Fabrizio Del Dongo
Genius
5 min. di lettura
Vota

Concetti Chiave

  • Dante scrive l'epistola XI in risposta alla corruzione della Chiesa e al trasferimento della curia papale da Roma ad Avignone, criticando chi ha tradito la missione spirituale.
  • L'epistola ha una dimensione profetica, con frequenti riferimenti alle Sacre Scritture, in particolare al Vecchio Testamento, per ammonire e guidare.
  • Dante integra riferimenti al mondo classico, come il mito di Fetonte e le opere di Aristotele, fondendo l'antica saggezza con la rivelazione cristiana.
  • Critica la simonia, il commercio di cose sacre, come una piaga della Chiesa, un tema che affronta anche nella Divina Commedia.
  • Dante conclude evidenziando che il comportamento riprovevole della Chiesa è noto a molti, e invita i suoi rappresentanti a provare vergogna per la decadenza causata.

Indice

  1. Introduzione al tema
  2. I riferimenti alle Sacre Scritture
  3. I riferimenti al mondo classico e relativa funzione
  4. Sintesi del contenuto

Introduzione al tema

Papa Clemente V muore nell’aprile del 1314. I cardinali italiani si riuniscono a Carpentras, in Francia, per eleggere il nuovo Pontefice. Questa è l’occasione per Dante di scrivere l’epistola XI che affronta un problema già molto sentito in quell’epoca: la corruzione della Chiesa e il contestato trasferimento della curia papale da Roma ad Avignone. Della cattività avignonese, si erano già occupati Caterina da Siena e Francesco Petrarca, ma con un tono diverso. Dante dimostra una forte polemica contro coloro che sono usciti “di strada” ed hanno tradito la loro maturale missione spirituale. Non sappiamo con certezza se la lettera fosse stata effettivamente recapitata ai destinatari.
Tuttavia, è certo che di essa ne furono prodotte tante copie e senz’altro fu largamente diffusa.

I riferimenti alle Sacre Scritture

L’epistola presenta un carattere comune a quasi tutte le epistole dantesche, cioè la dimensione profetica. Dante ha costantemente presente l’esempio delle Sacre Scritture, soprattutto del Vecchio Testamento (profeti Isaia, Ezechiele, Daniele ed altri), non tanto per lo stile quanto per il ruolo, cioè per ammonire, per condannare e per indicazione della giusta via da seguire. Pertanto il riferimento ai testi sacri è frequente: individuiamo l’accenno ad Ezechiele, all’episodio della cacciata dal tempio, l’episodio di Oza, la citazione di san Paolo, il miracolo di colui che era nato cieco.

I riferimenti al mondo classico e relativa funzione

Sono degni di nota anche i riferimenti al mondo classico: la citazione del mito di Fetonte, il figlio del Sole che volle guidare il carro del padre, ma con effetti disastrosi, la citazione di Aristotele, il riferimento a Roma principio comune di civiltà. Si tratta di aspetti che testimoniano la valorizzazione e l’utilizzazione dell’eredità classica che Dante compie in tutta la sua opera, cercando di fondere l’antica saggezza e la rivelazione cristiana; la produzione classica viene usufruita mediante una lettura allegorica. Gli insegnamenti biblici e quello di Aristotele convergono nella Divina Commedia.

Sintesi del contenuto

Dante inizia l’Epistola rivolgendosi subito ai cardinali riuniti in conclave, ricordando loro che hanno la funzione di primipili (un termine latino che designa coloro che in testa alla schiere armate portavano l’insegna e scagliava per primi il giavellotto) e sottolineando il fatto che si sono ben poco preoccupati di dirigere la Chiesa, paragonato al carro del Sole che Fetonte volle guidare con conseguenze tragiche. Avrebbero dovuto guidare il gregge dei fedeli, attraverso i pascoli della vita terrena e invece li hanno trascinati con sé nel baratro. Dopo una serie di riferimenti biblici, Dante ricorda che le cose sacre sono diventate oggetto di compravendita e la condanna vale sia per chi compre che per chi vende. Si tratta del peccato di simonia, una vera piaga delle gerarchie ecclesiastiche contro la quale Dante si scagli anche nel canto XIX dell’Inferno. Nel ricordare il supplizio di Oza (che, ritenendo che l’Arca Santa non fosse al sicuro, oso toccarla, ma fu punito con la morte perché questa prerogativa era riservata ai sacerdoti), Dante immagina che potrebbe essere contestatala legittimità e l’autorità di formulare accuse lanciate fino ad ora. In pratica, nel giudizio degli ipotetici interlocutori potrebbe essere visto un compito che non sarebbe spettato allo scrittore. Ma Dante non si scoraggia e ricorda di affermare quelle verità che gli stessi Farisei erano soliti non solo tacevano, ma travisavano. Sottolinea, a tale scopo, l’insegnamento di Aristotile quando nell’affermare i principi della sua morale sostiene che la verità deve essere sempre anteposta all’amicizia.
Gli preme anche sottolineare che non è il solo a notare il riprovevole comportamento della Chiesa (Dante non si ritiene di essere un’Araba Fenice). Tutto quanto egli fa notare apertamente, viene mormorato e sussurrato da tutti. Molti sono meravigliati di quanto sta succedendo, ma non osano esprimersi pubblicamente. E termina facendo notare che la Chiesa e i suoi rappresentanti devono arrossire e dolersi del fatto che hanno contribuito a fare eclissare il Sole, ossia il Papato, come arrossiscono gli Italiani di fronte a tanta decadenza.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il tema principale affrontato da Dante nell'epistola XI?
  2. Dante affronta la corruzione della Chiesa e il trasferimento della curia papale da Roma ad Avignone, esprimendo una forte critica verso coloro che hanno tradito la loro missione spirituale.

  3. Quali riferimenti alle Sacre Scritture sono presenti nell'epistola?
  4. L'epistola include riferimenti a profeti del Vecchio Testamento come Isaia, Ezechiele e Daniele, e menziona episodi come la cacciata dal tempio e il miracolo del cieco nato.

  5. Come utilizza Dante i riferimenti al mondo classico nella sua epistola?
  6. Dante cita miti classici come quello di Fetonte e fa riferimento ad Aristotele e Roma, fondendo saggezza antica e rivelazione cristiana attraverso una lettura allegorica.

  7. Qual è la critica di Dante riguardo alla simonia nella Chiesa?
  8. Dante condanna la simonia, il commercio di cose sacre, come una piaga delle gerarchie ecclesiastiche, un tema che affronta anche nel canto XIX dell'Inferno.

  9. Come conclude Dante la sua epistola riguardo al comportamento della Chiesa?
  10. Dante sottolinea che il comportamento riprovevole della Chiesa è notato da molti, anche se pochi osano esprimersi pubblicamente, e invita la Chiesa a provare vergogna per aver contribuito alla sua decadenza.

Domande e risposte

Hai bisogno di aiuto?
Chiedi alla community