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Concetti Chiave

  • La pancreatite si manifesta con dolore addominale in epigastrio, spesso irradiato al dorso, e aumento delle lipasi, senza coinvolgimento peritoneale.
  • La distinzione tra pancreatite lieve e severa è cruciale e si basa sulla presenza di necrosi e complicazioni sistemiche, non sulla sintomatologia o livelli di lipasemia.
  • La pancreatite lieve, che rappresenta il 70-80% dei casi, si risolve con digiuno, idratazione e antidolorifici, mentre la forma severa richiede interventi intensivi.
  • In caso di pancreatite grave, è essenziale un monitoraggio intensivo delle funzioni vitali e una reintroduzione rapida dell'alimentazione enterale per prevenire traslocazioni batteriche.
  • La nutrizione enterale oggi può essere gestita con un sondino naso-gastrico, se il paziente è sveglio e collaborante, per evitare complicazioni legate alla stasi gastrica.

Il paziente si presenterà con:

    Dolore addominale in epigastrio irradiato ai due ipocondri (dolore definito a barra), spesso irradiato al dorso, senza interessamento peritoneale, perché il pancreas è retroperitoneale

    • Aumento delle lipasi

Indice

  1. Pancreatite lieve o severa
  2. Gestione della pancreatite acuta
  3. Alimentazione enterale

Pancreatite lieve o severa

Successivamente bisogna capire se si tratti di una pancreatite lieve o severa: la lieve, dovuta ad ostruzione transitoria, si risolve in 24 h con digiuno, idratazione e antidolorifico; nella forma severa si ha la presenza di necrosi (marcatore istologico della pancreatite severa), dovuta a ostruzione persistente, che porta a liberazione in circolo di citochine e tempesta citochinica (ancora prima della sovrainfezione batterica), eventualmente Mof (polmone, rene…) da danno del microcircolo da parte delle citochine; si ha anche accumulo retroperitoneale di liquidi, richiamati dalla ghiandola necrotica, che peggiora l’ipoperfusione degli organi. Il problema è che la sintomatologia di una pancreatite lieve o severa è uguale; anche il grado di lipasemia non correla con il grado di gravità. Bisogna controllare quindi la funzionalità dei vari organi per poter sapere se la pancreatite è severa oppure no; questi controlli possono essere attuati seguendo per esempio L’Apache II score, che deve essere ripetuto ogni 12h. Questo studio è importante sia fatto subito, prima della Tc.

Fortunatamente il 70-80% dei casi è rappresentato da pancreatiti lievi, per le quali è sufficiente somministrare liquidi ev e terapia antidolorifica si osserverà una curva di discesa delle lipasi; verrà rimossa la colecisti in elezione, perché potrebbero comunque formarsi altri calcoli.

Gestione della pancreatite acuta

In caso di pancreatite acuta grave bisogna gestire il paziente in maniera intensiva: nelle fasi acute di una pancreatite grave somministrano fino a 10-12 L nel giro di 12 h. È necessaria anche una terapia antidolorifica, perché il paziente presenta un dolore importante. É necessario inoltre un supporto delle varie funzioni: monitoraggio di funzione polmonare/ventilatoria (a volte è sufficiente l’ossigenoterapia, ma altre volte diventa necessario intubare il paziente), diuresi, Fc e pressione. Una cosa fondamentale nelle prime fasi di trattamento nelle forme gravi è una reintroduzione rapida dell’alimentazione enterale, per evitare la traslocazione batterica; la traslocazione batterica è dovuta al fatto che il paziente, essendo ipovolemico, avrà ipoperfusione intestinale, che porterà a ischemia del villo intestinale, aggravata dal mancato richiamo di sangue in caso di digiuno; se non si aiuta la perfusione intestinale, si avrà la decapitazione del villo intestinale, verrà meno la barriera tra gli enterobatteri e il circolo sistemico e questo porterà a delle batteriemie transitorie, che sono la prima causa di morte per sovrainfezione della necrosi pancreatica (con mortalità del 70-80%).

Alimentazione enterale

Come deve essere impostata l’alimentazione enterale? Fino a pochi anni fa si metteva un sondino naso-digiunale, perché la pancreatite può portare ad una stasi gastrica e, soprattutto se il paziente è intubato, potrebbe portare a fenomeni di inalazione ab ingestis; inoltre, si pensava che il passaggio dell’alimentazione a livello duodenale potesse stimolare ulteriormente il rilascio di enzimi pancreatici. Adesso non si è più così ferrei ed è possibile, se il paziente è sveglio e collaborante, iniziare una nutrizione enterale con un sondino naso-gastrico.

Domande da interrogazione

  1. Quali sono i sintomi principali della pancreatite?
  2. Il paziente con pancreatite si presenta con dolore addominale in epigastrio irradiato ai due ipocondri e al dorso, insieme a un aumento delle lipasi.

  3. Come si distingue una pancreatite lieve da una severa?
  4. La pancreatite lieve si risolve in 24 ore con digiuno, idratazione e antidolorifici, mentre la pancreatite severa è caratterizzata da necrosi e richiede il monitoraggio della funzionalità degli organi, spesso utilizzando l'Apache II score.

  5. Qual è il trattamento iniziale per la pancreatite lieve?
  6. Per la pancreatite lieve, si somministrano liquidi per via endovenosa e terapia antidolorifica, osservando una riduzione delle lipasi.

  7. Quali sono le misure di gestione per una pancreatite acuta grave?
  8. La gestione di una pancreatite acuta grave include somministrazione intensiva di liquidi, terapia antidolorifica, supporto delle funzioni vitali e reintroduzione rapida dell'alimentazione enterale per prevenire la traslocazione batterica.

  9. Come è cambiato l'approccio all'alimentazione enterale nei pazienti con pancreatite?
  10. In passato si utilizzava un sondino naso-digiunale, ma ora è possibile iniziare la nutrizione enterale con un sondino naso-gastrico se il paziente è sveglio e collaborante.

Domande e risposte

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