Concetti Chiave
- Ugo Foscolo iniziò a scrivere poesie sin da giovane, con un progetto formativo intellettuale che comprendeva generi classici e opere del Settecento.
- La prima edizione delle poesie di Foscolo, pubblicata nel 1802, includeva solo otto sonetti e un'ode, trattando temi come l'amore, la politica e l'identità personale.
- La seconda edizione del 1803 a Milano arricchì la raccolta con sonetti aggiuntivi e un'ode, presentando un'immagine eroica e distaccata del poeta.
- Le poesie di Foscolo sono un canzoniere ridotto che riflette esperienze personali e utilizza uno stile unitario con influssi petrarcheschi e alfieriani.
- I sonetti di Foscolo intrecciano temi politici e amorosi, con riferimenti autobiografici e allusioni a miti classici, e presentano una ricerca sonora sofisticata.
Indice
- Le prime opere di Foscolo
- La pubblicazione delle poesie
- Temi e struttura delle poesie
- L'edizione definitiva delle poesie
- Il canzoniere di Foscolo
Le prime opere di Foscolo
In questo appunto vengono descritte le poesie di Ugo Foscolo che iniziò a scrivere fin da ragazzo odi, sonetti, canzoni e altri componimenti di vario metro. Del 1796 è il Piano di studi che rappresenta, in forma di programma di letture da proporre a un amico, un progetto di formazione intellettuale. Il documento è scomponibile in due sezioni. La prima offre un canone di scritture dove, con i grandi autori e i generi classici della poesia, sono presenti le poetiche del Settecento (Arcadia, classicismo, preromanticismo) e Voltaire, Ossian, Goethe, Mengs, Winckelmann. La seconda sezione (suddivisa in “Prose originali”, “Prose tradotte”, “Prose varie”, “Versi”, “Originali”, “Poemi”, “Appendice – Versi Stampati”) presenta una serie di progetti terminati, in corso, o solo in fase di ideazione. Nella sezione “[Versi] Originali” Foscolo, raggruppando di seguito titoli di alcune liriche già composte e di altre in preparazione, annotò: “Dodici odi del conto dell’autore raccolte in un solo libretto col motto: Vitam impendere vero”. Ciò ci testimonia che la forma-canzoniere era già nei suoi pensieri nel 1796, sebbene quel primitivo intento sia stato realizzato solo tra il 1802 e il 1803 intitolato con la generica dicitura di Poesie di Ugo Foscolo.

La pubblicazione delle poesie
Le poesie di Foscolo comparvero per la prima volta nel “Nuovo Giornale dei Letterati di Pisa”, nell’ottobre 1802. Questa prima edizione comprende solo otto dei dodici sonetti dell’edizione definitiva e la prima delle due odi.
- Non son chi fui, perì di noi gran parte: sulla tentazione del suicidio in seguito alle delusioni personali e politiche. Tale via è però considerata impraticabile (“Che se pur sorge di morir consiglio, / a mia fiera ragion chiudon le porte / furor di gloria e carità di figlio”).
- Che stai? già il secol l’orma ultima lascia: sull’impossibilità di incidere politicamente nella società e sul conseguente ripiegamento negli studi.
- Te nudrice alle Muse, ospite e dea: sull’importanza della conservazione della lingua latina e di quella italiana a fronte del dilagante “sermon straniero”.
- E tu ne’carmi avrai perenne vita: su Firenze.
- Perché taccia il rumor di mia catena: sulle pene d’amore.
- Così gli interi giorni in lungo incerto: sulle pene d’amore.
- Meritamente, però ch’io potei: sulla dicotomia esilio/amore lasciato in patria.
- Solcata ho fronte, occhi incavati intenti: autoritratto.
- A Luigia Pallavicini caduta da cavallo: già pubblicata singolarmente al tempo dell’assedio di Genova (luglio 1799- 4 giugno 1800).
Temi e struttura delle poesie
I due sonetti in apertura dichiarano la volontaria rinuncia alla poesia provocata dalla drammatica caduta degli ideali che l’avevano ispirata (l’impegno politico e civile e l’amore). La raccolta reclama dunque per sé un valore testamentario, evocando la scadenza emblematica della fine del secolo. Abbandonate le Muse, l’unica speranza di gloria sarà affidata alle “fatiche dotte”. Con questa espressione è preannunciata la traduzione della Chioma di Berenice di Catullo corredata da un ricco apparato di note e discorsi critici che fu pubblicata nel novembre del 1803.
Alla coppia dei sonetti iniziali segue il gruppeto dei sonetti amorosi, chiusi infine dal solenne autoritratto, che consegna ai lettori la più completa “carta d’identità” ideale in cui riconoscere (nei tratti fieri e nell’espressione del volto dell’autore) i segni dello sdegno e delle passioni illustrati nei sonetti precedenti.
Chiude la raccolta, con funzione altamente decorativa, l’ode A Luigia Pallavicini caduta da cavallo, l’esperimento più antico delle Poesie, risalente al 1798 e perciò il più legato a modi, temi e linguaggio dell’ode settecentesca.
L'edizione definitiva delle poesie
Nell’aprile del 1803 esce a Milano, presso Destefanis, l’edizione quasi definitiva delle Poesie. Si aggiungono tre nuovi sonetti e un’ode inedita:
- Forse perché della fatal quiete: dedicata alla sera come figura mortis.
- Né più mai toccherò le sacre sponde: sulla patria greca.
- Pur tu copia versavi alma di canto: sulla poesia lirica come magra consolazione del dolore patito.
- All’amica risanata: ode dedicata ad Antonietta Fagnani Arese, che è guarita da una malattia e si appresta a rientrare in società.
Il numero di dodici sonetti viene raggiunto con la terza edizione, presso Nobile, stampata a Milano nell’autunno dello stesso anno dove troviamo, in terz’ultima sede, Un dì s’io non andrò sempre fuggendo (In morte del fratello Giovanni, perito in circostanze poco chiare).
La seconda edizione presenta, rispetto alla prima, una struttura diversa che mira a elevare il poeta su un piedistallo eroico. La raccolta si apre con le due odi neoclassiche che, con magniloquenza di linguaggio e di immagini, introducono alla breve autobiografia poetica dei dodici sonetti in una prospettiva nuova caratterizzata da un maggior distacco dalla contingenza storica e da un più fermo e impassibile giudizio di sé e degli uomini. Tale prospettiva è sottolineata tra l’altro dal componimento Alla sera (titolo vulgato dell’anepigrafo, come del resto tutti gli altri: Forse perché della fatal quiete) che inaugura la serie dei sonetti: il calare delle tenebre notturne placa le passioni dell’animo e il pensiero della morte dà pace allo spirito tormentato del poeta.
La coppia di sonetti “di denuncia” (Non son chi fui e Che stai?) è scissa: l’uno è posto all’inizio, in seconda posizione, l’altro alla fine, in dodicesima: l’urgenza di un rinnovamento percorre in tal modo l’intero complesso dei sonetti e le conferisce una perfetta circolarità.
Al centro della serie (al settimo posto), come un solido pilastro portante, sta l’autoritratto lirico del poeta: così collocato esso separa i pezzi già composti (che, come avveniva nella prima edizione, lo precedono e in qualche modo lo preparano) dai nuovi, posteriori, nei quali la più intensa drammaticità lascia il posto a intonazioni elegiache ed evocative.
L’ottavo sonetto ricorda infatti la riva d’Arno per sempre legata alla lieve e sognante apparizione della donna amata, il nono è indirizzato a Zacinto, ma più che rivolgere un omaggio di maniera alla terra natale, Foscolo ritrova e riconosce, nella mitica culla della bellezza (Venere) e della poesia (Omero), il proprio destino di poeta e insieme la propria condanna all’esilio (non potrà, come Ulisse, ritrovare la sua Itaca). Il decimo è il sonetto in morte del fratello Giovanni, dove l’evocazione dolorosa del lutto familiare si intreccia con l’amarezza per l’impossibile ritorno a casa. L’undicesimo sonetto si rivolge alla Musa con struggente rimpianto per la “stagion prima” della giovinezza e della poesia. Si giustifica così la conclusione perentoria affidata al dodicesimo sonetto, dove la scadenza secolare sembra imporre un bilancio personale e collettivo suggerendo un mutamento di rotta esistenziale.
Il canzoniere di Foscolo
La raccolta delle poesie di Ugo Foscolo si rivela dunque un vero e proprio canzoniere, seppure ridotto ai minimi termini, in cui il poeta vuole tracciare una precisa immagine di sé. Egli propone infatti la propria esperienza esistenziale, esprimendola in una struttura organica, e vi elabora un modello linguistico e stilistico unitario. Degna di nota è l’assai viva presenza di Petrarca di prima mano, fatto del tutto inconsueto nell’Arcadia e nel Settecento, dove Petrarca arriva in genere attraverso la mediazione dei lirici cinquecenteschi, e presente solo eccezionalmente in Alfieri.
La poesia di Foscolo costruisce il nuovo con i grandi “materiali” del passato letterario classico e moderno e ciò si riflette anche nei sonetti. L’intreccio dei temi politico ed amoroso è di ascendenza alfieriana. Di Alfieri, Foscolo utilizza anche motivi ed espressioni. Inoltre, nei sonetti vi sono citazioni bibliche, di autori latini e rime dei poeti settecenteschi dell’Arcadia. I sonetti realizzano una dimensione lirica legata alle istanze sentimentali dell’io. Vi è una pluralità di temi: affetti familiari, nostalgia della terra natale, meditazione sul proprio destino avverso e la morte. Il canto lirico è una confessione schiettamente autobiografica: infatti, la maggior parte dei sonetti presenta richiami diretti alle vicende personali dell’autore. Foscolo assimila la propria storia ai grandi miti del passato creando il personaggio Ulisse/Foscolo; le due figure si incrociano sul tema dell’esilio dal quale Foscolo non fa ritorno. Sul piano linguistico - espressivo i sonetti presentano una ricerca costante di continuità sonora, vi sono assonanze, rime interne e allitterazioni ed è frequente l’uso dell’enjambement.
Domande da interrogazione
- Quali sono le prime opere di Ugo Foscolo e come si sviluppa il suo progetto di formazione intellettuale?
- Quando e dove furono pubblicate per la prima volta le poesie di Foscolo?
- Quali sono i temi principali delle poesie di Foscolo e come sono strutturate?
- Come si evolve l'edizione definitiva delle poesie di Foscolo?
- In che modo il canzoniere di Foscolo riflette la sua esperienza esistenziale e il suo modello stilistico?
Le prime opere di Foscolo includono odi, sonetti e canzoni scritte fin da ragazzo. Nel 1796, Foscolo elaborò il "Piano di studi", un programma di letture per un amico, che rappresenta un progetto di formazione intellettuale diviso in due sezioni: una con un canone di scritture classiche e settecentesche, e l'altra con progetti letterari in varie fasi di sviluppo.
Le poesie di Foscolo furono pubblicate per la prima volta nell'ottobre 1802 nel "Nuovo Giornale dei Letterati di Pisa". Questa edizione iniziale comprendeva solo otto dei dodici sonetti dell'edizione definitiva e la prima delle due odi.
I temi principali delle poesie di Foscolo includono la rinuncia alla poesia a causa della caduta degli ideali politici e amorosi, l'importanza della lingua, e l'esilio. La struttura delle poesie inizia con sonetti di denuncia, seguiti da sonetti amorosi e un autoritratto, e si conclude con l'ode "A Luigia Pallavicini caduta da cavallo".
L'edizione quasi definitiva delle poesie di Foscolo fu pubblicata nell'aprile 1803 a Milano, con l'aggiunta di tre nuovi sonetti e un'ode inedita. La terza edizione, stampata nello stesso anno, raggiunge il numero di dodici sonetti e presenta una struttura che eleva il poeta su un piedistallo eroico, con un distacco dalla contingenza storica.
Il canzoniere di Foscolo è una raccolta organica che traccia un'immagine precisa del poeta, esprimendo la sua esperienza esistenziale. Foscolo utilizza materiali classici e moderni, con influenze di Petrarca e Alfieri, e intreccia temi politici e amorosi. I sonetti presentano una dimensione lirica autobiografica, con richiami diretti alle vicende personali dell'autore e una ricerca di continuità sonora.