevalere su quello storico-letterale. La selva in cui Dante si perde rappresenta lo stato di perdizione del peccato, mentre la “diritta via”è la strada che conduce a Dio e all’operare il Bene. Ancora, il colle rappresenta la Salvezza, le tre fiere si riferiscono alla lussuria, alla superbia e all’avidità.

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L'allegoria e l'ipertestualità

Come si è detto, l’allegoria è un procedimento radicato nella cultura medievale che risulta dunque ben familiare ai contemporanei di Dante. Un altro elemento che avvicina la narrazione al suo destinatario è il ricorso all’ipertestualità. Se si prende come esempio il proemio della Divina Commedia si noterà che esso è denso di riferimenti non immediatamente recepibili da chi lo legge ai nostri giorni ma ben chiari per un fruitore medievale. Già il primo verso costituisce una citazione biblica dal libro di Isaia. Nelle Confessioni di Sant’Agostino troviamo l’allegoria di una “silva plena insidiarum et periculorum”. Il virgiliano “Infandum, regina, iubes renovare dolorem” detto da Enea a Didone nel secondo libro dell’Eneide è rievocato dal sesto verso del proemio: “che nel pensier rinova la paura”.

Per approfondimenti sulla Divina Commedia vedi anche qui

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'origine e il significato dell'allegoria nella letteratura medievale?
  2. L'allegoria deriva dal latino tardo e dal greco, significando "dire o interpretare allegoricamente". È una figura retorica che attribuisce significati profondi a narrazioni o descrizioni, oltre il senso letterale, ed è centrale nella letteratura e nella lettura della realtà medievale.

  3. Quali sono i quattro sensi delle Scritture secondo Dante nel Convivio?
  4. Dante descrive quattro sensi: il letterale, che si limita al significato immediato; l'allegorico, che nasconde una verità sotto una menzogna bella; il morale, che guida il comportamento virtuoso; e l'anagogico, che rimanda alla salvezza eterna.

  5. In che modo l'allegoria teologica differisce da quella poetica secondo Dante?
  6. L'allegoria teologica include una realtà storica nel senso letterale, mentre quella poetica, seguita da Dante nel Convivio, non lo fa. Tuttavia, nella Divina Commedia, Dante utilizza l'allegoria teologica, dove il senso letterale si riferisce a eventi storicamente veri.

  7. Qual è il ruolo del proemio nella Divina Commedia in termini di allegoria?
  8. Il proemio della Divina Commedia è dove l'allegoria è più evidente, quasi prevalendo sul senso storico-letterale. Elementi come la selva, la "diritta via", e le tre fiere rappresentano rispettivamente il peccato, la strada verso Dio, e i vizi di lussuria, superbia e avidità.

  9. Come si manifesta l'ipertestualità nel proemio della Divina Commedia?
  10. L'ipertestualità nel proemio si manifesta attraverso riferimenti densi e non immediatamente chiari per i lettori moderni, ma familiari ai contemporanei di Dante, come citazioni bibliche e allusioni a opere come le Confessioni di Sant'Agostino e l'Eneide di Virgilio.

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