Concetti Chiave
- La saponificazione degli esteri è un processo irreversibile che avviene in ambiente alcalino, coinvolgendo una reazione di addizione nucleofila.
- Durante la saponificazione, si forma un intermedio tetraedrico che non può essere protonato a causa dell'ambiente alcalino.
- La riduzione degli esteri porta alla formazione di aldeidi e successivamente di alcoli, ma le aldeidi intermedie non sono isolabili.
- Gli esteri sono generalmente più stabili di aldeidi e chetoni grazie a un'ulteriore forma di risonanza che coinvolge l'ossigeno.
- Gli esteri tendono a resistere agli attacchi nucleofili a differenza dei composti acilici, noti per essere più reattivi.
Saponificazione degli esteri
La saponificazione avviene in ambiente alcalino ed è irreversibile a differenza dell’esterificazione: L’estere in presenza di una base forte compie una addizione nucleofila che porta alla formazione di un intermedio tetraedrico, che non può essere protonato perché si trova in ambiente alcalino.
L’ossigeno può utilizzare però la sua carica negativa per formare un doppio legame con il carbonio e ciò causa la liberazione di uno ione alcossido. Reagiscono a questo punto un acido carbossilico (forte rispetto all’altro acido dell’equilibrio) e una base forte, lo ione alcossido. Questo passaggio è irreversibile perché la base debole dell’acido carbossilico è più stabile dello stesso perché stabilizzata per risonanza risonanza; allo stesso modo l’alcool è più stabile della sua base coniugata, tende perciò a non deprotonarsi. Riduzione degli esteri Gli esteri si possono ridurre ad aldeidi attraverso agenti riducenti. A loro volta le aldeidi sono riducibili ad alcoli. L’aldeide intermedia non è però isolabile perché reagisce estremamente velocemente per formare l’alcol. Di seguito il meccanismo di riduzione degli esteri completo.
Stabilità degli esteri Generalmente gli esteri sono più stabili di aldeidi e chetoni perché le uniche forme di risonanza di aldeidi e chetoni sono quelle del carbonio carbonilico; l’estere invece presenta un ossigeno suppletivo che dà vita a un’ulteriore forma di risonanza in cui la carica positiva viene delocalizzata anche sull’ossigeno. Ne consegue che gli esteri sono poco disposti a subire attacchi nucleofili a differenza dei composti acilici, che sono per questo detti attivati e che sono spesso protagonisti di addizioni nucleofile.