Concetti Chiave
- L'ingresso degli eserciti francesi in Italia nel 1796 portò alla caduta dei vecchi Stati assoluti e alla formazione di nuove strutture politiche, come la Repubblica Cisalpina e il Regno d'Italia, influenzando profondamente le strutture economiche e sociali.
- Nel periodo giacobino, si svilupparono due correnti ideologiche tra i patrioti: una democratica, orientata verso cambiamenti radicali, e una moderata, che cercava riforme graduali, con quest'ultima prevalente durante il regime napoleonico.
- L'attività culturale durante il triennio giacobino si espanse con nuove istituzioni culturali come giornalismo e teatro, che, sotto Napoleone, divennero strumenti di propaganda per sostenere il regime.
- Gli intellettuali del periodo ebbero il compito di diffondere le ideologie del rinnovamento democratico, ma con l'assestarsi del regime napoleonico, molti tornarono a ruoli tradizionali come quello del poeta cortigiano.
- Il dibattito sulla lingua nel periodo era caratterizzato da posizioni puriste e classiciste, con alcuni intellettuali come Giordani e Monti che sostenevano un equilibrio tra tradizione e innovazione linguistica.
1.Strutture politiche, sociali ed economiche: L’ingresso degli eserciti francesi in Italia (1796), ha dato una svolta storica di grande importanza: i vecchi Stati assoluti crollarono e si formarono organismi politici nuovi,prima le “repubbliche giacobine”, poi strutture più vaste come la Repubblica cisalpina che divenne Repubblica italiana e infine regno d’Italia; altri organismi secolari come il Regno di Napoli passarono sotto il dominio della Francia napoleonica.
In Italia si estende il Codice napoleonico e vengono istituiti licei e ginnasi statali per formare un corpo di fedeli funzionari ,eliminando il monopolio ecclesiastico sull’istruzione. La formazione di funzionari pubblici,di ufficiali e di insegnanti caratterizza un fenomeno sociale nuovo e rilevante che darà una fisionomia più moderna ai ceti medi italiani,fino ad allora privi di coscienza sociale,di peso politico e culturale. Il regime napoleonico proseguì l’opera già avviata dalle riforme settecentesche per svecchiare le strutture economiche dell’ancien regime: vennero aboliti privilegi e istituti feudali e venne ridato impulso all’economia della proprietà terriera con vendite di beni ecclesiastici. Si rafforzò così la borghesia terriera che costituì la base sociale del nuovo regime. Anche commerci e industrie furono avvantaggiati dalla soppressione di barriere doganali interne ,dalla creazione di strade ,canali ,dal riordino del sistema fiscale e finanziario. Queste spinte modernizzatrici furono frenate dalla politica imperiale di napoleone ,che considerava gli stati vassalli come zone di sfruttamento a favore della Francia e subordinava la loro economia alle esigenze dello stato dominante:i territori dell’impero si ridussero a mercati riservati per i manufatti delle sue industrie ,di conseguenza le potenzialità di espansione produttiva e di sviluppo sociale furono ben lontane dal potersi attuare pienamente.
2.Le ideologie:Il 1796/1799 fu il cosiddetto triennio giacobino,anni di grandi illusioni in un profondo rinnovamento politico. All’interno dello schieramento dei patrioti,che appoggiano le innovazioni portate dalle armi della Francia rivoluzionaria vanno distinte 2 tendenze diverse:una democratica che aspira ad un profondo cambiamento della struttura politica,sociale ed economica,in nome dei principi rivoluzionari dell’eguaglianza;l’altra mira a graduali e realistiche riforme che salvaguardino la proprietà privata e all’egemonia dei ceti superiori. é questo l’indirizzo che prevarrà nel regime napoleonico. Le idee moderate erano proprie ai ceti colti,mentre quelli popolari rimasero ad esse estranei rimanendo legati alle tradizioni religiose e politiche del passato. Le masse contadine guidate dal cardinale Ruffo di Calabria diedero il loro apporto decisivo al crollo della Repubblica partenopea nel 1799.Questoa divisione tra ceti colti e progressisti e quelli contadini restii all’innovazione,sarà un dato costante della successiva formazione dello Stato unitario. Al triennio giacobino subentrò un diffuso senso di delusione e frustrazione:la componente politica più avanzata vedeva nell’istaurarsi della dittatura napoleonica e nel dominio francese sull’Italia un tradimento delle istanze di libertà e di democrazia nate nel momento del primo fervore rivoluzionario.
3.Le istituzioni culturali:pubblicistica,teatro,scuola,editoria: il triennio giacobino vede sorgere nuovi istituti culturali,e l’estendersi di quelli già esistenti, come il giornalismo e il teatro, perché vi era la necessità di coinvolgere il maggior numero possibile di cittadini nel processo di rinnovamento democratico e di diffondere fra tutti l’adesione alle nuove idee. L’attività giornalistica si moltiplica, anche se solo nel breve arco di tempo in cui durano le repubbliche giacobine, ed assume una spiccata impronta politica. Ai giornali si affiancano opuscoli e manifesti in cui si dibattono problemi di attualità,si lanciano appelli al popolo,in un linguaggio fortemente influenzato dal frasario rivoluzionario francese. Inoltre vennero istituiti teatri nazionali o patriottici ,che mettevano in scena tutto ciò che poteva essere utile a sostenere le idee libertarie, ma anche testi nuovi. Francesco Saverio Salfi ,uno dei più importanti intellettuali giacobini scriveva drammi patriottici. Il regime napoleonico instauratosi dopo il colpo di stato del 18 brumaio del 1799 e l a vittoria di Marengo,continua a dare impulso a queste forme di comunicazione piegandole a divenire strumenti di creazione del consenso al dominio personale del dittatore:esse tendono a diventare forme di propaganda di regime,e viene soppressa ogni libertà di dissenso(le rappresentazioni dell’Aiace di Foscolo ,in cui vi erano allusioni critiche a Napoleone ,vennero interrotte dalle autorità e Foscolo venne sollevato dall’incarico di revisore degli spettacoli. Svolgono un ruolo di propaganda anche le feste,le parate militari e le cerimonie pubbliche,volte tutte al fine di affascinare il grande pubblico .
4.Gli intellettuali: Nel triennio giacobino l’intellettuale era colui che elaborava e diffondeva le ideologie della trasformazione democratica,che aveva il compito di creare il consenso di massa intorno a queste idee. Questo periodo fu vissuto dagli intellettuali con entusiasmo,come se fossero gli artefici primari del processo di rigenerazione del mondo. Tale entusiasmo si spense con l’assestarsi del regime,periodo durante il quale non ebbero modo d svilupparsi le potenzialità di una funzione veramente nuova dell’intellettuale. Riprese invece vigore il vecchio ruolo del poeta cortigiano,ruolo che fu incarnato da Monti,oppure quello di fedele funzionario,nell’amministrazione ,nella scuola,nel giornalismo,con il compito subalterno di mediare il consenso nei confronti dello Stato. Chi aveva vissuto più intensamente la breve esperienza giacobina non seppe adattarsi a questi compiti,come Foscolo che ricercò una sistemazione materiale nella burocrazia,nel giornalismo,nell’esercito,come professore universitario,ma non si identificò mai nella figura di funzionario del regime:ebbe sempre l’atteggiamento dell’uomo libero pronto a vivere miseramente pur di non piegarsi a servire. Foscolo si rivolse ai posteri ,alle generazioni future ,con un messaggio di riscatto e libertà nazionale perché si trovava in un contesto non adatto a lui e senza un ruolo reale in esso.
5.La questione della lingua:I poeti e i prosari si rifanno sempre ai modelli illustri e scrivono in una lingua aulica,lontana da ogni possibile uso parlato. Il lessico della poesia costituisce veramente una lingua in se,ma anche la sintassi è complessa ,fitta di inversioni essendo modellata sul periodare latino. Inoltre il linguaggio è impreziosito da perifrasi dotte e allusioni mitologiche .La letteratura è rivolta a pochi che condividono con lo scrittore la cultura ,i gusti ,il linguaggio. La questione della lingua era un dibattito ormai secolare. Il purismo , si afferma in questa età si rifaceva a Bembo e propugnava l’assoluta purezza della lingua,che doveva essere priva di ogni forestierismo e neologismo. Il lessico e modi espressivi del ‘300 erano ritenuti perfettamente in grado di rispondere alle esigenze della cultura moderna. I puristi più rigidi furono Puoti e Cesari che curò la ristampa del vocabolario della crusca. Giordani assunse posizioni più moderne e mono rigide: il suo ideale fu quello di un dignitoso e sobrio classicismo formale che si rifacesse alla limpidezza dello stile greco. Egli era di orientamento laico,progressista e patriottico ed affermò l’esigenza di una letteratura ispirata ad elevati sentimenti morali e all’idea della rinascita nazionale. In nome di questo i principi patriottici si oppose al romanticismo e subì anche persecuzioni negli anni della restaurazione. Alla rigidezza del purismo si oppose anche Monti che propose di apportare delle modifiche e delle aggiunte al vocabolario della crusca;egli sosteneva l’esigenza di una lingua letteraria che nn si fermasse al trecento,ma mettesse a frutto gli apporti di tutti i grandi scrittori anche più recenti come parini e alfieri,in nome di un equilibrio tra ossequio alla tradizione e libertà espressiva.
Indice
Neoclassicismo e preromanticismo
Nel classicismo dominante in Italia durante l’età napoleonica,anche se il gusto e le forme espressive continuano una tradizione secolare,sono presenti elementi nuovi:per questo è chiamato neo-classicismo. Già negli ultimi decenni del ‘700 le scoperte archeologiche di Pompei ed Ercolano avevano suscitato la curiosità e l’ammirazione per le forme dell’arte classica. Ad esse si aggiunsero gli studi di arte classica,che suscitarono entusiasmo per le civiltà e le bellezze antiche. L’archeologo Winkelmann sosteneva che l’arte greca aveva realizzato l’ideale del bello assoluto ed eterno. Per lui l’arte e la letteratura devono mirare al bello ideale,cioè trasfigurare la realtà contingente in forme perfette,in cui non vi sia nulla di eccessivo ,scomposto o grezzo,e in cui il calore delle passioni e dei sentimenti crei un armonia di linee ,forme e suoni.
I vari aspetti del neoclassicismo:A questo modo di guardare all’antico si aggiunse il classicismo rivoluzionario. I protagonisti della rivoluzione si identificavano negli eroi antichi e si atteggiavano e parlavano come essi; vedevano in Atene,Sparta , Roma un modello di vita repubblicana libera ,sana e forte,che volevano far rivivere nel presente. Si tratta di un classicismo austero ed eroico che è lontano dalla grazia del classicismo arcadico,e che nell’età napoleonica si trasforma in scenografia grandiosa:non si celebrano più le virtù repubblicane e libertarie,ma si tende ad assimilare il regime napoleonico alle forme romane imperiali. Questo gusto si manifesta allo stesso modo nella pittura e nella scultura,nella letteratura e persino nelle arti decorative e nella moda. Vi è in questo periodo un neoclassicismo che raccoglie quanto vi è di più autentico nella lezione di Winkelmann.è il caso Foscolo,in particolare nelle Grazie,in cui l’antico è visto come armonia ,bellezza e serenità,contrapposto ad un presente inerte,oscuro e imbarbarito;un eden vagheggiato nostalgicamente,in cui cercare rifugio dai traumi della storia. Per Foscolo l’antico non è definitivamente perduto,per lui la civiltà italiana ha raccolto l’eredità di quella greca e ne ha continuato lo spirito e le forme,ed in lui resiste ancora la fiducia di poter far rivivere quelle forme perfette ,vuole far in modo che la sua poesia agisca con funzione purificatrice sulle feroci barberie del presente.
Il preromanticismo:Negli ultimi decenni del ‘700 e nei primi dell’800 si riscontrano tendenze che esteriormente appaiono opposte a quelle neoclassiche:se il gusto neoclassico è caratterizzato dalla calma,dal bello ideale,dall’armonia delle linee ,dalla luminosità e levigatezza delle forme ,queste altre tendenze che si possono riconoscere all’interno di opere di scrittori neoclassici come Monti e Foscolo si manifestano come esasperazione passionale e soggettiva ,concentrazione gelosa sull’io,il barbarico e l’esotico per atmosfere lugubri e malinconiche dominate dall’idea e dalla presenza ossessiva della morte, e come predilezione per una natura grandiosa e tempestosa,selvaggia e desolata. Simili tendenze si diffondono in Italia alla fine del ‘700 :il gusto sentimentale è legato soprattutto alla diffusione di opere e romanzi epistolari di personaggi come Rousseau(“Giulia,o la nuova eloisa”), Richardson e Goethe (“ I dolori del giovane Werther”).Questo’ultimo scaturisce da un movimento letterario attivo in Germania tra il 1770 e il 1785 ,Lo STURM UND DRANG = tempesta e impeto (gruppo di giovani intellettuali inquieti e ribelli ,quasi tutti amici di Goethe),che costituisce un preannuncio del futuro Romanticismo. Vicino agli Sturmer fu il giovane Schiller e Maximilian Klinger,autore del dramma Sturm und drang da cui trasse la sua denominazione il movimento,il quale aveva come motivo dominante la passionalità primitiva e selvaggia,un’ansia di libertà assoluta che infrangesse ogni limite segnato dalle leggi e dalle convenzioni sociali;di qui derivava anche il culto del genio,delle grandi individualità insofferenti a qualsiasi costrizione. Sul piano letterario scaturisce il rifiuto per ogni classicismo ,l’insofferenza di ogni regola , l’idea dell’arte come libera espressione .Per questo gli Sturmer idolatravano Shachespeare,visto come una sorta di forza della natura che crea istintivamente. Dall’Inghilterra si diffuse anche in italia la moda della poesia “cimiteriale”:gli esponenti più noti furono Young,che scrisse una serie di riflessioni in versi sulla morte,e Gray. A questo genere di poesia si collegano i Sepolcri di Foscolo. Fama europea ebbero i Canti di Ossian:poemetti in prosa lirica pubblicati da Macpherson come traduzioni dei poemi dell’antico bardo celtico Ossian;in realtà si trattava di un abile falso che rielaborava motivi di antichi canti popolari inserendoli in una struttura epica opera di Macpherson stesso. Vi si mescolano l’esaltazione della virtù guerriera e cavalleresca,le storie degli amori appassionati e del destino infelice di alcune coppie di amanti ,descrizioni di paesaggi cupi,desolati ecc. L’opera ebbe successo e fu tradotta in Italia da Cesarotti. Ossian fu equiparato ad Omero,un omero nordico,cupo e tenebroso.
Problematica del concetto di Preromanticismo:Per le manifestazioni culturali di questo periodo si parla di solito di preromanticismo,perché i loro aspetti principali si ritroveranno nella letteratura romantica. Il concetto e il termine sono stati però contestati perché impoverirebbero la nozione di Romanticismo che ha ben altra ricchezza e complessità; di conseguenza sono state ciste come fenomeni interni all’illuminismo (Petronio).In realtà esse sono già i sintomi di una visione del mondo e di una sensibilità nuove,sono il riflesso delle inquietudini di un’età che avverte come sia prossimo a crollare un ordine secolare. La nozione di Preromanticismo ha una sua validità storiografica:le tendenze esaminate sono indizi ,sintomi,che PRE-annunciano ciò che maturerà in seguito.
Le radici comuni: Neoclassicismo e Preromanticismo appaiono come inconciliabili tra loro,eppure convivono negli stessi anni ,entro la personalità di uno stesso scrittore,a volte addirittura all’interno della stessa opera. Ciò si è verificato in Alfieri,in Monti e soprattutto in Foscolo,autore di un romanzo Wertheriano,L’Oris, caratterizzato da un’esasperata veemenza passionale ,dalla concentrazione sull’io,dalla presenza ossessiva della morte,ma è anche l’autore del capolavoro neoclassico delle Grazie. In realtà si tratta di fenomeni diversi che nascono da una stessa radice,manifestazioni complementari di una stessa crisi di fondo,che si presenta in 2 fasi storiche: in una prima fase,la crisi dell’ancien regime;poi quella delle illusioni rivoluzionarie,delle speranze in una rigenerazione totale del mondo. In entrambi questi momenti si riscontrano sul piano culturale contraccolpi omologhi,per cui scrittori dell’età napoleonica seguono percorsi spirituali già seguiti decenni prima da scrittori che avevano attraversato la crisi dell’illuminismo,e in entrambi questi momenti si affacciano insieme tendenze classicheggianti e tendenze preromantiche. Entrambe vanno viste come alternativa alla realtà che delude:per il neoclassicismo l’alternativa è l’ideale della bellezza e dell’armonia,per il Preromanticismo sono le profondità dell’io,la natura sentita in termini di comunione con la vita del soggetto ,il primitivo come sede di autenticità vitale. Non conta tanto la diversa direzione della fuga ,quanto il bisogno di fuggire che sta alla base ,comune alle 2 tendenze.
Foscolo: vita e opere
Gli anni giovanili e la delusione napoleonica:Niccolò Foscolo,in seguito chiamato Ugo,nacque nel 1778 a Zante,una delle isole Ionie,che rimase sempre nelle sue memorie come simbolo di serenità luminosa,bellezza,gioia vitale,e fu cantata spesso nella sua poesia..Il padre era medico e la madre greca; il poeta si sentì per tali origini molto legato alla civiltà classica . Quando la famiglia si trasferì a Spalato,frequentò i primi studi presso il seminario locale;quando il padre morì ,la madre si trasferì per cercare appoggio economico presso parenti ed amici a Venezia,e lui la raggiunse nel 1793,a 15 anni. A Venezia si gettò negli studi ,creandosi una notevole cultura in poco tempo,sia classica che contemporanea;al tempo stesso cominciò a scrivere i primi versi e nonostante la sua povertà,di cui andava fiero,acquistò fama nella società veneziana. Politicamente era entusiasta dei principi della rivoluzione francese ed assunse posizioni libertarie ed egualitarie,infatti ebbe qualche problema con il governo conservatore ed oligarchico della Repubblica di Venezia e per sfuggire ai sospetti del Governo si rifugiò sui colli Euganei. Mentre le armate napoleoniche avanzavano nell’Italia del nord Foscolo fuggì a Bologna,si arruolò nelle truppe della Repubblica Cispadana e scrisse un’ode a Napoleone. Tornò a Venezia quando vi si formò un governo democratico e partecipò attivamente alla vita politica,ma quando Napoleone cedette la Repubblica veneta all’Austria con il Trattato di Campoformio,lasciò di nuovo Venezia e si rifugiò a Milano considerando il comportamento di Napoleone una sorta di tradimento,ma rimanendo attivo all’interno del suo sistema consapevole che esso era un punto obbligato di passaggio per la creazione di un’Italia moderna.
L’età napoleonica: A Milano,dove cerò una collocazione sociale che gli permettesse di svolgere il suo lavoro intellettuale, conobbe Parini e strinse amicizia con Monti. A Bologna era stato aiutante cancelliere al Tribunale militare e con l’avanzata degli austriaci tornò ad arruolarsi partecipando a vari scontri,restando poi assediato a Genova con il generale Massena. Dopo la vittoria di Marengo,fu arruolato come capitano aggiunto nell’esercito della Repubblica italiana. Questi furono inoltre anni di intense passioni amorose. Nel 1808 ottenne la cattedra di Eloquenza all’Università di Pavia,ma presto fu soppressa dal governo. Le sue posizioni poco rispettose verso il regime napoleonico e il suo carattere fiero ed insofferente gli attirarono le inimicizie di molti nell’ambiente letterario milanese(anche di Monti stesso).Nel 1811 fece rappresentare la tragedia Aiace dove,nella figura del tiranno Agamennone,vennero ravvisate allusioni a Napoleone,così le repliche furono soppresse e lui fu privato degli incarichi di cui godeva. Si recò a Firenze ,dove passò un periodo sereno e sui colli fiorentini nella villa di Bellosguardo si dedicò alla composizione delle Grazie.
L’esilio: dopo la sconfitta di Napoleone a Lipsia,Foscolo tornò a Milano dove riprese il suo posto nell’esercito; rientrati gli austriaci ,il generale Bellegarde gli offrì la direzione di una rivista culturale “la biblioteca italiana”,con cui il nuovo regime cercava di conquistare il consenso degli intellettuali. Ma Foscolo rifiutò per essere coerente col suo passato e con le sue idee,fuggì e andò in esilio in Svizzera poi a Londra,dove fu accolto con onori e simpatia ,ma dove sorsero attriti e incomprensioni persino con gli esuli italiani. LE sue condizioni economiche si fecero sempre più gravi ,quindi cercò collaborazioni con riviste inglesi,pubblicando saggi sulla letteratura italiana sia presente che passata e dove prese posizione contro la nuova corrente che si stava affermando a Milano(il Romanticismo).Ammalato e in Miseria si nascose dai creditori andando a vivere nei sobborghi più poveri di Londra,dove trovò conforto continuando la traduzione dell’Iliade. Morì nel 1827 a soli 49 anni e i suoi resti furono portati in Italia e sepolti in Santa Croce,vicino alle tombe dei grandi uomini da lui cantati nei Sepolcri.
Le componenti classiche,preromantiche e illuministiche: Nella formazione di Foscolo si mescolano queste tre componenti!alla letteratura arcadica frivola ed evasiva,dalla perfezione solo formale e retorica,si aggiunge il modello dei grandi classici latini e greci,oltre a quelli italiani ,in particolare Dante e Petrarca.Tra i moderni guarda con ammirazione Parini e Alfieri e al tempo stesso subisce le suggestioni del sentimentalismo di Rousseau e del Werther di Goethe,della grandiosa cupezza barbarica Ossian,mediata in Italia dalla traduzione di Cesarotti. I poeti “cimiteriali” inglesi sono da lui interpretati in chiave laica,civile e patriottica. Per quanto riguarda le idee,subì in un primo tempo l’influenza di Rousseau,che gli suggerì concezioni democratiche ed egualitarie,il culto della natura come di tutto ciò che è autentico e positivo. La visione di Rousseau della società si fondava sul presupposto dell’originaria bontà dell’uomo che era stata poi corrotta dallo sviluppo della civiltà. Più tardi Foscolo si staccò da questi principi abbracciando le concezioni più pessimistiche di Machiavelli e del filosofo Hobbes,che lo inducevano a credere nell’originaria malvagità dell’uomo,in costante conflitto con gli altri uomini per imporre il suo dominio su di essi. La società gli sembra come una guerra continua di tutti contro tutti,dove ha la meglio il più forte.
Il materialismo e la letteratura
Il materialismo: A questo pessimismo contribuisce un’altra componente filosofica,il materialismo proveniente dalla cultura materialistica del ‘700 ,con l’apporto anche di pensatori e poeti classici,quali Democrito e Epicuro e il latino Lucrezio.Il materialismo è la posizione di chi ritiene che tutta la realtà sia materia,ed esclude quindi lo spirito ,se non come prodotto della materia stessa. Ne deriva la negazione del trascendente e della vita dell’anima dopo la morte. Tutto il reale non è altro che un insieme di elementi materiali e si disgregano e vanno a formare altri corpi;il mondo è retto da una cieca forza meccanica e la morte segna l’annullamento totale dell’individuo. A Foscolo è ben presente il rischio che ha affermare certe posizioni,vale a dire negare ogni valore superiore;il pessimismo inoltre può facilmente generare indifferenza e passività. Pur cercando altre alternative per placare l’insoddisfazione che queste posizioni suscitano in lui,egli non arriva mai a superare teoricamente le concezioni materialistiche e meccanicistiche.
La funzione della letteratura e delle arti: Foscolo assegna all’arte e alla letteratura il compito di depurare l’animo dell’uomo dalle passioni che nascono dai conflitti della vita associata,di consolarlo dalle sofferenze e dalle angosce del vivere. Ad esse è assegnato un fine più alto,una funzione civilizzatrice:rendere l’uomo più umano,allontanarlo dalla condizione feroce che permane in lui dai tempi primitivi,insegnarli il rispetto per gli altri uomini e la compassione per i deboli e i sofferenti. Hanno inoltre una funzione patriottica,necessaria per trasformare un popolo diviso ,come l’Italia in una nazione civile e moderna.
Il modello del Werther e l'Ortis
Il modello del Werther: La prima opera importante di Foscolo fu il romanzo”ultime lettere a Jacopo Ortis”;una prima redazione fu parzialmente stampata nel 1798,ma restò interrotta per le vicende belliche che spinsero lo scrittore a combattere contro gli Austro-Russi. Lo stampatore ,per poter vendere il libro,lo fece concludere da Angelo Sassoli;il romanzo fu ripreso da Foscolo e pubblicato ,con profondi mutamenti nel 1802. Su di esso lo scrittore ritornò ancora ,durante l’esilio ristampandolo a Zurigo e poi a Londra con ritocchi e aggiunte. L’Ortis è un opera giovanile,che il poeta sentì centrale nella sua esperienza. Si tratta di un romanzo epistolare:è costituito da una serie di lettere che il protagonista scrive all’amico Lorenzo Alderani.Il modello che viene seguito è soprattutto quello dei Dolori del giovane Werther,ma anche della “Nuova Eloisa” di Rousseau.Chiaramente ispirato al Werther è il nodo fondamentale dell’intreccio:un giovane che si suicida per amore di una donna già destinata come sposa ad un altro. È vicino a Goethe anche il nucleo tematico:la figura di un giovane intellettuale in conflitto con un contesto sociale in cui non può inserirsi. G. aveva avuto la geniale intuizione di rappresentare questo conflitto attraverso una vicenda privata e psicologica,sul terreno dei rapporti amorosi:nella cultura borghese di questoa età avere una relazione con la donna amata e sposarla è il segno per eccellenza dell’avvenuta maturazione del giovane,del suo inserimento nella società.
Trama: Jacopo è un giovane patriota che si rifugia sui colli Euganei dopo che il veneto è stato ceduto all’Austria col contratto di Campoformio,e qui si innamora di Teresa,che però è già promessa ad Odoardo,l’esatta sua antitesi,un uomo gretto e prosaico,freddo e razionale,tanto quanto l’eroe è impetuoso e passionale.La disperazione amorosa e politica spinge Jacopo ad un pellegrinaggio per l’Italia,ma la notizia del matrimonio di Teresa lo riporta in Veneto ,dove incontra ancora una volta la donna amata ,si reca a visitare la madre e poi si uccide.
La delusione storica e l'Ortis
La delusione storica:Il dramma di Werther:non potersi identificare con la sua classe di provenienza,il rifiuto da parte del mondo borghese e dall’aristocrazia. Il dramma di Jacopo non è tanto l’urto contro l’assetto sociale,quanto il senso angoscioso di una mancanza,di non avere 1patria. Non è un’opera unicamente nichilistica, con un atteggiamento rinunciatario e negativo nei confronti del mondo. La differenza sta nel contesto entro il quale sono nate le 2 opere:la prima durante l’assolutismo della Germania ,caratterizzata dal dominio sociale dell’aristocrazia;la seconda nell’Italia napoleonica,col delinearsi del nuovo regime oppressivo del “tiranno” straniero. In Werther c’è la disperazione che nasce dal sentire bisogno di un mondo diverso,senza però intravedere una possibile e concreta trasformazione;in Jacopo c’è la disperazione che nasce dalla delusione rivoluzionaria,dal vedere tradite tutte le speranze patriottiche, la libertà finire in tirannide. L’unica via che si offre ad Ortis per uscire da una situazione negativa ,è la morte. Al suo interno si trova una ricerca di valori positivi,che possono permettere di superare il vicolo cieco della storia:la famiglia,gli affetti,la tradizione culturale italiana,l’eredità classica,la poesia,che saranno sviluppati soprattutto nella grande sintesi dei Sepolcri.
L'Ortis e il romanzo moderno
L’Ortis e il romanzo moderno: Più che un racconto l’opera appare come un lungo monologo ,in cui l’eroe si confessa con violenta sofferenza e al tempo stesso si abbandona ad una lunga serie di meditazioni filosofiche e politiche o ad appassionate orazioni. A differenza del W. non vi è un autentico interesse narrativo a costruire un intreccio di eventi,ad evocare ambienti sociali,a dipingere personaggi. L’opera è scritta in una prosa aulica,pervasa da una continua tensione al sublime;la sintassi è complessa,sul modello classico ,la linea del pensiero è caratterizzata da antitesi o simmetrie,da ellissi. Parallelo all’Ortis è Il SESTO TOMO DELL’IO,che rimase allo stato di semplice abbozzo e che avrebbe dovuto essere anche’esso autobiografico,ma l’atteggiamento del poeta è umoristico. In esso vi si può cogliere la suggestione della lettura di Laurence Sterne.
Domande da interrogazione
- Quali furono le conseguenze dell'ingresso degli eserciti francesi in Italia nel 1796?
- Quali furono le due tendenze ideologiche principali durante il triennio giacobino?
- Come influenzò il regime napoleonico le istituzioni culturali in Italia?
- Qual era il ruolo degli intellettuali durante il triennio giacobino e come cambiò con il regime napoleonico?
- Quali erano le principali caratteristiche del neoclassicismo e del preromanticismo in Italia durante l'età napoleonica?
L'ingresso degli eserciti francesi portò al crollo dei vecchi Stati assoluti e alla formazione di nuovi organismi politici come le repubbliche giacobine e il Regno d'Italia. Fu introdotto il Codice napoleonico e vennero istituiti licei e ginnasi statali, eliminando il monopolio ecclesiastico sull'istruzione, modernizzando così i ceti medi italiani.
Durante il triennio giacobino, vi erano due tendenze ideologiche principali: una democratica, che aspirava a un profondo cambiamento politico, sociale ed economico in nome dell'eguaglianza, e un'altra più moderata, che mirava a riforme graduali salvaguardando la proprietà privata e l'egemonia dei ceti superiori.
Il regime napoleonico continuò a promuovere le istituzioni culturali come il giornalismo e il teatro, piegandole però a strumenti di propaganda per il consenso al dominio personale di Napoleone, sopprimendo ogni libertà di dissenso.
Durante il triennio giacobino, gli intellettuali erano visti come artefici della trasformazione democratica, ma con il regime napoleonico il loro ruolo si ridusse a quello di poeti cortigiani o funzionari fedeli, mediando il consenso verso lo Stato.
Il neoclassicismo in Italia era caratterizzato dall'ammirazione per l'arte classica e l'ideale del bello assoluto, mentre il preromanticismo si manifestava con tendenze opposte, come l'esasperazione passionale e soggettiva, la concentrazione sull'io e l'idea della natura grandiosa e tempestosa.